JAMES SENESE, UN MESSAGGIO DI MUSICA E LIBERTÀ

Di Gino Morabito

Settantanove anni da non crederci e quella dirompente miscela di “negritudine” che unisce stilemi jazz, funk, afro con la radice musicale partenopea. È passato per i seminali Showmen con Mario Musella, i Napoli Centrale e le collaborazioni con l’indimenticabile amico Pino Daniele. La sua granitica coerenza artistica e intellettuale sono famose come il suono del suo sax. James Senese torna live per testimoniare sul palco “la musica che unisce diverse generazioni”.

“Stiamo cercando il mondo tour” fa tappa al teatro “Pirandello” di Agrigento, domenica 3 marzo, per la serata inaugurale del “Light Blue Festival” giunto alla sua terza edizione.

«Noi del Sud siamo tutt’uno. Palermo, Catania, Agrigento… amo la Sicilia profondamente, ed è come se fosse casa mia.»

Un nuovo progetto che si può riassumere nell’espressione “siamo nulla senza libertà”.

«Credo sia rappresentativo di questi tempi, con scene che avremmo sperato di non dover più vedere accadere in quello che dovrebbe essere un continente evoluto e in cui la democrazia un concetto ormai acquisito. Invece arrivano notizie sconvolgenti da una parte di mondo così vicina a noi che non può lasciarci indifferenti. L’idea di poter trovare una realtà alternativa in cui vivere liberi e in pace le proprie esistenze è una fonte di ispirazione inesauribile per la mia musica.»

Una musica che sarebbe riuscita a cambiare il mondo.

«Bisogna osservare fuori per riuscire a guardarsi dentro. Da sempre porto avanti il mio messaggio di musica e libertà. Quando suoniamo, la gente viene a sentirci numerosa. Il loro calore ci abbraccia. Magari, a quasi ottant’anni, sto cominciando a credere di esserci in parte riuscito… a cambiare il mondo.»

Le cicatrici del suo sax raccontano di numerose battaglie.

«Ne ho vinte e ne ho perse. Forse più perse. Il sistema in cui viviamo ha fatto in modo che noi smarrissimo la coscienza e il mio rimpianto più grande è quello che abbiamo perso anche la parte più intima dei sentimenti. Sarà molto difficile recuperare la nostra anima.»

“Stanno distruggendo i nostri sentimenti”. E allora bisogna restare, resistere.

«In una società in cui si fa fatica a sopravvivere, in cui per ogni persona che sta bene dieci arrancano, forse è proprio il Signore che mi ha dato la forza di restare. Resistere significa credere fermamente nei valori. Credere nella vita, che è bella, anche quando la fanno apparire diversa da come dovrebbe essere. La rabbia c’è sempre ma conta più l’amore.»

Un nero di Milano, sax tenore e soprano, a metà strada tra Napoli e il Bronx, che non è mai sceso a patti per la propria libertà artistica.

«Essendo per metà americano e per metà napoletano, ho fatto molta fatica prima che mi riconoscessero per quello che sono veramente. Ma non ho mai voluto accettare compromessi. Quando sono sceso a patti, l’ho fatto solo col mio cuore.»

I Napoli Centrale e il “Supergruppo” di Pino Daniele con Tullio De Piscopo, Tony Esposito, Joe Amoruso e Rino Zurzolo. Due formazioni artistiche dove scorre lo stesso “sanghe”.

«Quando si è legati da sentimenti così forti, è come se si avesse la stessa identità. Senza invidie di sorta. Io e Pino eravamo come due lati della stessa persona: lui con il grande merito di aver fatto emergere tutta la poesia della napoletanità nascosta; io ero l’estremo, il ribelle. E lo sono ancora.»

www.musicaintorno.it

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