ACHINOAM NINI, IN ARTE NOA. CANTAUTRICE, POETESSA, ATTIVISTA

«Sii umile, lavora insieme agli altri, rispetta tutti gli esseri viventi. Coltiva l’amore e la compassione.» L’esortazione autorevole di una delle voci internazionali più emozionanti. Al secolo Achinoam Nini, Noa è una poliedrica personalità artistica capace di cambiare ed evolversi in ogni progetto, mantenendo sempre il suo tratto distintivo elegante e raffinato.

Durante il nostro confronto, la magnifica interprete di “Beautiful that way” ci ha raccontato di riuscire a scorgere la bellezza nella generosità, nell’umiltà, nella compassione… a riconoscerla nell’imperfezione come nella perfezione, nella strada come nella destinazione.

Un percorso umano e artistico, quello della cantautrice, poetessa, attivista, cresciuta tra Yemen, Israele e Stati Uniti, che in 28 anni di attività ha saputo attraversare stili e argomenti, sempre in perfetta armonia tra di loro. Lo straordinario viaggio di una donna dedita e appassionata culminante nella pubblicazione di “Letters to Bach”, un disco prodotto da Quincy Jones, in cui Noa riprende 12 brani musicali del geniale compositore tedesco e li arricchisce con parole pregnanti, testi in inglese e in ebraico, ispirati a temi che spaziano dalla sfera personale a una più universale. Una musica che va oltre i confini di genere e lingua, capace di parlare al cuore delle persone e di emozionarle.

Noa propone dal vivo “Letters to Bach”. Di che tipo di esperienza si tratta?

«Nel corso degli anni, Gil Dor e io abbiamo fatto del nostro meglio per offrire al pubblico musica originale e di alta qualità, attingendo alle nostre radici come musicisti ed esseri umani, ispirati dalle nostre osservazioni, preoccupazioni, interessi, dai nostri sogni. Abbiamo registrato album dedicati alla musica che amiamo, come “Noapolis”, dedicata alle canzoni napoletane e “The Israeli Songbook”, un progetto sinfonico dedicato alle canzoni popolari classiche ebraiche. Letters to Bach rende omaggio al grande compositore barocco, aggiungendo alle sue meravigliose composizioni dei testi che ho composto appositamente. Amiamo esibirci dal vivo e cerchiamo sempre di offrire al pubblico un’esperienza significativa, emozionante ed emotiva, con calore e la passione.»

In tema di “visioni”, qual è la tua più grande speranza?

«La mia più grande speranza è che gli esseri umani sperimentino un risveglio, del tipo più profondo e più potente. Sento che stiamo vivendo un momento critico per la razza umana e per la natura, ognuno di noi deve comprenderlo e assumersi le proprie responsabilità. Dobbiamo lottare contro l’avidità e l’ignoranza, con sensibilità e compassione. Non dobbiamo lasciarci dominare dalla paura ed è necessario guardarsi dai “falsi messia”. Soltanto la solidarietà, la compassione e il rispetto per tutti gli esseri viventi ci uniranno e ci consentiranno di sopravvivere. Vivendo in amore e umiltà, coltivando e proteggendo ciò che ci è stato donato, lavorando insieme per un domani migliore. Ognuno di noi può contribuire. Nella mia vita ho fatto sempre del mio meglio per diffondere la bellezza e l’amore, per mettere in guardia dall’oscurità e portare quanta più luce possibile. Invito ognuno di voi a fare lo stesso, ciascuno a suo modo.»

Qual è “la voce della Terra”? Cosa ci racconta?

«Sii umile, lavora insieme agli altri, rispetta tutti gli esseri viventi. Coltiva l’amore e la compassione.»

A proposito di terra, fai ritorno in Sicilia, un luogo a cui sei particolarmente legata.

«La Sicilia mi è molto cara. È il primo luogo che ho visitato come artista in Italia… il mio primo concerto, più di 25 anni fa, è stato a Catania. Pompeo Benincasa, un uomo unico e meraviglioso, un vero appassionato di musica e un intellettuale, è stato il primo promotor in Europa a invitarmi ad esibirmi nel suo festival a Catania, e da allora è diventato il mio agente in Italia e un grande amico! Sento una profonda complicità con il popolo siciliano, adoro l’Isola e i suoi dintorni (negli ultimi 10 anni ho trascorso le mie vacanze nelle Isole Eolie) e mi sento a casa con le persone piene di calore e meravigliose che la abitano. Per me è sempre un piacere e un onore cantare in Sicilia.»

Canti “Letters to Bach”, un disco prodotto da Quincy Jones, che nasce dalla grande ammirazione di Noa per il genio del compositore tedesco Johann Sebastian Bach. Come prendono corpo quelle “lettere”?

«Bach ha sempre affascinato me e Gil. Ho iniziato a scrivere testi per le sue composizioni molto tempo fa e ho deciso, due anni orsono, di dedicarmi completamente alla realizzazione di un intero album. Sono felicemente orgogliosa di proporre Bach al mio pubblico e di scoprire nuovi fan attraverso la sua musica. Cantare e suonare questo materiale è una sfida incredibile: è come sciare sul pendio più ripido della montagna più alta. Ogni concerto è un brivido!»

Perché proprio Bach? Si può parlare di modernità del messaggio?

«Bach è eterno. La sua musica è sublime, trascende il tempo, è assoluta. La modernità, in questo progetto, deriva dai testi e dal modo in cui abbiamo scelto di produrre ed eseguire i pezzi: molto semplici e puliti, molto chiari, molto contemporanei e… molto umani.»

La profonda umanità di Noa personaggio si rispecchia nella personalità di una donna dedita e appassionata. Chi è Achinoam Nini nel privato?

«Vivo una vita semplice, lavoro duro, sono dedita e appassionata. Adoro trascorrere il tempo con le persone che amo, la mia famiglia e i miei amici. Amo la natura, preferisco una passeggiata sulla spiaggia al tramonto che una notte in un locale… Amo leggere libri, viaggiare, avere persone a casa. Adoro quando la tavola è piena di gente e buon cibo, il suono delle risate, gli argomenti di attualità, cantare in armonia. Amo il momento in cui nasce una canzone…»

Lungo il tuo percorso artistico, alcuni incontri sono stati significativi, tanto da dare valore alla parola collaborazione. Chi porti nel cuore?

«La collaborazione più significativa nella mia vita personale è con mio marito Asher, il mio primo amore e il padre dei miei tre figli. Nella mia vita professionale Gil Dor è estremamente importante, lui e io siamo come una cosa sola. Sono stata benedetta da meravigliose collaborazioni professionali, molte delle quali hanno attraversato uno, due… tre decenni.»

Nel 1997 vieni scelta da Roberto Benigni per interpretare “Beautiful that way”. Cos’è per te la vera bellezza?

«Vedo la bellezza nella generosità, nell’umiltà, nella compassione, nella cura, nella creatività, nella natura, nell’onestà, nella sincerità, nell’armonia… Vedo la bellezza nell’imperfezione come nella perfezione, nella strada come nella destinazione.»

Italia, terra di bellezza e… di talent. Qui nello Stivale in molti sostengono che quel tipo di spettacolo danneggi la musica, che non esiste più la gavetta per arrivare al successo ma si vuole ottenere tutto e subito. Qual è il tuo pensiero al riguardo?

«Non sono una fan della “realtà dei talent”, poiché credo siano soprattutto delle “macchine da soldi” per i produttori, programmi in cui i giovani artisti sono spesso vittime del business. Tanti di loro sono semplicemente innamorati della musica, come me, e molto spesso hanno un talento eccezionale! Ma vengono “drogati” con promesse di fama e fortuna e poi lasciati cadere dal decimo piano senza paracadute. I fortunati sopravvivono, a volte a malapena, e quindi devono iniziare il viaggio in salita…

Raramente quel tipo di proposta si riesce a concretizzare in una carriera professionale vera e propria, il più delle volte il pubblico passa semplicemente al prossimo “gusto del mese”. In tutta onestà, ritengo che noi, il pubblico, dovremmo smettere di contribuire al dilagare di questo fenomeno. Invece di sederti comodamente davanti alla tivù e “votare”, come Cesare nell’arena dei gladiatori, esci di casa e vai ad ascoltare musica dal vivo! Sostieni gli sforzi degli artisti che stanno facendo davvero del proprio meglio per creare qualcosa di nuovo, esibendosi in modo eccellente.»

… Di più non so, mi verrebbe da aggiungere in conclusione. Per dirla in inglese “I don’t know”

«… “I don’t know” è una canzone molto filosofica. Non c’è nulla di assoluto se non il dubbio. Quando dubitiamo, facciamo domande, apprendiamo, apriamo le nostre menti.»

Noa offers live “Letters to Bach”. What kind of relationship can you establish with your live audience?

«Over the years, Gil Dor and I have done our best to offer the audience original, high quality music, drawing from our roots as musicians and human beings, inspired by our observations, concerns, interests and dreams. In addition to our songwriting, we have recorded albums dedicated to music we love, like “Noapolis”, dedicated to Neapolitan songs and “The Israeli Songbook”, a symphonic project dedicated to classic Hebrew folk songs. Letters to Bach pays homage to the great Baroque composer, adding lyrics that I wrote to his amazing compositions. We love performing live and always try to give the audience a meaningful, exciting and emotional experience; with maximum communication, warmth and passion.»

Talking about “visions”, instead, what is your greatest hope?

«My greatest hope is that human beings will experience an awakening, of the deepest and most powerful kind. I feel we are living in critical times for the human race and the well-being of the plant, and each and every one of us must understand this and take personal responsibility. We must fight against greed and ignorance, with education and compassion. We must not let ourselves be commandeered by fear and beware of “false messiahs”. It is only solidarity, compassion and respect, for all living things, that will bind us together and enable us to survive. We must live in a state of love and humility, cherishing and protecting what we have been given, working together for a better tomorrow. Each and every one of us can contribute. I have done my best, through my life, to spread beauty and love, to warn against the ppwers of darkness and spread as much light as I can. I invite anyone, and everyone, to do the same, each in his own unique way.»

What is “the voice of the Earth”? What does it tell us?

«Be humble, work together, respect all living things. Cultivate love and compassion.»

In August you will also stop in Sicily. What do you like about this land? Is there any particular anecdote that binds you to the island?

«Sicily is very very dear to me. It is the first place I met as an artist in Italy… my first concert, more than 25 years ago, was in Catania. Pompeo Benincasa, a unique and wonderful man, a true music lover and intellectual, was the first promoter in Europe to invite me to perform in his festival in Catania, and has been my agent in Italy, and my great friend, ever since! I feel a deep complicity with he people of Sicily, I adore the Island and its surroundings (I have taken all my vacations for the past 10 years in the Aeolian Islands), and feel right at home with the warm, wonderful people wh inhabit it. It is always a pleasure and honor to sing in Sicily.»

“Letters to Bach” is a disc produced by Quincy Jones, born from Noa’s deep admiration for the genius of the German composer Johann Sebastian Bach. How does your musical project come to life?

«Bach has always fascinated Gil and me. I started writing lyrics to his compositions many years ago, and decided, two years ago, to throw myself fully into completing an entire album of his compositions. I am proud and happy to bring Bach to my audience, and to discover new audiences through his music. It is an incredible challenge to sing and play this material: it’s like skiing down a very steep slope on the highest mountain. Every concert is a thrill!»

Why just Bach? Do you believe in the modernity of his message?

«Bach is eternal. His music is sublime. It transcends time, it is as absolute as anything can be, in my opinion. The modernity, in this project, comes from the lyrics and the way we have chosen to produce and perform these pieces: very simple and clean, very clear, very contemporary and… very human.»

Who is Achinoam Nini in private life?

«I live a simple life, I work hard, I am dedicated and passionate. I love spending time with the people I love, my family and friends, I love nature, I care… I prefer a walk on the beach at sunset to a night in a bar… I love reading books, travelling, having people in my home. I love when the table is full of people and food, the sound of laughter, political arguments and singing in harmony. I love the moment a song is born…»

Along your artistic path, some meetings have been so significant as to give value to the word collaboration. Which person do you carry in your heart?

«The most significant collaboration in my personal life is with my husband, Asher, my first love and father of my three children. In my professional life, Gil Dor is extremely important, he and I are almost like one entity. I have been blessed with many wonderful professional collaborations, many of them have spanned one, two, almost three decades…»

In 1997 you were chosen by Roberto Benigni to sing “Beautiful that way”. What is true beauty for you?

«I see beauty in generosity, humility, compassion, caring, creativity, nature, honesty, sincerity, harmony… I see beauty in imperfection as in perfection, in the road as in the destination.»

In Italy many argue that talent shows damage music, that the participant don’t pay their dues to get success but they want to get everything right away. What do you think of this?

«I am not a fan of “reality” talent shows, as I believe they are mostly “money machines” for the producers, where the young artists are often victims of the commercial monster. They are not evil, the artists many of them are, like me, simply in love with music! And very often they do have great talen. But, they are “drugged” with promises of fame and fortune, and then dropped from the tenth floor with no parachute. The lucky ones survive, sometimes just barely, and then must start the uphill journey. Very rarely is a substantial and important career born of these situations, more often than not, the audience simply move on to the next “flavor of the month”. I think we, the audience, must stop collaborating with this phenomenon. Instead of sitting stupidly in front of the TV, and “voting”, like Caesar in the gladiator’s rink, get out tof the house and go listen to some live music! Support the efforts of artists who are really doing their best to create something new and/or perform with excellence.»

“I don’t know” is the title of one of your most famous songs. Twenty-five years after its publication, what is it you still don’t know and would like to know? And what would you have liked to never know?

«There is nothing absolute but doubt. When we doubt, we ask questions, we learn, we open our minds. In that case “I don’t know” is a very philosophical song.»

Un grazie sentito va alla prof.ssa Rosita Morabito, mia sorella, per il prezioso contributo offerto e la consulenza linguistica.

 

Gino Morabito

PDFStampa

Related posts