BARBARA FORIA, ICONA DI COLORADO E “QUEEN OF TRAP MUSIC”

Da anni una delle icone di Colorado, con i suoi personaggi e monologhi sulle donne e la vita di tutti i giorni, Barbara Foria, ha deciso di trasformarsi in un nuovo personaggio, Miss Baba Q, queen of trap music.

La stravagante cantante trap, decisamente sopra le righe, prende di mira la moda musicale del momento e il mondo social, fatto di apparenza, condivisioni, tag e tanta superficialità.

Nel video “Taggam o’cor”, l’artista napoletana ha voluto esasperare i luoghi comuni, sfoggiando una filosofia cool che suona come: “C’è una trappana in ognuno di noi”.

Musica Intorno si è fatta raccontare da dove nasce l’idea di questo nuovo personaggio e com’è Barbara Foria nel privato, con qualche piccola confessione sui progetti futuri dell’attrice.

Barbara, ma adesso sei anche cantante… che è successo?

«Ero a Milano, entro in un ristorante e c’era una coppia di ragazzi abbastanza stravaganti che esordiscono con: “Oddio, ma sei tu?! Ti volevamo fare i complimenti per la canzone. Hai spaccato, grandissima!. Io sono rimasta basita e ho pensato: “Ma allora ha funzionato!”. Certe volte, capita che le cose le faccia senza pensare alle possibili conseguenze.»

Dov’è nata l’idea?

«Lavorando a Rtl, “ubriacandomi” di musica. Era già da alcuni di anni che stava emergendo la trap nel panorama italiano e questo mezzo di comunicazione mi ha dato l’occasione di studiarla dall’interno. La vera ispirazione però l’ho avuta quando sono stata a Napoli, per eventi che seguiamo con la radio, e mi sono stupita di quello che stava accadendo proprio nella mia città, per esempio con Enzo Dong. Da lì si è accesa la lampadina, che artisticamente mi succede quando ho un’intuizione di pancia, com’era già accaduto in passato con il personaggio di “Chanel”. Mi è venuta l’idea di una parodia, rappresentata da questa cantante trap-pop, Miss Baba Q.»

Perché pensi che questo genere abbia riscontrato così tanto successo, soprattutto nei giovani?

«Credo riscuotano tutto questo successo perché molti appartenenti a quel modo musicale fanno credere che i propri testi siano una denuncia sociale, ma in realtà cantano alcuni argomenti che – agli occhi di un adolescente – possono risultare accattivanti. Ovviamente, bisogna fare una doverosa distinzione tra chi cavalca solamente l’onda con poca inventiva e chi invece lo fa in modo creativo, con idee e contenuti. Alcuni hanno avuto fortuna, come Miss Baba Q sentenzia: “Nella vita non ci vuole solo talento ma, per essere cool, ci vuole anche il ‘qiul’.”»

Che ne pensi della polemica dei giovani che sono facilmente influenzabili negativamente dai loro beniamini?

«Tutti noi ci siamo fatti influenzare dalla musica: alla fine dei Settanta c’era chi si “drogava” di “Questo piccolo grande amore”; negli Ottanta, invece, tutta una generazione al femminile, compresa la mia, è cresciuta con “prendi una donna trattala male”: ci ha condizionato un’esistenza! I testi crudi e gli stili di vita sopra le righe degli artisti ci sono sempre stati: ascoltavamo i Sex Pistols e Kurt Cobain, non è una novità! I ragazzini devono ascoltare la musica ma non devono vedere gli artisti come “influencer”. Io ho due nipoti di 13 anni e di 8, che sono di grande stimolo per me; mi hanno fatto conoscere tutto un mondo di cantanti, come Chadia Rodriguez: se non fosse per loro, avrei pensato fosse un’altra sorella di Belen (ride).»

A Napoli, questa influenza può essere ancora più delicata.

«I trapper napoletani parlano di argomenti forti, ma è una vera e propria denuncia: è un aspetto interessante e positivo; i ragazzi si identificano nei testi, dando voce a quartieri che chiamano aiuto.»

Che effetto ha avuto il tuo singolo sulla gente? C’è chi ha pensato fosse una canzone “seria”?

«La mia canzone è stata riarrangiata da chi è del settore, prodotta da Angapp music by TUPPI e SYNCRO e realizzato da Lucia Iuorio e GianMaria Tesauro. Suona molto professionale, nonostante si tratti di una parodia. Sui social si sono sbizzarriti con i commenti: molti ragazzini non hanno capito fosse una parodia, qualcun’altro più sveglio invece ha scritto: “Ha vinto lei se a 40 anni prende in giro chi ne ha 20 e fa più rime”. Nella realizzazione di “Taggam o’cor” abbiamo cercato di essere orecchiabili musicalmente, di arrivare in modo diretto, soprattutto per i tempi e il pubblico televisivo. Comunque sono contenta, perché, mal che vada, mi metto a fare la trapper. Verresti a un mio concerto?»

Il tuo personaggio si fa beffe anche dei social.

«Sì, perché quello che mi fa più paura è il messaggio che arriva ai ragazzi: se non hai la Gucci, l’orologio o i soldi, non sei nessuno. Questo meccanismo può far scattare una forma di frustrazione fortissima.»

Riposti i panni di Miss Baba Q, a casa che musica ascolti?

«Sono più per il pop, ma ascolto ogni genere, anche l’house. Quando arrivano le new hit in radio, le assorbo come una spugna e sono un po’ “tamarra”: mi piace il reggaeton e la latino-americana. Sono anche legatissima alla musica napoletana: quando ascolto Pino Daniele, piango e rido nello stesso momento.»

Una gran fetta del tuo pubblico, compreso me, è legata ai tuoi monologhi a Colorado.

«È il mio mondo! A teatro, con lo spettacolo “Euforia”, porto i miei monologhi: è un vero e proprio “one woman show”. Si apre il sipario e Barbara parla per due ore ininterrottamente.»

Dovessi scegliere tra teatro, televisione e cinema?

«Ti risponderei teatro. La televisione fa sì che le persone poi ti vengano a vedere a teatro. Il cinema lo piazzerei al terzo posto, ma sono più per “buona la prima”! Lo dico sempre: “Il teatro è dove vorrei morire”, perché non hai filtri. La gente che mi viene ad applaudire resta davvero esterrefatta, è una grande soddisfazione e una prova continua. È capitato già due volte che siano venuti a vedermi due registi e, senza il provino, mi abbiano offerto una parte per il cinema.»

A proposito di cinema, stanno per iniziare le riprese del nuovo film.

«Sì, sono davvero entusiasta! Si chiamerà “Burraco fatale: un cast tutto al femminile con nomi di prima grandezza come Claudia Gerini, Paola Minaccioni, Angela Finocchiaro, Caterina Guzzanti, per la regia di Luciana Gamba, che mi aveva già “provinato”, vedendomi a teatro.»

Per concludere questa piacevole chiacchierata, che messaggio vorrebbe lanciare Barbara Foria al nostro pubblico di lettori?

«Vorrei ricordare l’importanza della gavetta, del sudore, delle porte chiuse in faccia e dei locali con poche persone che ti ascoltano. Bisogna fare tanta esperienza, per durare nel tempo.»

 

Matteo Caraffini

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