JUSTINE MATTERA, LA LEGGEREZZA NON È SUPERFICIALITÀ

Di Gino Morabito

I pomeriggi Rai di fine anni Novanta e una spiccata somiglianza con Marylin. Dalle discoteche toscane al palco del Festivalbar, dalla notorietà sui social allo sport come occasione di rinascita.

Oggi Justine Mattera vede riflessa nello specchio una donna di cinquantadue anni in continuo movimento. Sex appeal incontenibile e una laurea a Stanford la mirabile sintesi di una personalità artistica spumeggiante, per cui la leggerezza non è superficialità.

Meglio morire che perdere.

«È un’espressione, un po’ forte, che mi è capitato di usare qualche volta. Odio il motto di De Coubertin perché, da americana, sono molto competitiva. A me non basta semplicemente partecipare, spingo al massimo e voglio vincere.»

Corsa, nuoto, triathlon e quell’ubriaca sensazione di invincibilità.

«Non credo di essere invincibile, però, quando finisci un triathlon, è quella la sensazione.»

Ogni giorno segue una routine serrata di allenamento, con il risultato di un fisico tonico e scolpito da far invidia a una ventenne.

«Allenarsi seriamente è faticoso, occorrono costanza e impegno. Ci sono giorni che non hai nessuna voglia di alzarti presto, uscire e andare a correre. Anch’io sento l’attrazione del divano, ma cerco di non cedere.»

Rimane molto ammirata dal gesto atletico, ma i veri supereroi sono altri.

«Sono quei medici che salvano le vite o quegli uomini che sottraggono alla morte la povera gente rifugiata che, in fuga dalla guerra, sta cercando di attraversare il Mediterraneo per raggiungere un paese civile e più sicuro.»

Ha sempre fatto la sua strada, forse sbagliando.

«Non mi sono mai ispirata a nessuno in particolare. Certo, riconosco il talento, il successo, la capacità, ma non provo invidia. Anzi, stimo le persone che, nella loro vita, sono riuscite e riescono a fare la differenza. Mi fa sempre piacere vedere qualcuno che merita il successo che ha.»

Il primo impatto con il mondo dello spettacolo italiano è stato come entrare nel Medioevo, fatto di una televisione che spesso è piena di poco.

«Chiaramente non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Ci sono dei talent da cui sono nate nuove stelle e delle trasmissioni basate sul niente. Forse, questo tipo di programmi, fa compagnia a molta gente che non vuole pensare più di tanto.»

Meglio una serie Netflix, interpretando un personaggio divertente.

«Mi piacerebbe molto. Così come tornare a fare una trasmissione di ciclo-turismo girando l’Italia in bicicletta, mostrando quei luoghi che mi hanno fatto innamorare di questo Paese.»

Una laurea a Stanford, ma la gente fa in fretta a formulare giudizi sull’apparenza.

«Ho conseguito una laurea in Letteratura italiana e inglese alla Stanford University, ma nessuno vuole sentirmi parlare di Dante, Da Vinci o Calvino. Purtroppo. Perché magari avrei anche delle cose interessanti da dire.»

Justine Mattera, maestra nell’arte della provocazione: i suoi dettagli “scandalosi” mandano in tilt i social.

«Non bisognerebbe giudicare dalle apparenze, la leggerezza non è superficialità.»

Ogni tanto esagera, provando a correggere il tiro.

«Posso essere provocatoria, ma la volgarità non mi appartiene. E se qualcuno, ogni tanto, giudica una mia foto come “volgare”, credo che farebbe meglio a ricercarne il significato sul dizionario. Partire allora dalla definizione del termine e poi, con mente obiettiva, andare a rivedere quell’immagine.»

La cifra stilistica della showgirl naturalizzata italiana è umiltà con un pizzico di trasgressione.

«È una definizione che mi veste bene. In realtà, sono una persona buona, molto generosa, abbastanza accondiscendente. Non mi piace litigare. Lotto per quella che reputo un’ingiustizia e faccio di tutto per correggerla.»

Costanza, dedizione, coraggio e anche solitudine.

«Ho viaggiato molto in giro per il mondo. Non che mi dispiacesse ma, con qualcuno al mio fianco, sarebbe stato diverso. Avevo paura di rimanere sola, invece, fortunatamente, non è andata così.»

Madre di Vivienne Rose e Vincent, nonostante ami profondamente il proprio lavoro, mette al primo posto la famiglia.

«Vorrei riuscire a trasmettere ai miei figli il valore dello studio, della civiltà, della gentilezza, del saper ascoltare.»

Il messaggio da veicolare a tutti gli uomini e a tutte le donne è che la vita non finisce con gli -anta.

«È ancora tutto nelle tue mani, lo racconto nel libro “Just me” (Cairo Editore, NdR). Da un giorno all’altro, puoi fare una virata e sparigliare le carte. Nella mia vita ho cambiato direzione molte volte. Ho preso tanti treni, da qualcuno sono scesa, su qualcun altro sono rimasta forse troppo a lungo. Ma ho vissuto.»

www.musicaintorno.it

PDFStampa

Related posts