MARIA GRAZIA CUCINOTTA, SICULA

Sicula come la “selvaggità” dell’Isola. Sicula come quell’esperienza diretta delle emozioni che si possono spiegare soltanto in questi luoghi. Sicula come la passionalità di una donna divenuta icona di bellezza e talento. Maria Grazia Cucinotta è sicula. E felice di esserlo.

La materica Beatrice innamorata della poeticità del suo indimenticabile “Postino” mi racconta dell’infanzia, dell’essere madre, del vivere per la felicità della figlia:

«Devi essere un’ombra talmente discreta, che quasi scompare. Ma ci devi essere! Devo essere l’esperienza della vita vissuta che lei ancora non ha.»

A Maria Grazia Cucinotta l’esperienza umana e professionale ha insegnato che non sei tu a scegliere di fare l’attore, ma è il pubblico a sceglierti. E lei dal pubblico è amata.

Le dimostrazioni d’affetto sono tangibili, l’occasione per incontrare quel sorriso acceso e gli occhi scuri come le notti sull’Isola è l’ottava edizione di Marefestival Salina dall’11 al 14 luglio. Quattro giorni di proiezioni di lungometraggi, corti e documentari, interviste “a tu per tu” con artisti italiani e internazionali e la consegna dei riconoscimenti in ricordo di Massimo Troisi, nel venticinquennale della sua scomparsa. Il Festival, promosso dall’Associazione Prima Sicilia, è presentato dal direttore artistico Massimiliano Cavaleri insieme con le giornaliste siciliane Nadia La Malfa e Marika Micalizzi. Madrina d’eccezione, Maria Grazia Cucinotta.

E a lei dedichiamo i versi immortali di chi la nostra Salina ha contribuito a rendere celebre nel mondo: “Solo chi ama senza speranza conosce il vero amore.” (Pablo Neruda)

Dall’11 al 14 luglio torna Marefestival sull’isola de “Il postino”. Di che si tratta, Maria Grazia?

«Si tratta di un ritorno a casa. Ritorno a Salina per incontrare Clara, la proprietaria dell’albergo in cui soggiornavamo, quando giravamo “Il postino”; ritorno per ritrovare gli amici; ritorno perché avviene uno scambio culturale: approdano sull’isola personaggi italiani e internazionali, con i quali si parla di cinema, letteratura, arte. È un modo per stare insieme e ricordare Massimo, conferendo il Premio Troisi a tutte quelle personalità che hanno contribuito e contribuiscono a divulgare l’espressione artistica del nostro Paese.»

Cosa ti piacerebbe si dicesse del festival?

«Mi piacerebbe si dicesse che si tratta di un festival per innamorati dell’arte, non soltanto dell’isola. È un modo per far scoprire la magia di Salina a chi non l’ha ancora conosciuta.»

A Salina respiri incanto, memoria, scenari suggestivi unici nel loro genere… che fanno bene al cinema.

«Dell’isola fai presto a innamorarti, perché è magica. Le giornate del festival a Salina rappresentano un modo per far capire che il cinema non ha confini geografici, però quel limite di area che è l’inquadratura può far diventare un film indimenticabile.»

Quand’è che ti sei innamorata del tuo mestiere?

«Me ne sono innamorata crescendo, cominciando a comprendere l’importanza del lavoro che avevo intrapreso. È nato tutto per caso. È stato così inaspettato ed è accaduto talmente in fretta, che per molto tempo sono rimasta incredula: mi chiedevo quando quel momento magico sarebbe finito. Poi, pian piano, sono passati trentadue anni e quel “per caso” è diventato un lavoro che devi svolgere con estrema professionalità e grande responsabilità.»

Da quali responsabilità ti senti investita?

«È una responsabilità nei confronti degli altri. Questo è un lavoro per il quale molta gente cerca di emularti, per cui devi riuscire a dare dei messaggi positivi. È vero che fai un lavoro difficile, è vero che sei donna, ma ci sono anche dei luoghi comuni che andrebbero sfatati. È importante far capire alle persone che, alla fine, ciò che conta, non è tanto quello che fai nella vita, quanto piuttosto la vita stessa.»

Da donna e attrice, cosa ti piacerebbe trasmettere?

«Ogni madre dev’essere responsabile dei propri figli. Io cerco di trasmettere la vita, così com’è.»

Che madre sei?

«Sono una madre ansiosa, come tutte le mamme. Perché la tua felicità dipende dalla sua vita, dalla vita di tua figlia. Sono una mamma che cerca disperatamente di proteggere la figlia, stando fuori dalla sua vita, senza essere ingombrante. Devi essere un’ombra talmente discreta, che quasi scompare. Ma ci devi essere! Devo essere l’esperienza della vita vissuta che lei ancora non ha.»

A proposito di rapporti umani e di vita vissuta, nel venticinquennale della scomparsa del grande attore napoletano, a Salina parterre di stelle per ricordare Massimo. Chi è per te “il postino” di Neruda?

«È una persona che mi ha dato l’opportunità di diventare chi sono. Eterna gratitudine a Massimo, da attrice e da siciliana!»

Cosa ti manca della sua personalità?

«Non manca a me soltanto, ma all’Italia intera un artista creativo, generoso e pieno di talento come lui.»

Se Massimo fosse una canzone, quale sarebbe?

«Le canzoni che lui scriveva, o che Pino Daniele scriveva per lui, rappresentano in pieno il suo stato. Su tutte “’O ssaje comme fa ‘o core”.»

Il cinema di Massimo e lui stesso come persona hanno sempre avuto un rapporto privilegiato con la musica, tra le colonne sonore dei film e la sua più intima poetica. Il tuo com’è? Hai un rapporto particolare con la musica? In qualche modo, ti gratifica, ti appaga, ti rasserena…? Cosa?

«La musica mi fa stare bene, è una mia fedele compagna di vita. Mi aiuta a rilassarmi, mi fa compagnia, mi dà energia. Mi fa piangere, quando metto su quelle canzoni, nei momenti di abbattimento, di malinconia… che, per fortuna però durano solo tre minuti, giusto il tempo di una canzone. Ma sono quei momenti che ti servono, perché ogni tanto bisogna anche piangere.»

Ti reputi una donna felice?

«Sono una donna pazza di felicità, un’entusiasta della vita! Da dove sono venuta, da dove sono partita, è stato tutto un crescendo. Ancora oggi accade che mi sveglio e dico: “… però ce l’ho fatta!”. Ce l’ho fatta con la vita! Non sono i film girati, non è il pubblico che ti acclama, non sono i numeri… Quando tu riesci a cambiare il tuo stato di vita, è il successo più grande!»

Oggi Maria Grazia Cucinotta è una donna piena di vita. Che bambina è stata da piccola?

«Sono stata una bambina molto irrequieta. Mia madre ha avuto me e mia sorella tra i quaranta e i quarantatré anni, ma io le ho fatto diventare i capelli bianchi prima del tempo. Una ne pensavo e cento ne facevo: bere un’intera caraffa di caffè freddo, mettere le dita dentro i buchini della presa elettrica, smontare la radio attaccata a quella presa… Ero curiosa come tutti i bambini, ancora ignari dei pericoli della vita.»

A onor del vero, la vita ci dota anche di alcune armi, che, se sapute usate, possono facilitarla. Ad esempio, quanto conta per te la bellezza?

«La bellezza – è innegabile – conta, soprattutto quando scegli di fare un lavoro come il mio. Anche se, a dirla tutta, non sei tu a scegliere di fare l’attore, ma è il pubblico a scegliere te. Puoi sognare tutta la vita di fare l’attrice, ma se poi non vieni scelta dal pubblico, il tuo rimane solo un bel sogno.»

Cos’è invece la “vera” bellezza?

«È il carisma, quell’energia meravigliosa che ti connette immediatamente con l’universo, aprendo tutta la tua creatività. È quell’energia che ti fa sognare, che ti fa migliorare; quell’energia della quale non devi essere gelosa, ma la devi amare.»

E che mi dici dell’amore?

«È bellissimo! Sono una passionale, una sicula, un’esagerata! Sono una donna che quando s’innamora, s’innamora completamente. Non ho vie di mezzo, non m’innamoro mai solo in superficie… alla lunga mi annoierei, e si vedrebbe. Nella vita reale sono una pessima attrice.»

Cosa c’è scritto sul biglietto da visita di Maria Grazia Cucinotta?

«Maria Grazia, sicula. Fortunata di essere sicula e mamma felice.»

 

Gino Morabito

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