EDOARDO BENNATO, IN DIREZIONE OSTINATA E CONTRARIA LUNGO LE VIE DEL ROCK

Di Gino Morabito

Sovversivo, provocatore, sfidante. Con l’onestà intellettuale di chi canta comunque la libertà in musica, vivendola sulla propria pelle. Visionario nel suo essere artista, Edoardo Bennato racconta come nessun altro storie popolate di personaggi che, dall’immaginario collettivo, sono entrati in profondità nel tessuto sociale del nostro Belpaese. Mangiafuoco, burattinai, grilli parlanti… in direzione ostinata e contraria lungo le vie del rock.

Torna il cantastorie che da cinquant’anni immortala con le sue canzoni il mondo odierno, fatto di buoni e cattivi, sbeffeggiando i potenti e inneggiando alla forza umana della gente. On stage con ‘Le vie del rock sono infinite – Teatri 2023’, lunedì 20 novembre al teatro Metropolitan di Catania. Uno spettacolo prodotto da Dimensione Eventi.

Due ore di musica, video coinvolgenti e l’interazione con il pubblico per un’esperienza da vivere dall’inizio alla fine. Live nel capoluogo etneo per l’unica tappa siciliana del tour.

«Lo dico sempre: amo la Sicilia e i siciliani che considero, in larga maggioranza, un popolo forte, schietto e leale. Quanto a Catania, è un gioiello dal punto di vista architettonico e storico. Di aneddoti ne avrei tanti, legati alle persone che conosco da anni, come Loredana Nicosia che da sempre fa dei fumetti meravigliosi anche delle mie ‘avventure rock’.»

Dunque, le vie del rock sono infinite.

«Il rock mi ha portato a girare quasi tutti i continenti, mi ha dato la possibilità di guardare la realtà in modo diverso. Il rock è il tentativo di scardinare, laddove sia possibile, i luoghi comuni, i paradossi, le false morali. In questo senso le vie del rock sono infinite.»

Un’ode al dubbio.

«Inizio i concerti con ‘Abbi dubbi’, un invito a coltivare i dubbi anziché barricarsi dietro le proprie certezze.»

Seconda stella a destra. Lungo la strada dell’utopia, oggi forse meno perseguibile di un tempo.

«Il concetto utopico dell’isola che non c’è contempla l’ideale, anche un po’ romantico, della ricerca del migliore dei mondi possibile. Al punto in cui è arrivata l’umanità, quest’isola dobbiamo per forza trovarla: lo dobbiamo a noi stessi e alle generazioni future.»

L’amore per la musica scoppia grazie all’infruttuosa ricerca di un maestro di lingue da parte di sua madre.

«Non avevo ancora tredici anni quando mi trovai con i miei due fratelli, Eugenio e Giorgio, in Sud America a bordo di una nave da crociera, con cui arrivammo in Venezuela dove suonammo per l’emittente ‘Canal 7’ che voleva metterci sotto contratto per una serie di trasmissioni. Ma per mio padre e mia madre dovevamo tornare a scuola e non se ne parlò più. Chissà oggi, magari per un talent di successo, se due genitori farebbero lo stesso.»

Le tappe di una carriera straordinaria, scandite dai vari ‘Pinocchio’ e da tutti quei ‘burattini senza fili’: metafore attraverso cui ci racconta la nostra società.

«La formula delle favole mi permette di parlare di certi argomenti senza correre il rischio di incorrere in luoghi comuni, didascalici, paternalistici o addirittura moralistici.»

Abitanti di un ‘Belpaese dei balocchi’ continuamente ripopolato dai cosiddetti privilegiati del Sistema occidentale.

«Certo e non solo. Più si va avanti e più scopriamo la nostra Italietta popolata di gatti e volpi, di grilli parlanti e sparlanti, di mangiafuoco, di burattinai… Insomma, sempre più collodiana.»

Sono solo canzonette, eppure sbancarono San Siro all’epoca fornendoci un perfetto quadro di quel periodo. Oggi come ieri.

«Continuo, anzi mi ostino, a scrivere ‘canzonette’ che parlano delle contingenze attuali. Chi le ascolta potrebbe notare che, gli argomenti di cui tratto nelle canzoni, sono gli stessi che potrebbe trovare sfogliando i giornali, i quotidiani di oggi e forse anche di domani.»

A distanza di cinquant’anni da quel lontano 1973, si sente ancora un rinnegato.

«Se non fossi un rinnegato non farei rock’n’roll.»

L’amore resta comunque la chiave di lettura per l’uomo e l’artista che, dismessi i panni del rocker, si guarda riflesso nello specchio.

«Il passato è il bagaglio della vita vissuta, talvolta un fardello pesante. Riconosco ancora una persona proiettata verso il futuro e un vorace collezionista di emozioni

www.musicaintorno.it

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