DREAMBOX, LA CATARSI DELL’INFINITÀ SECONDO FRANCESCO TASKAYALI

Di Giandomenico Morabito

Attraverso la sua esplorazione dei vari stati del sonno, Francesco Taskayali ci propone il suo nuovo progetto discografico “Dreambox”, in un viaggio emozionante fuori dall’ordinario.

S’impone subito all’ascolto con un primo brano che s’intitola “Dreamscape unveiled”, ossia un episodio che si basa su un ottimo suono di pianoforte. “Waiting wonderlust” conferma l’imprimatur di un compositore che vuole tessere note di malinconia col suo strumento, riuscendoci con capacità. “Entering rem” assume i contorni di una soluzione stilistica che si giova di una visione dimessa, ma non per questo mancante di vividezza. “African serenade” coglie il piglio di una sintesi artistica che vuole disegnare un quadro sonoro sereno.

“Havalimani” ci lascia ritornare alla mestizia come imperativo categorico della gestalt di Taskayali. “Mirage of the mind” è un ritratto fluido, che può essere definito nel suo significato d’armonia con l’esistente. “Echoes of the nightmind” ci offre invece una direttrice più scura, ma non per questo arresa al più cieco pessimismo.

“Lucid dreamworld” è nuovamente estasi artistica, i cui lati onirici spiccano tra un tasto e l’altro. “Dreambound Odyssey” prevede l’inserto degli archi per pennellare un’idea di musica, che trascende lo spasmo emotivo, a favore di una caratterizzazione sublimante. “Lullabies in the stars” emerge nella sua allure scura, configurandosi in un frame delizioso.

“Mourned” si realizza nella sua forma vivace, che ci regala la catarsi dell’infinità, decifrandosi in sontuosa virtù d’esecuzione. “Lullabies of the imagination” può ambire ad un’osmosi tra natura e musica nella sua vis totalizzante. “Hypnagogic” è ancora superamento dell’istinto, facendo planare l’ascoltatore attento negli orizzonti dell’introspezione. Infine, “Velvet dreams” varia la magia di questa raccolta, slanciandosi in un viaggio ritmico illuminante. Musica per spiriti liberi.

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