YULLA, UNA VITA SCOMODA DIETRO L’APPARENTE IRRIVERENZA

Dietro un’apparenza irriverente, sotto gli abiti sexy e il fisico da urlo, c’è una personalità sensibile e intrigante, frutto di esperienze forti, di una vita che spesso ha superato i confini tra la normalità e quella zona grigia di cui non si parla mai volentieri. E invece Yulla si racconta senza veli in Olvidar, un progetto composto da un libro e da un album, in cui la cantante reggiana si esprime in tutte le sue molteplici sfaccettature.

Accompagnato da un videoclip diretto da Roberto Conti, è in rotazione radiofonica il singolo No me quiero a enamorar, un reggaeton fresco, provocante, vivace.

«“No me quiero a enamorar” rappresenta al meglio la mia idea di estate, divertimento, libertà. È un brano “frizzante”, che racconta di una donna senza legami sentimentali né obblighi, che si gode appieno la sua femminilità, le amiche, il tempo, le vacanze, la vita. Poi chissà… dicono che l’amore arrivi quando meno te lo aspetti!»

Il singolo anticipa l’uscita di Olvidar “Dimenticare”, il nuovo disco della cantante e produttrice Yulla.

«Ogni canzone racconta una parte di me, un qualcosa che ho vissuto sulla mia pelle. Ho narrato, attraverso le note e le parole, di persone che hanno cambiato la mia vita, in male e in bene, senza rinnegare mai nulla. Perché ogni esperienza che viviamo, ci forma e ci rende quelli che siamo oggi.»

A cosa si riferisce il titolo Olvidar? Cosa vuoi dimenticare?

«Vorrei dimenticare alcuni episodi della mia vita passata che ancora mi portano sofferenza. Chi non vorrebbe dimenticare i periodi infelici? Io ne ho passati tanti: dall’orfanotrofio alla morte del padre di mia figlia, dagli attacchi di panico a un rapporto con un uomo violento. Ma al di là di questo, il messaggio più profondo che vorrei trasmettere non è tanto la possibilità di dimenticare, ma quella di andare avanti. Io sono la testimonianza reale che ciò è possibile: mettere da parte i dolori e ricominciare.»

Ricominciare partendo dalla tua scrittura, irriverente e provocatoria.

«Nella mia musica parlo spesso dei non-rapporti, delle relazioni leggere, del sesso occasionale. Forse perché le mie esperienze sentimentali non sono andate a finire come nelle favole. Lo faccio anche per sfatare l’ipocrisia che spesso vedo in giro in molti rapporti di coppia. In questo momento sono abbastanza “critica” nei confronti dell’amore a lungo termine.»

Olvidar è un progetto di ampio respiro, che ha visto anche la pubblicazione di un libro.

«L’album è contestuale al libro. Fanno parte di un unico progetto, Olvidar, che unisce le mie due passioni più grandi. Mentre nel libro racconto la parte più cruda e amara del mio vissuto, nell’album tratto gli stessi argomenti ma con ironia e spensieratezza. Dal libro emerge la mia parte più intima ed emotiva, nell’album invece do spazio alla gioia di vivere e alla voglia divertirmi. Perché io sono entrambe le cose.»

Il dato che emerge è il racconto senza veli dell’intimità di una donna.

«La scrittura è qualcosa di intimo, è un mezzo per poter esprimere anche quei lati di sé che non appaiono o che volutamente teniamo nascosti. Nel mio caso è proprio così: la gente conosce quasi esclusivamente il mio lato spensierato, ma in realtà ho incontrato molte sofferenze e momenti bui. Mi piacerebbe comunicare anche questa parte di me. È un modo per sentirmi più vicina al mio pubblico. In questo libro racconto la vera me, la mia vita e anche gli episodi più dolorosi e critici, compresa quella che è la mia caratteristica “speciale”: le doti paranormali.»

Quando hai scoperto di averle?

«Le mie doti paranormali consistono nel poter comunicare con le persone che non ci sono più. È cominciato tutto quando ero bambina. Già da allora iniziavo a sentire delle sensazioni e ad avere le prime visioni. Ovviamente ci ho messo molto tempo per imparare a decifrare questi segni e ad associare il sintomo fisico all’entrata in comunicazione con l’aldilà. E vorrei sottolineare il fatto che le modalità con cui io esprimo questo dono sono ben diverse da quelle di alcuni personaggi farneticanti che non fanno altro che minare la credibilità di chi lo fa seriamente. Io non faccio scenate, non vado in trance, sono perfettamente cosciente durante le comunicazioni. Ricordo tutto, e non lo faccio a scopo di lucro!»

Come fai a stabilire il contatto?

«Il problema non è come sintonizzarsi con gli scomparsi, ma come non sentirli! Mi rendo conto che sia difficile da credere, ma devi immaginare che tra me e loro ci sia un dialogo continuo e diretto. La cosa difficile per me è stata quella di imparare a spegnere questo flusso di comunicazione, o a ignorarlo. Solo a trent’anni sono riuscita ad acquisire un buon controllo sul mio dono. Ora sono io che decido quando attivare la comunicazione, perché il flusso continuo è qualcosa di estenuante a lungo andare, ti svuota da tutte le energie. Adesso lo faccio ciclicamente e solo quando sento che qualcuno ne ha veramente bisogno.»

Raccontami un episodio da medium.

«Ti racconto l’ultimo, accaduto alcuni mesi fa. Ricevo una richiesta da una persona, alla quale dico di no perché ormai da due anni avevo deciso di non avere più contatti con l’aldilà, essendo esausta a livello energetico. Chiudo la chiamata col senso di colpa, in fondo era un padre che mi chiedeva di poter parlare con il figlio defunto. Alla sera improvvisamente ho una visione: vedo un braccio tatuato che spunta dal tavolo e ho una sensazione che mi riconduce alla telefonata del pomeriggio. Richiamo l’uomo e gli dico di venire da me. Lui si precipita a casa mia con la moglie. Ci sediamo al tavolo e ho di nuovo una visione: questa volta è il ragazzo…

Descrivo ai genitori ciò che vedo e loro mi confermano che il figlio era proprio così. Gli chiedo come si chiama e il nome è quello giusto. Instauriamo un dialogo: loro fanno le domande a me, io le giro al ragazzo e poi rispondo. Parliamo dell’incidente, mi racconta dinamiche ancora sconosciute e che poi verranno confermate dalle indagini e dall’autopsia. Io non sapevo nulla di questo ragazzo prima del contatto.»

 

 

 

Come vedi il tuo futuro nella musica?

«Cantare mi diverte, ma in futuro mi vedo soprattutto come autrice. Molti non mi conoscono in questa veste, ma ho scritto tanto in passato – sia testi che musica – e sono tra gli autori di Mueve la colita, la hit latina di El Gato che ha fatto ballare generazioni! Nei prossimi mesi sarò concentrata sulla promozione di Olvidar, sia in Italia che in Spagna. Poi si vedrà, da cosa nasce cosa.»

 

Tra un’immagine audace e la gentilezza dei modi, tra storie da raccontare in musica e voci provenienti dall’aldilà, nella testa di Yulla c’è sempre qualcosa che frulla. Non riusciamo proprio a immaginare come ci si possa annoiare accanto a una come lei.

 

Gino Morabito e Federica Lauda

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