ANDRÉ KELLERBERG, LA SUA VIA D’USCITA AL PIANOFORTE

Composta da dieci tracce, “The way out is through” è l’ultimo album di André Kellerberg per la Blue Spiral Records.

“And there it is”, la prima traccia che fa capolino nelle nostre orecchie, si sviluppa in cinque minuti con un crescendo di intensità. Un brano dal sapore malinconico ma non triste, con un arpeggiato continuo e incessante che esplode al terzo minuto, riuscendo a non stancare grazie al respiro dinamico che l’autore riesce a dare.

Possente e dal carattere forte, “Deep breath”, ricco di frequenze basse che non impastano mai e risultano sempre chiare e precise. L’utilizzo di altri strumenti in ausilio al pianoforte crea quel muro sonoro che non dispiace e che sferza una ventata di freschezza al brano.

Sempre più presenti, gli altri protagonisti strumentali accompagnano il pianoforte in “Nobody noticed”, che si sviluppa in soli tre accordi per tutta la durata della traccia; un espediente che, nella sua semplicità, rivela ancora una volta un sapiente uso della dinamica e della melodia.

“Honesty”, quarto brano. Entra in gioco nuovamente la concomitanza di più strumenti, anche se è sempre il pianoforte a farla da padrone. Questa volta con dei ribattuti incessanti che accompagnano una sorta di nota di bordone presente su tutto il pezzo dalle frequenze bassissime. Veloce e ricco di note, al quarto minuto si interrompe per lasciare uno struggente solo di piano accompagnato sempre da questa frequenza spuria che si trascina fino alla fine sullo sfondo.

Dal sapore più romantico “Th chorus of desolation blues”, molto più cantabile e leggero. Brano sognante che si lascia ascoltare con estrema facilità dove la melodia ci incanta fin da subito. Cupo e intenso invece “Cracks in flux”, accompagnato dal moog con fasce sonore che avvolgono il veloce andamento della traccia. Al secondo minuto il brano si addomestica e viene placata la furia delle sue note, senza spegnersi del tutto ma rallentando e crescendo nuovamente con nuova enfasi, in un climax di frequenze basse, per poi chiudere ancora una volta con un altro crescendo.

A spezzare l’andamento dell’album ci pensa “Volcano”, lento e melodico. Il brano si sviluppa per quasi cinque minuti, e dal secondo in poi il fraseggio incalza per arrivare al culmine del discorso musicale e poi riposare in acque più miti.

Ad accompagnare il veloce fraseggio un tintinnio come di campane, ecco all’ottava traccia venir fuori “Beacon”, brano che non si discosta dallo stile pianistico dell’autore: chiaro, evidente, riconoscibile. Direttamente dal mondo dell’elettronica troviamo “On thin ice”, che nasce completamente fuori dal grembo materno del pianoforte a coda per sbocciare ed evolvere in tutta la sua natura “sintetica”. André Kellerberg ci regala un brano fuori dal coro, concepito come un fluire di note accompagnato da fasce sonore in movimento che armonizzano il cuore pulsante di questo pezzo.

“Of laughter and forgetting” è la traccia che chiude questo variegato album, regalandoci ancora una volta velocissime e possenti note di pianoforte per incessanti quattro minuti, come una cascata, e lasciare successivamente il pianoforte sciogliere una melodia più lenta e romantica, a chiudere l’intero lavoro.

“The way out is through” è un album possente, ricco di note, con la presenza di un’elettronica che ne risalta il valore, aumentando la gamma sonora e creando un muro acustico mai discordante con il pianoforte a coda.

 

Davide Agrò

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