Di Giandomenico Morabito –
Paolo Benvegnù è un musicista che non ha bisogno di presentazioni. Già protagonista degli Scisma, agisce da solista da alcuni anni e pubblica il suo nuovo lavoro intitolato “È inutile parlare d’amore”.
La prima track è “Tecnica e simbolica”, che ci folgora per un senso melodico eruttivo, cagionante una testualità esistenzialistica sofferente e caratterizzata da versi forti. “L’oceano” (feat. Brunori Sas) continua nella sua impostazione compositiva, sorretta dal pianoforte, che ricorre nuovamente a parole dense di sentimento, segnata da una alta tensione emotiva. “Pescatori di perle” è lo stato dell’arte della forma canzone cantautorale 2024 di Benvegnù: ancora struggenti note di piano col supporto degli archi, che danno il via ad un lessico metaforico significante mera speranza.
“Marlene Dietrich” s’avvalora di una verve citazionistica, che è funzionale ad un affaire amoroso patito: anche qui il cantato si conferma nel suo impeto emozionale (una costante del disco). “Il nostro amore indifferente” è un brano molto colto, ovvero la pennellata di un cuore che serba una pulsione straripante. “27/12” (feat. Neri Marcorè) si celebra in un quadro vissuto, che vuole basarsi nuovamente su un’apertura poetica toccante.
“Our love song” inizia con una buona lena chitarristica, che si delinea su una voce liberata da ogni orpello e che centra il bersaglio delle contraddizioni del rapporto di coppia nel suo essere totalizzante. “Canzoni brutte” è rock che viola ogni costrizione di genere: un autoritratto artistico, che suole infatti immortalare lo status di Paolo senza alcuna compiacenza. “In der nicht sein” si manifesta in uno stralcio di vita tanto passionevole quanto luminoso.
“Libero” si struttura nel suono etereo di una chitarra acustica, a cui sopraggiungono piano, archi ed un docile assolo d’elettrica, lasciando spazio ad una poetica commovente. “L’origine del mondo” riesce nell’intenzione consapevole di non stancare l’ascoltatore, suggellando per l’ultima volta in questa raccolta l’amore e le sue estrinsecazioni di vita. In conclusione, “Alla disobbedienza” prevede un’altra volta piano ed un’ampia orchestrazione per una visione matura su un viaggio dell’io nella caducità della realtà affettiva. Capolavoro.