LONTANO DA MARTE, CARATURA COMPOSITIVA DI RIGORE ROCK

Di Giandomenico Morabito

Il trio Lontano da Marte inaugura la propria discografia con quest’album self-title dalla caratura compositiva di rigore rock. La band, che intreccia influenze diverse accomunate dalla stessa sensibilità, comprende Alfio Arizzi (basso e voce), Marco La Spina (chitarra) e Giacomo Iannaci (batteria).

Niente apre il disco e scoviamo subito una certa lena nineties alternative rock di non necessaria estrazione internazionale. Anzi la canzone suddetta rimanda agli sforzi dei Marlene Kuntz periodo Ho ucciso paranoia per la sua pulizia tecnica. Vi è un’allure buia in queste composizioni com’è decretato nuovamente dalla seguente Vertigine, che è una sintesi distorta, che prevede a livello testuale il suggello del niente su tutto, ossia un caleidoscopio nero. Uguale a me è contornata da un ottimo lavoro vocale, infatti una slow song sul sentimento, segnando infine una decifrabilità originalissima dello stile musicale del combo. Berlino Est si basa su un cantato spoken ficcante, che veleggia nei territori sonori dei più profondi Massimo Volume ed Umberto Palazzo ed il Santo Niente, senza che ci sia un’inflessione calligrafica.

Più di ieri assume ancora una volta l’oscurità di un senso rabbuiato e crudo, sorretto efficacemente dalla voce di Alfio Arizzi con l’aggiunta di un finale dal pathos toccante. Simili conferma una caratura compositiva di rigore rock, così codificata da una caratterizzazione di un lavoro chitarristico che colpisce per le sue geometrie sublimi.

Un attimo prima ci offre uno spaccato fresco, che eleva la cifra di questo cd, sorprendendo per un sound autorevole, che scava ancora nella “fossa” di un eros decadente. Infine, Io tu e il buio è l’inevitabile commiato dei Lontano da Marte, che ci regalano un’istantanea leggiadra sul dubbio dell’amore, che si forgia su un cantato accorato, che si esprime nella sua conclusione viscerale, stabilendo una forma rock escandescente.

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