BOCCANEGRA TORNA IN LIVE A LA CLAQUE!

“La scuola dei cantautori genovesi nasce nella città della Lanterna fra la fine degli anni ‘50 e i primi anni ‘60 dagli influssi rock e jazz d’oltreoceano e gli chansonnier francesi. Racchiude al suo interno un gruppo di giovani amici con la passione per la musica d’autore che scelgono di incontrarsi ed esprimere insieme la poesia del racconto unita alla musica…

… per rappresentare la libertà, la riflessione individuale e l’amore terreno, privato di ogni retorica.”

Questa corrente artistica e di pensiero ha sicuramente avvolto Marco Buccellato, in arte Boccanegra, cantautore e chitarrista classe 1997 che, già dall’età di quindici anni, comincia a cimentarsi nella composizione di testi e musiche. Il progetto Boccanegra inizia a mettere radici proprio quando Marco, insieme a tre amici, decide di mettere su una band: con loro arrangia tutto ciò che compone in una sala prove, che prende il nome di Casa della Musica, intitolata a Marino Boccanegra, capitano della marina genovese. Lì il nostro collettivo si vede tutte le settimane per provare, confrontarsi, sperimentare. Dopo il liceo, però, il giovane Marco decide di intraprendere un percorso da solista, grazie al quale ha l’occasione di sperimentare sonorità e generi diversi, come il folk e l’indie pop a Maastricht in Olanda.

Arrivano i primi video su YouTube, che raccoglieranno ottimi risultati, fino al singolo “Zucchero candito”. In occasione del ritorno live per presentare “Novembre”, il primo Ep, già disponibile su Spotify, Musica Intorno ha voluto rivolgere qualche domanda all’artista genovese… nell’atmosfera speciale del palco de La Claque in Agorà: un concerto con la presenza di molti amici che hanno accompagnato Boccanegra lungo il suo percorso musicale.

Marco, come ci si sente a provare di nuovo con un gruppo?

«È una sensazione familiare: la ricerca musicale che ho svolto negli ultimi mesi si è incentrata sulla crescita e sulla creazione, più che sul live. Sono doppiamente contento di tornare sul palco con una band! Penso che il percorso da solista non escluda continuare ad essere un gruppo ma sia complementare ad esso.»

Che cosa intendi con “complementare”?

«Da solista si impara ad essere più esigenti con sé stessi, a curare il dettaglio e l’intimità stabilita con lo strumento. Sicuramente suonare in un ensamble rende più facile l’aspetto della realizzazione, dal momento che c’è un continuo scambio di idee e ogni componente del gruppo connota il brano con le proprie sonorità: in questo modo si costruisce un’opera complessivamente più varia e si imparano ad ascoltare gli altri.»

Come definiresti il tuo stile?

«Non ho una linea guida particolarmente segnata.

Più che di stile forse parlerei degli artisti che si mescolano nel calderone della musica che ho sempre ascoltato. Sin dall’infanzia ho tenuto modelli ben saldi, che emergono a intermittenza a seconda della circostanza: sto parlando del flamenco di Paco de Lucia, del brit indie rock di Arctic Monkeys e Mumford & Sons, del cantautorato di Paolo Conte…

La forma che il brano assume è del tutto funzionale a quello che vorrei esprimere e in maniera inconscia tutti questi artisti intervengono in maniera più o meno insistente. La qualità di una musica è indipendente dal genere, la veste che prende è dettata da elementi disparati, frutto della soggettività dell’autore.»

Il primo traguardo è stato raggiunto: l’Ep su Spotify. Perché hai deciso di intitolarlo “Novembre”?

«Il nome è legato dal singolo “Novembre 2015” che fa parte della raccolta ma non solo: novembre è un mese pieno di suggestioni che si avvertono sulla pelle: dal diminuire della luce al graduale ingresso del freddo nella quotidianità, dai colori tersi delle giornate alla notte sempre più lunga. È un periodo dell’anno che regala immagini particolari.»

Boccanegra torna in live! Che cosa dobbiamo aspettarci dal concerto a La Claque?

«Me lo domando anch’io. Le persone con me sul palco partono da background differenti. Mi incuriosiscono i Summit, gruppo di Como per la prima volta in trasferta a Genova, a scaldare l’apertura con ritmi a metà strada tra blues, funky e prog. Fra gli altri però anche visi noti (Francesco Sanguineti al basso e Tommaso Damasio alle percussioni), più qualche sorpresa…»

Già, il palco parlerà da sé… Prima di lasciarti andare però vorremmo sapere: se avessi la possibilità, con quale artista italiano ti piacerebbe collaborare?

«Incontrerei volentieri gli Eugenio in via di gioia, stanno emergendo con ritmi e testi originali, scavalcando sonorità che spopolano nel mondo indie-pop; mi piacerebbe suonare anche con Brunori, artista che ho conosciuto al festival Andersen di Sestri Levante l’estate scorsa: una persona molto gentile, oltre che un bravo cantautore; infine il grande Guccini e, perché no, i Maneskin!»

 

Matteo Caraffini

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