THE ANDRE, RAPPRESENTAZIONE PERSONALE DI UN CANTAUTORE

Né nome né età. Il cappuccio della felpa calato sulla testa e occhiali scuri a celarne lo sguardo. Eppure The Andre è diventato un fenomeno mediatico.

La voce sorprendentemente simile a quella del grande Faber, ma invece di proporre le canzoni immortali del poeta genovese, dà vita a personali reinterpretazioni di brani trap.

The Andre, oggi rigorosamente senza accento, abbiamo imparato a conoscerlo attraverso una sagoma: un ragazzo timido che acquista la propria sicurezza scenica impugnando la chitarra e mimetizzandosi in bella vista. Nonostante sia riuscito a crearsi in poco tempo un cospicuo successo, con il bene placito della Fondazione Fabrizio De André, il nostro giovane performer vanta già numerose collaborazioni e, a dispetto di tutto l’interesse mediatico generato, continua a circondarsi dell’affetto e dell’approvazione della sua famiglia, che lo tiene ben saldo con i piedi per terra.

Nel frattempo esce “Captatio benevolentiae”, il primo inedito del cantautore che anticipa il nuovo percorso con Mescal e Freak&Chic.

Ti sei fatto conoscere con lo pseudonimo The André. Poi hai tolto l’accento, un cambiamento quasi impercettibile. Hai riscontrato qualche difficoltà con la scelta di questo nome d’arte?

«Abbiamo avuto l’occasione di conoscere Dori Ghezzi e tutta la Fondazione Fabrizio De André, che ci hanno dato il loro bene placito. La scelta di togliere l’accento è stata fatta per evidenziare un’evoluzione del progetto, che, da semplice cover o riscrittura dei pezzi, diventa una vera e propria rappresentazione personale. L’idea è quella di staccarmi dall’etichetta di imitatore, per propormi come cantante e musicista nel senso vero del termine. Non voglio pretendere di avere delle velleità artistiche, magari però quello che faccio potrebbe piacere a qualcuno.»

Chi è The Andre? Qual è la tua storia?

«La mia storia la canto in una canzone dell’ultimo album intitolato “Originale, nella quale racconto che “ero disoccupato e ad un certo punto mi è venuto in mente di fare questo giochino, di cantare con la voce di De André la canzoni trap”. Da lì la mia vita è cambiata.»

Quando hai iniziato questo percorso, ti saresti immaginato di diventare un cantante?

«Decisamente no! Era uno di quei sogni adolescenziali che pensavo di aver ben chiuso nel cassetto, per non tirarlo più fuori. E invece lo sto vivendo.»

Hai già un nutrito seguito, che si divide in fan che si complimentano ed haters che ti accusano di mancare di rispetto a De André. Tu sostieni che abbiano ragione entrambi.

«Dico che hanno ragione entrambi, perché anch’io inizialmente avevo molta paura di farmi conoscere. Sentivo che il contesto in cui stavo entrando era molto delicato e avevo paura di risultare dissacrante o addirittura “blasfemo”. Con il passare del tempo, però, ho notato che i miei haters sono diminuiti, probabilmente perché hanno capito che quello che sto facendo è il mio modo personale di omaggiare Faber.»

Dori Ghezzi e la Fondazione Fabrizio De André ti hanno dato il loro benestare. C’è stata anche qualche reazione da parte dei figli?

«Purtroppo no. Ho conosciuto solo Dori Ghezzi e nessun altro della famiglia. Cristiano non l’ho mai né incontrato né sentito. Nemmeno gli altri. Però mi hanno riferito che hanno apprezzato il mio progetto e sono stato invitato ad esibirmi nel programma di Rai 1 “Una storia da cantare”.»

La tua famiglia, invece, cosa ne pensa?

«È la prima volta che mi fanno questa domanda! La mia famiglia mi appoggia e mi aiuta a rimanere con i piedi per terra.»

Sono mai venuti a qualche tua esibizione?

«Purtroppo no, perché sono spesso lontano da casa. Però mi seguono sempre, spero che siano orgogliosi di me.»

Non ti mostri in pubblico per mantenere il mito di Faber. Credi che riuscirai, in futuro, a mostrarti senza cappuccio di felpa e occhiali da sole?

«Questa è una dimensione in cui mi trovo a mio agio e mi permette di essere più spontaneo. Per il momento continuerò ad esibirmi come ho sempre fatto. Più in là, se imparerò a gestire meglio la mia ansia, potrei anche pensarci…»

Hai iniziato qualche anno fa a pubblicare video su YouTube dalla tua camera, insieme ad un amico. Per te è rimasto un gioco?

«È iniziato tutto circa due anni fa e ora sta diventando qualcosa di diverso. Ho sempre usato cose scritte da altri, che poi rielaboravo. Adesso invece cerco di metterci più del mio, i miei pensieri più intimi e personali.»

Vanti già numerosi duetti, tra cui quello di “Cupido” cantato con Dolcenera. Com’è stato duettare con lei?

«Tutto è accaduto così in fretta, che, inizialmente, pensavo fosse uno scherzo. È stata un’esperienza molto positiva, da cui è nata anche una bella amicizia. In seguito, ci siamo rivisti in occasione di qualche festival… ed è stato come rivedere una cara amica.»

 

The Andre come si immagina tra dieci anni?

«Spero vivo e in salute, del resto non mi importa molto.»

 

Kelly Lo Monaco

PDFStampa

Related posts