MAGARIA, UN INCONTRO GENTILE DI LINGUE

Di Giandomenico Morabito

Tiberio Ferracane torna con Magaria, un disco dove si incontrano diverse culture del Mediterraneo con le lingue italiano, francese e siciliano.

Che sia un musicista tenace lo si scorge dal brano inziale di questa raccolta, ossia Il mio amore di rosso vestita, in cui emerge un insieme di suono policromatico. Magaria conferma il dato immaginifico del nostro di cui voglio sottolineare la testualità. Vento di Scirocco si basa sulle note importanti del pianoforte, che determina questa canzone intimistica. Dall’altra parte della notte si rivolge nuovamente a una lei, in cui emerge ancora un incontro gentile di lingue (Ferracane è figlio di genitori siciliani).

Sciavuru di mari continua con la preminenza del pianoforte, dando una persistente sottolineatura a questi quadretti mediterranei. Carlo dà maggiore verve all’album, offrendo un senso di realismo. Ci vorrebbe ancora un po’ di neve si configura nel suo pathos emozionale, regalandoci una track dalle caratteristiche del sogno di una vita.

U’ pisci spada è un frame tutto siciliano, che si serve del simbolo di questo pesce pregiato (il pesce spada) per tratteggiare un sentimento tribolato. Era de maggio è ancora un episodio dialettale, in cui Ferracane adagia la sua poetica. L’Italien è sostanzialmente in francese ed è significativa di questo mix d’idiomi, che vogliono tratteggiare un’esistenza in perenne “viaggio”, così solcata da un bel lavoro di chitarra acustica.

Capodanno è in romanesco, variando l’alchimia di questa raccolta. Un’ora sola ti vorrei è caratterizzata da una voce pregnante per un pianoforte struggente. Storia d’amore è davvero trascinante nella sua carica d’energia. Infine, Valse a Rocco si fonda su un bel duetto di chitarre acustiche, suggellando un disco di cui vogliamo intendere il valore massimo nella sua portata di vitalità.

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