YOUNG SIGNORINO: «SONO RIMASTO STREET»

Di Marco De Meo

Un performer unico, un provocatore che non si chiede se la sua musica potrebbe piacere. Lui la fa e secondo il suo istinto la compone, la canta, la mette su piazza. In un panorama musicale di rapper che abusano della parola per trovarci il virtuosismo, Young Signorino sceglie la semplicità, di partire da sé stesso, dalla sua giornata, come la vive. E la racconta con la musica.

È necessario andare oltre con Young Signorino. Oltre le sue convinzioni di essere figlio di Satana, oltre il suo rapporto con i fans, oltre quella strafottenza giovanile. Varcata la soglia di quella scorza, c’è un artista che non ha scelto lo star system come punto di arrivo ma è convinto che l’unico modo per arrivare al successo sia preservare la propria integrità artistica.

I testi delle sue canzoni sono minimali, fa un uso della parola quasi primordiale utilizzandone il suono per creare un’intenzione.

«Io sono uno che avrebbe potuto fare i grandi numeri, ma ho scelto di percorrere una strada diversa che rispettasse di più me stesso. Ho preferito fare così perché sento che è più autentico.»

L’artista è sempre impegnato a scrivere una minuziosa storia del futuro, perché è la sola persona che è consapevole della natura del presente, diceva Windham Lewis.

«La mia musica racconta la mia quotidianità. A differenza di alcuni colleghi trapper che scrivono di collane d’oro e vestiti firmati, a me piace raccontare la mia vita, affinché qualcuno possa rispecchiarcisi. In fondo è questa la realtà. Poi si sente se stai cantando qualcosa che non ti appartiene, la voce non mente.»

Sembra sia passato il periodo del dolore, ora le sue canzoni raccontano di stati d’animo più consapevoli.

«Mia moglie mi ha aiutato tantissimo. Da quando ci siamo conosciuti, mi ha restituito un forte senso della realtà e, nei momenti in cui mi bloccavo con la musica, lei c’era. Le ho dedicato molte canzoni, citandola talvolta come in “Jet” e in “Tramonto”. È come se prima di conoscerla fosse solo una specie di gioco fare musica, fantasticavo molto nello scrivere i miei testi. Da quando è arrivata lei mi sento più solido, molto più attaccato alla realtà.»            

L’ispirazione per un artista è ovunque, ogni singolo dettaglio può rappresentare il punto di partenza per iniziare qualcosa di nuovo.

«Scrivo ogni giorno, racconto quello che mi accade. Poi vado in studio, cerco un bit, lo metto a tempo e vedo che ne esce, se mi restituisce qualcosa.»

Tutto parte da un bit.

«Spesso prendo dei bit da ragazzi emergenti americani. Non lavoro con un solo producer, anche perché così ho più margine di controllo sulla mia musica. Solitamente un producer ti dà un bit e devi utilizzare quello. Poi dipende anche da quanta fretta ho di pubblicare un pezzo, alcune volte voglio realizzare un singolo e farlo uscire il giorno stesso.»

Il genio è per l’un percento ispirazione e per il novantanove percento sudore.

«Non ho vincoli musicali legati a una casa discografica, il mio lavoro lo svolgo completamente da solo. Le decisioni le prendo io e non voglio che nessuno metta bocca, né sulla mia musica né sulla mia immagine. Ho scoperto che è proprio questa libertà che mi fa realizzare la musica che mi piace.»

Le canzoni che possono avere successo si riconoscono già dalle prime note.

«In genere faccio ascoltare i miei take a qualche amico presente in studio, o al proprietario stesso. Meglio ancora se a persone che non c’entrano nulla col mondo musicale, perché danno un giudizio più oggettivo. Ma alla fine faccio sempre di testa mia.»

Il mocassino come simbolo per emergere.

«L’ho scelto per creare un contrasto. Un modo per dire “io sono diverso, indosso cose diverse”.»

Young Signorino arriva da YouTube ed è diretto alle origini.

«Voglio tornare ad essere quello che ero una volta, perché è ciò che ha dato vita alla mia arte.»

www.musicaintorno.it

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