MANNARINO, CANTASTORIE PER VOCAZIONE

Di Gino Morabito

Démodé per scelta, cantastorie per vocazione. Partito dal ‘Bar della rabbia’ alla ricerca di un’impronta personale che non lo facesse assomigliare a niente e nessuno, se non a sé stesso. In un percorso artistico nel quale recupera la tradizione popolare vestendola di modernità.

Mannarino chiude il 2023 là dove tutto è iniziato. L’appuntamento è il 30 dicembre al teatro Biondo di Palermo. Un concerto organizzato e promosso in Sicilia da Giuseppe Rapisarda Management e Agave Spettacoli.

A dieci anni di distanza, l’evoluzione di un tour che porta in scena le corde.

«Si tratta di una scelta ancora più radicale rispetto al passato, che ha imposto degli arrangiamenti meno usuali puntando molto anche sulle voci.»

Il suono è più puro, con le canzoni al centro.

«È un concerto che mi permette di fare interplay con il pubblico, di cambiare ogni tanto il tempo e il finale. È uno show che mi dà la possibilità di interpretare al meglio le canzoni più significative della mia carriera.»

Un percorso umano e professionale, in cui il cantautore romano ha sempre dipinto l’aspetto più intimo delle storie.

«In questo lato emotivo delle canzoni ho cercato di metterci dentro anche dei pensieri sulla vita in generale e di trasmettere le mie idee. Il risultato è che racconto storie universali e allo stesso tempo sto parlando di me.»

Il racconto poetico di un’esperienza che talvolta può diventare complicata e dolorosa. Anche Alessandro Mannarino è stato messo alle corde dalla vita.

«Tutti noi siamo alle corde da quando nasciamo. Fa parte del gioco. Così come superare le difficoltà, evolvere e andare avanti. È un processo che si ripete per ogni disco, per ogni concerto. Salgo sul palco pensando di dover lasciare alle persone venute ad ascoltarmi qualcosa che rimanga per sempre, di dover cambiare l’aria che c’è intorno.»

Una musica ‘indie’, nell’accezione più pura del termine.

«La mia è un’indipendenza intellettuale. Porto avanti una ricerca personale, nel tentativo di essere più pulito possibile nel mio lavoro e di non farmi attirare dalle sirene dello showbiz.»

Tutto quello che ha assorbito durante l’infanzia, crescendo è venuto fuori e oggi è della gente.

«Il talento è affiorato all’età di sette anni. La maestra ci fece scrivere una poesia di Natale e io ne feci una bellissima, da adulto quasi. Allora chiamò mia madre dicendole che – secondo lei – ero un poeta. Da quel momento cominciai ad esercitarmi tutti i giorni. Al liceo, ricordo che di notte, mentre gli altri dormivano, andavo in cucina a scrivere poesie. E così, quell’amore per la scrittura, per il suono delle parole, quando incontrò la chitarra, divenne canzone.»

www.musicaintorno.it

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