“VITA D’ARTISTA”, IL MICROCOSMO DI SERENA BRANCALE

Con uno stile musicale demodé, ironico, romantico ma spiccatamente groovy, “Vita da artista” (Avarello Music Srl), evidenzia le sfaccettature del microcosmo di Serena Brancale.

Sono sufficienti cinquanta minuti per raccontarsi mediante un album “libero”: cantautorale nel contenuto e jazz nella forma. Quest’ultima opera musicale segue il concept di un disco anni ‘80, una live session svizzera di soli tre giorni che conserva la freschezza della prima take.

La cantante originaria di Bari è una delle voci più talentuose della scena musicale del nostro Belpaese. Con le sue performance in tutta Italia promuove un progetto musicale a suo nome che la vede sul palco come cantante, musicista e arrangiatrice. Dopo numerose presenze in festival e club rinomati, collabora con Michele Torpedine (storico manager di Bocelli, Zucchero, Giorgia, Il Volo) con il quale sigilla il suo primo lavoro discografico dal titolo “Galleggiare” e partecipa al Festival di Sanremo 2015, riscuotendo grande successo di pubblico e di critica giornalistica.

Non possono mancare poi le grandi collaborazioni artistiche: dal tour con Mario Biondi e Il Volo, al progetto “Soulenco” con il batterista messicano Israel Varela, fino ad arrivare a Stefano Di Battista special guest del Serena Brancale 4tet. Musica intorno si è confrontata con Serena Brancale in una piacevole chiacchierata. Ed ecco quello che è emerso.

Serena, quale aspetto della tua vita in particolare hai voluto raccontare?

«Una vita disordinata, imprevedibile. La vita che ho sempre desiderato, quella che ti lascia a bocca aperta.»

La peculiarità del cantautore è nel vivere emozioni e raccontare a chi lo ascolta il personale sentimento. Come riesci a coinvolgere il tuo pubblico?

«Sono molto impulsiva, non seguo un canovaccio, mi faccio trainare dagli sguardi del pubblico e dai loro feedback. Cerco un dialogo, non mi chiudo quando canto, anzi guardo molto negli occhi.»

Gli anni ‘80 in che modo incidono nella composizione della tua musica?

«In questo disco hanno inciso molto. Ho sempre ascoltato questa musica da bambina grazie ai miei genitori e ho cercato nell’ultimo lavoro di dare un’impronta vecchio stile.»

La creatività si traduce nella musica con riflessioni di vita. Qual è il tuo approccio nella composizione di una melodia?

«Ascolto molte melodie ma non sempre scrivo pensando a questo. Scrivo anche per idee di groove. Durante la scrittura sono divisa in due da questi aspetti.»

Pop, jazz, rock sono generi musicali che rispecchiano una filosofia di vita. Quali sono le differenze significative che consideri fondamentali?

«Non ci sono differenze, quando immagini le differenze crei dei generi e i generi non mi sono mai piaciuti. Credo nelle influenze e nelle sonorità.»

La tua personalità artistica in che modo è tratteggiata dal valore romantico?

«È molto importante l’amore nella mia vita, mi regala forti emozioni ed è più facile così lasciarsi andare all’ispirazione.»

 

I cambiamenti del XXI secolo come influenzano le tue composizioni musicali?

«Sono molto curiosa e mi informo su ciò che è di tendenza. Riesco a dare la giusta attenzione a questo aspetto perché nelle mie canzoni mi interessa mantenere la cultura del cantautorato italiano. Mi rifaccio molto a Edoardo De Crescenzo, Pino Daniele, Fabio Concato, Luico Dalla.»

Da donna in “a man’s man’s man’s world”, come vivi quello che non va? Quali soluzioni proporresti per rendere il mondo un posto migliore in cui vivere?

«Ascoltarsi di più, dedicare più tempo a sé stessi invece di guardarci e notare tutte le nostre diversità.»

 

Francesco Fravolini

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