BRIGANTI BAND INTERPRETA LA MUSICA POPOLARE, COME UNA DANZA

Briganti Band vince “Casa Sanremo Tour”, si danza!

Il progetto nasce nel 2005 con l’idea di rielaborare alcuni brani tipici del genere popolare, con una particolare attenzione ai canti di protesta come le tammurriate.

È impellente l’esigenza di valorizzare la musica più ritmica e coinvolgente come le tarante e le pizziche, contaminandole con ritmiche ed armonie caratteristiche a tutto il bacino del Mediterraneo e degli altri Sud del mondo, strizzando l’occhio a qualche nostalgico riferimento di sapore psichedelico.

Questa operazione musicale vuole raggiungere un preciso obiettivo: riscoprire quella parte della nostra storia musicale non più apprezzata dalle nuove generazioni. È una porzione della cultura musicale da riscoprire, un genere di musica capace di rappresentare quel nuovo punto di partenza con il quale esplorare innovativi sound. I componenti di Briganti Band ci raccontano l‘importanza della musica popolare e il suo ruolo culturale nella nostra società, dove le melodie e il digitale stanno cambiando l’approccio alla musica.

Cosa rappresenta la musica popolare per una nazione?

«Ogni nazione possiede un proprio patrimonio culturale e la musica popolare rappresenta in modo inconfondibile il carattere, lo spirito e l’inclinazione di quella cultura generata in una regione. La musica popolare ha per noi una funzione di aggregante sociale, ed è strettamente legata a particolari occasioni o ad eventi della comunità in cui viviamo, riuscendo ad esprimere in tal modo i propri sentimenti. Il suo stile è legato alle caratteristiche del luogo e del tempo in cui si è originata, così da delineare le sonorità, marcando la provenienza e identificandola nella nazione stessa.»

In che modo la cultura riesce ad influenzare questo genere musicale?

«Nel territorio campano, nostra regione di provenienza, gli antichi riti dionisiaci si sono evoluti, assumendo la forma della tarantella napoletana, chiamata anche “tammurriata”, da cui prende spunto anche il titolo del nostro brano. Questo appellativo, oltre che per indicare la tarantella napoletana, deriva da “tammorra”, uno degli strumenti musicali che maggiormente identifica il nostro sound; rappresenta il fondamentale mezzo mediante il quale è possibile dare vita alla tarantella napoletana, il ballo intramontabile che caratterizza un pezzo di storia della nostra cultura partenopea. Durante l’esecuzione della tammurriata non esistono attori e spettatori, perché tutti sono invitati a prendere parte alla danza. Si formano spontaneamente dei cerchi in cui i suonatori, danzatori e spettatori diventano tutt’uno: è questo il significato del nostro essere band.»

Come è possibile avvicinare i giovani?

«È sufficiente mantenere l’identità culturale ma rivisitando il sound, in chiave world. Non vorremmo esagerare ma il nostro brano racchiude proprio il senso di tutto questo. Il giusto approccio per noi è stato realizzare dei testi, citando, in alcuni casi, parti di storia partenopea, intersecandone la musica con un ritmo moderno, fresco, che può far avvicinare i giovani. Forse è per questo che ci siamo aggiudicati il primo posto: essere innovativi anche su un genere che dà spazio all’originalità, prendendo spunto dalle sue origini per proiettarlo nel futuro.»

Le melodie popolari come possono testimoniare il cambiamento avvenuto nel XXI secolo?

«Le canzoni popolari che noi suoniamo vengono arrangiate con melodie contemporanee, incidendole attraverso argomenti di amore, questioni politiche e sociali, considerando anche l’opinione pubblica. Nei nostri lavori precedenti, molte delle canzoni che noi cantiamo oggi appartengono al passato, ma, con nuovi versi aggiunti e nuove melodie, le facciamo rivivere nel contesto in cui decidiamo di ripresentarle al pubblico.»

Il folklore quanto incide nella musica popolare?

«Non ci siamo mai soffermati solo su un genere musicale ma abbiamo ampliato la nostra visione a 360°, includendo anche alcuni tipi di musica folkloristica, chiamata world music, la quale è contaminata da musica popolare e da musica tradizionale, incentrata su suoni percussivi e su un approccio elettronico e a volte rock. Come artisti non vogliamo adottare un solo linguaggio ma desideriamo abbracciare tutta la musica del mondo.»

Che ruolo potrebbe avere la scuola nella valorizzazione di questo genere?

«Nel corso degli anni si è assistito all’esplosione di una grande varietà di musiche (rock, folk, world) con proprie radici e tradizioni. Noi abbiamo cercato di trasformare quelle musiche in un tipo di linguaggio che ci consentisse di comunicare con una platea di ascoltatori di età diverse. Questa trasformazione non è avvenuta soltanto nel nostro ambito ma in ambito più generale, portando i giovani a seguire dei modelli, ad identificarsi in un genere che li renda parte della società: i testi di molte canzoni parlano di bullismo, razzismo, guerre, argomenti che vengono trattati nelle scuole per preparare i giovani al mondo esterno.»

 

Francesco Fravolini

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