ROCK CONTEST 2017, “ABBIAMO VINTO!”

Giuseppe Barone 01_musicaintorno«Noi restiamo “la cosa vera”. Abbiamo, in qualche modo, vinto!»

a conclusione del confronto con Giuseppe Barone, curatore (assieme a Marco Imponente) della manifestazione Rock Contest 2017.

Nell’intervista rilasciata a Musica Intorno, lo abbiamo sollecitato circa i talent e le ultime collaborazioni con simboli importanti dell’indie italiano; sulla motivazione e professionalizzazione delle nuove leve di musicisti, la resa live degli artisti. Si è parlato inevitabilmente di rock… del Rock Contest. Al via la 29ª edizione!

Giuseppe Barone 02_musicaintornoGiuseppe, cosa rimane in te e negli altri curatori – più di vent’anni dopo – di quello spirito punk e new wave che ha dato vita al Rock Contest nel 1984?

«Ah, beh, in quegli anni ancora non mi occupavo del Contest, se non come spettatore (e un paio di volte più avanti come concorrente), ma di sicuro è rimasto l’apprezzamento per il “do it yourself” e l’attenzione alle tendenze più stimolanti e innovative. Per questo oggi intendiamo il “rock” di cui si parla più come un’attitudine che un genere,

il concorso infatti non ha preclusioni di genere ed in finale vediamo spessissimo progetti elettronici o molto contaminati.»

Qual è stata la più grande soddisfazione che avete provato in questi anni di scoperta e aiuto prestato ai nuovi talenti?

«La soddisfazione è, tutti gli anni, quella di riuscire a motivare e professionalizzare nuove leve di musicisti, e di metterli in contatto fra di loro e di farli notare a stampa e addetti ai lavori. Poi, di sicuro, aver contribuito alla realizzazione di quel nuovo “classico” della musica italiana, che è “Socialismo tascabile” degli Offlaga Disco Pax, ci rende particolarmente orgogliosi, o aver portato gli Amarcord negli studi del (disponibilissimo) Luciano Ligabue, o portare i Manitoba a firmare per Sugar, o la scoperta di quello che noi riteniamo uno dei più incredibili talenti nati in Italia negli ultimi anni, quell’Alberto Mariotti che ora gira come “King of the Opera”. E poi, sicuramente, l’atmosfera che si respira nella serata finale (chi c’è stato lo sa) da sola basta a ripagare il lavoro.»

Manifestazioni come la vostra hanno perso forza o trovato nuovi stimoli in questa nuova epoca di social media e piattaforme come YouTube, indubbiamente utili per artisti emergenti che cercano di farsi notare?

«Il mare indistinto del web è una risorsa ed al tempo stesso un problema per un gruppo emergente. Realtà che in qualche modo riescano a selezionare nell’enorme mole di produzioni musicali sono sempre più necessarie. Nel nostro caso poi è fondamentale la resa live degli artisti, mentre la realtà sul web rischia di essere (con le tecnologie che lo rendono possibile) “artificiale”.»

Dal 2013 il Rock Contest ha dato il via alla casa discografica Rock Contest Records, con la collaborazione di Audioglobe. Come sta procedendo quest’avventura?

«È un’avventura discontinua, va detto: il Rock Contest non ha la struttura di un’etichetta discografica, si presta però, quando è possibile e ve ne sono le condizioni, ad aiutare gruppi o artisti che hanno pronto un buon prodotto, ma che non riescono ad uscire in tempi utili in altro modo. In quel caso, grazie al prezioso aiuto di Audioglobe, supportiamo gli artisti da un punto di vista distributivo e promozionale. Il disco degli ormai sciolti Violacida, ospiti del MIAMI, ad esempio andò abbastanza bene, ma anche l’esordio di The Whip Hand o il disco dei Mandrake.»

Rock Contest 2017 05_musicaintorno

Alla fine del nostro confronto, Giuseppe, potrà sembrare una domanda provocatoria, ma è necessario rivolgertela: come vedono gli organizzatori di un contest importante come il vostro l’avvento dei talent show, X Factor in primis, soprattutto alla luce delle sue recenti collaborazioni con simboli importanti dell’indie italiano come Manuel Agnelli e Levante (insomma, non persone così distanti dal vostro mondo)?

«Più che di avvento dei talent, ormai parlerei di declino dei talent. Non è un caso se ora provano ad inseguire la “nostra” scena, col rischio di snaturare i talenti per farne comparse televisive. Noi restiamo “la cosa vera”. Abbiamo, in qualche modo, vinto!»

 

 

Stefano D. Ottavio

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