BACHI DA PIETRA, ACCECANTE TRASGRESSIONE ROCK

Di Giandomenico Morabito

I Bachi da pietra sono Giovanni Succi, Bruno Dorella e Marcello Batelli. I nostri ritornano sulla scena nazionale alternativa con Reset (Garrincha Dischi). Un disco che, rispetto ai precedenti, ha un suono più fruibile.

Il cd ha inizio con l’inno identitario Di che razza siamo noi, in cui è vivamente attaccato il nazionalpopolare. Umani o quasi ripropone questa sorta di rock criptico, in cui spicca un buon lavoro chitarristico ed una testualità piena di simboli.

Bestemmio l’universo si serve di metafore per segnare un io in pieno dissidio, che manda al diavolo il mainstream (L’avrei fatto senza casini il commerciale più easy). Pesce veloce del Baltico s’avvale ancora di simboli per segnare una diversità artistica – quella dei Bachi da pietra – che rovescia gli stilemi del conformismo in musica.

Fumo è una song visionaria, in cui s’impone un sound fluido, che sorregge parole di accecante trasgressione. Meriterete è un’invettiva anti-social sarcastica, che si fonda su una visione critica del potere e del popolo che lo subisce.

Insect reset emerge in tutta la sua irruenza rock con disinvoltura, cifra stilistica inossidabile di questa band. Il rock è morto è un pezzo scuro sulle vicende del business musicale e del coraggio dei Bachi da pietra. Comincia adesso conferma il Dna di una scrittura – quella di Giovanni Succi – che s’arricchisce di parole in continua espressività sulla libertà di comporre canzoni fuori dal comune.

La finale Ciao pubblico è caratterizzata da questo imprinting grottesco del rapporto artista/fruitore con un po’ di sana allegria. Missione compiuta. Li aspettiamo dal vivo.

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