L’INVASIONE DELLE ENTITÀ POLINOMIALI, IL DEBUTTO DEI LËV

Di Giandomenico Morabito

In pista una band che affronta la consapevolezza di questa contemporaneità musicale con un’audacia compositiva singolare. Dalle sonorità elettro-nostalgia e trip hop, i Lëv debuttano con un ep dal titolo “L’invasione delle entità polinomiali”.

Il primo episodio di questa raccolta s’intitola “DiscoAntoine”: canzone che nella sua somma d’influenze potrebbe essere assimilata dall’ascoltatore più fine nei dintorni dell’esperienza Goldfrappiana. “Itaca” è invece levigata da un buon sound, declinandosi in un’idea soft ed allo stesso modo easy listening.

“Une étoile” s’addentra in territori electro-pop con raffinatezza di sintesi con pennellate che sfiorano il chiaroscurale, così solcate da una voce che ben s’adatta a questa formula. “L’invasione delle entità polinomiali” si celebra in una concezione che vuole mischiare avvenirismo per mezzo della sua struttura moderna di suono con l’ancestralità dei cori.

“Mangiacuore” cova il coraggio stilistico del cantato in italiano per una pop song a tuttotondo, sfoderando versatilità ed istrionismi autoriali che non sfiorano qualche produzione nazionale altrui. “La nostalgia del sé” riserva un’iniziale buona lena ritmica, confermando una definitiva impostazione “leggera” e consacrando la scelta dell’italiano per una vis tenue e delicata.

“L’inutile indecisione” è lo Zen dello stato dell’arte dei Lëv: armonie eteree che lasciano veleggiare nelle loro note policromatiche una femminilità preziosa e candida. Infine, “Dream me back” è un buon ritorno all’inglese, sublimandosi in un cortocircuito di senso, che potrebbe lambire – con le dovute proporzioni di differenza di scrittura – esperienze d’Albione scure come quelle dei Cranes o dei Portishead.

Ben s’intenda, nessuna calligrafia caratterizza i Lëv, ma le anime più blue potrebbero far di questa proposta artistica un tesoro intimo in un’ideale compilation ad hoc. Buon album.

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