GOD SAVE THE QUEEN

Di Giuseppe Scaravilli

13 luglio 1985, al Wembley Stadium di Londra i Queen si esibiscono per soli venti minuti. Eseguono la prima parte di Bohemyan rhapsody, Radio ga ga, Hammer to fall, Crazy little thing called love, We will rock you e We are the champions. La loro strabiliante performance, per quanto breve, venne definita la migliore del Live Aid, l’evento benefico organizzato da Bob Geldof a favore delle popolazioni dell’Etiopia, colpite da una grave carestia. Gli stessi componenti delle altre band, dietro le quinte, rimasero folgorati.

Il pubblico dello storico stadio londinese non era lì solo per i Queen: eppure tutta quella marea umana batté le mani a tempo durante Radio ga ga, mentre Freddie Mercury dominava il palco, scherzando con un cameraman e tenendo in pugno tutti i presenti con la sua presenza scenica stupefacente, quella voce penetrante, la gestualità coinvolgente. Quel breve set fu quanto serviva per rivitalizzare il gruppo. In realtà all’inizio di quello stesso anno i Queen avevano partecipato al festival brasiliano Rock in Rio, galvanizzando ben 470mila persone.

Eppure, a detta del bassista John Deacon, la band non si sentiva più unita come un tempo. Dopo il Live Aid lo fu di nuovo. Io stesso seguii l’avvenimento in diretta tivù e rimasi molto colpito. Ulteriore dimostrazione di ciò fu il doppio concerto tenuto in quello stadio l’anno successivo, il 1986, con Freddie che indossava la giubba gialla, presto divenuta iconica. Il successivo show di Knebworth fu quello conclusivo tenuto dal carismatico cantante insieme ai suoi compagni.

L’ultimo disco pubblicato dalla band fu l’ottimo Innuendo, nel 1991, poco prima che Mercury ci lasciasse a causa dell’aids. La traccia omonima, supportata da un solido tema hard rock dall’atmosfera epica, conteneva anche un passaggio di flamenco eseguito da Steve Howe degli Yes. Il genere musicale dei Queen, che si erano formati nel 1970, aveva sempre stratificato i generi più disparati, dal progressive al glam rock, dal pop all’opera. Il tutto era stato condensato nel fenomenale brano Bohemyan rhapsody del 1975, grande successo radiofonico nonostante i suoi sei minuti di lunghezza, nonché primo videoclip rock della storia.

Erano state necessarie tre settimane per registrare quest’unico pezzo, una delle quali una per le sole tracce vocali, che erano innumerevoli, specie sulla sezione operistica centrale. Quelle più acute erano affidate al batterista Roger Taylor, il quale, secondo la scherzosa opinione di Freddie, aveva una voce con gli ultrasuoni. Qualcuno trovò che il brano, oltre ad essere troppo lungo per la diffusione radiofonica, conteneva fin troppi frammenti musicali diversi tra loro, senza sapere che questa, nella musica classica, è proprio una delle caratteristiche della rapsodia. La canzone, se così vogliamo chiamarla, è stata comunque considerata e votata quale una delle più belle di sempre.

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