SASÀ SALVAGGIO, SICILIANITÀ PROGRESSO

Di Gino Morabito

Nasce a Milano e sopravvive a Palermo dall’età di sei anni. Dalla parodia di “Striscia” agli “Incastrati” di Ficarra e Picone, Sasà Salvaggio continua a raccontare quei “siciliani brava gente” con ironia, garbo, e grande tenerezza.

In un crescendo di entusiasmo e apprezzamenti del pubblico, la sua “Pupiata siciliana” concluderà il 18 maggio al Teatro “Neglia” la 10ª edizione di “Voci di Sicilia”. Una rassegna organizzata da Eventi Olimpo con la direzione artistica di Peppe Truscia e il patrocinio dell’amministrazione comunale di Enna. Sul palco, con l’ideatore di “Sgrilla la notizia”, la chitarra e il friscaletto di Onofrio Orlando, la fisarmonica di Giampiero Amato e la splendida Federica Greco che danno vita al gruppo folk “Kisti Semu”.

Aperto il sipario, una gustosissima disamina sul comportamento dei siculi, ironizzando sull’amore, la gelosia e il rapporto con il cibo.

«Oltre a ridere di noi e a bacchettare per taluni comportamenti sbagliati, cerco anche di spiegare e, laddove necessario, giustificare i nostri conterranei.»

Sasà Salvaggio diventa paladino della risata trasformandosi in un vero “pupo”.

«Ai tempi, quando ideai il personaggio, Orlando era sindaco a Palermo e non volli infierire ulteriormente. Optai allora per Rinanldo (ride, ndr).»

I siciliani dovrebbero, in primis, difendersi da sé stessi.

«Da certi malcostumi duri a morire, da quelle piccole e grandi forme di inciviltà che purtroppo rientrano nella normalità.»

Uno spettacolo che mette in luce pregi e difetti.

«Con ironia, divertimento e un linguaggio molto attento a non scadere mai nel volgare, metto in scena un resoconto della sicilianità. E questo funziona.»

Nel 1994 è l’ideatore della trasmissione “Sgrilla la notizia”, parodia della ben più nota “Striscia” che lo vedrà alla sua conduzione dieci anni dopo in coppia con Luca Laurenti.

«Un’esperienza straordinaria e un percorso televisivo che mi ha segnato per tutta la vita. Perché, nonostante io abbia fatto tanto altro, la gente mi identifica ancora come quello di “Striscia”.»

Per non parlare di “hua”.

«Quel tormentone nacque agli inizi di “Sgrilla la notizia”. Nel tempo, è stato imitatissimo in televisione diventando un passe-partout che mi ha aperto tutte le porte dello spettacolo. Addirittura Adriano Celentano, nel suo disco “Io non so parlar d’amore”, ha inserito il mio “hua” – a più riprese – nel brano “Qual è la direzione”. E per me è motivo di vanto.»

Con il progetto “Siciliani brava gente” gira il mondo, allo scopo di rilanciare l’immagine stereotipata del nostro popolo.

«Non lavoriamo, siamo mafiosi, ci lagniamo continuamente… La lista è lunga e sicuramente c’è del vero. Ma ho voluto sottolineare soprattutto quell’orgoglio siculo che si scatena, non tanto davanti a un ponte che dovrebbe essere già transitabile e ancora non esiste, quanto piuttosto sulla finale di arancin-o o arancin-a. E lì apriti cielo!»

Una terra di cultura e di tradizioni, ma anche di grandi cambiamenti.

«Il cambiamento è in atto ma bisogna ancora fare un gran lavoro. Da padre, ripongo la speranza nelle nuove generazioni. Ragazze e ragazzi, a cui trasmettere il rispetto per sé stessi e per gli altri, e l’amore verso ciò che ci circonda. La nostra Sicilia potrà riscattarsi e salvarsi solo attraverso la cultura, l’arma più potente contro quell’ignoranza che, per troppo tempo, l’ha fatta da padrone.»

www.musicaintorno.it

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