MARIA MUDRYAK, IL DONO DEL CANTO

Di Gino Morabito

Viene dal Kazakistan ma da bambina la mamma l’ha portata a Milano per studiare il canto lirico. Portamento elegante, sorriso contagioso e vocalità di prim’ordine, Maria Mudryak è diventata in pochi anni uno dei soprani più ricercati della sua generazione, esibendosi nei teatri internazionali di maggior prestigio.

In scena è Violetta, Mimì, Liù, Gilda ma con gli stessi occhi luminosi di chi ha in dono il talento di arrivare al cuore della gente.

Avrebbero voluto chiamarla Anastasia.

«Un paio di mesi prima che nascessi a mia madre è apparsa in sogno la Madonna che le ha detto: “Tu avrai una figlia femmina e dovrai chiamarla Maria.”»

Maria Mudryak inizia a studiare canto all’età di tre anni, a sei incide il primo cd con delle canzoni di musica leggera per i bambini. Le piace stare sulla scena, esibirsi per il pubblico.

«Ricordo il mio primo concerto. Avevo tre anni e cantavo a Pavlodar in Kazakistan, nella città dove sono nata. Non ero per niente emozionata, anzi stavo sul palco come se fosse casa mia. Dopo aver eseguito la prima canzone in russo, Il mio gatto rosso, ero dietro le quinte per cambiarmi e, con la testolina che sporgeva, sbirciavo incuriosita il pubblico in platea.»

Si dice che i bambini prodigio non abbiano un’infanzia.

«Invece la mia è stata molto felice, con la fortuna di avere due genitori capaci di organizzarmi tutto in modo da non farmi sacrificare niente. Mio padre, mia madre, i miei nonni mi hanno sempre detto: “Non importa cos’avrai fatto nella vita, quali risultati avrai raggiunto. Ciò che importa è che tu sia una brava persona, dai sani principi.”.»

Farsi prossimo, nel rispetto della propria individualità.

«In Russia c’è un detto che mi rappresenta appieno: “la bontà deve avere anche i pugni”. Cerco di aiutare chi ha bisogno e di non fare mai del male a nessuno, ma senza snaturarmi, mantenendo il mio carattere forte e risoluto.»

Con uno spiccato senso dell’umorismo, innamorata dell’Italia e della sua arte.

«Ho persino chiamato il mio cane Vinci. Vinci in onore di Leonardo, un personaggio del quale ammiro la genialità e che approfondisco attraverso le letture, i film, le mostre che amo visitare.»

Grande professionista, ha una vocalità strabiliante per sonorità e armonici, frutto sicuramente di una buona tecnica di emissione ma anche di una natura che nei suoi confronti è stata particolarmente generosa.

«La mia voce è un dono prezioso di Dio, per il quale sono molto grata. Mi impegno ad essere all’altezza di questo talento ricevuto custodendolo, coltivandolo, usandolo nel migliore dei modi.»

L’opera è il linguaggio grazie al quale far palpitare i cuori.

«La musica è il senso della mia vita, così come il palcoscenico. Mi esibisco per regalare delle emozioni al pubblico. Il contatto con la gente mi restituisce una grande energia per andare avanti, migliorarmi e continuare a crescere nella mia professione.»

L’acustica del teatro è avvolgente, i personaggi in scena danno voce al canto.

«Hai tutta la platea davanti, sei sul palco e canti senza microfono. Gli armonici vivi della voce, del coro e di ogni singolo strumento dell’orchestra vibrano insieme regalando una gamma di emozioni che non è paragonabile a nient’altro. Neanche la registrazione più fedele è in grado di emulare quelle sensazioni.»

Nel giro di una manciata di anni il soprano kazako si è esibito in alcuni dei teatri internazionali più prestigiosi, riscuotendo un enorme successo.

«Ama ciò che fai, dedicatici al cento percento, sii sempre professionale, pensa positivo. Mi attengo scrupolosamente a queste regole, credendoci fino in fondo.»

Vicina al personaggio di Violetta ne La traviata, è anche Mimì in La Bohème, Liù in Turandot, Gilda in Rigoletto. I tanti volti di Maria Mudryak.

«Nella vita privata non differisco molto rispetto al personaggio che sta sulla scena. Sono sempre Maria, una ragazza onesta che cerca di dare il massimo, sia in pubblico che in privato.»

A volerle trovare un difetto, la frega la bontà.

«Sono troppo buona, soprattutto quando mi ostino a fidarmi delle persone: tendo a valutarle sempre per i lati positivi, anche quando mi accorgo di qualcosa che non va. E poi sono eccessivamente autocritica, perfezionista. E questo talvolta mi distrugge.»

Ha fretta di vivere e paura di perdersi il tempo. Ma sa essere felice.

«Si può essere felici anche con poco in un angolo posto sperduto del mondo, ed infelici avendo tutto. Io ho gli occhi per godere della bellezza che mi circonda, l’affetto dei miei cari che non manca e il dono della voce per cantare. Sono felice di vivere.»

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