VANESSA BENELLI MOSELL, L’UNICA

Talento, passione, fortuna. Improvvisando quella che potrebbe essere la formula vincente che le ha permesso di raggiungere risultati così prestigiosi. Al quinto disco per Decca Italia, Vanessa Benelli Mosell è il nome emergente della scena classica internazionale. Diva del piano, ex enfant prodige, allieva di Stockhausen. Tentata ineluttabilmente dalla perfezione, ambisce soltanto ad essere sé stessa: l’unica.

Vanessa Benelli Mosell sorprende ancora con un nuovo album dedicato all’opera italiana e alle sue rivisitazioni per pianoforte, da Gioachino Rossini a Paul Wittgenstein, in un viaggio nella musica di oltre due secoli.

«Ho cominciato a conoscere l’opera all’età di cinque anni. Da lì mi sono appassionata al mondo della musica: i retroscena, i dietro le quinte, le esercitazioni e poi ancora la possibilità di lavorare a stretto contatto con i cantanti, i direttori d’orchestra, i musicisti, i costumisti, gli scenografi… Nel mio nuovo lavoro ho voluto rendere omaggio all’opera, attraverso le trascrizioni per pianoforte di virtuosi come Liszt, Chopin, Wittgenstein. In questo percorso di oltre due secoli ho scelto i brani in funzione delle trascrizioni migliori, a fronte di un immenso repertorio artistico tutto da riscoprire in concerto. Poiché la meta ultima del viaggio è l’ascoltatore, il pubblico.»

L’approdo è italiano, come italiana è la grande opera da sempre considerata un punto di riferimento apprezzatissimo ovunque nel mondo. Casta Diva è il cantabile della cavatina della protagonista nella Norma, la pagina più celebre composta dal catanese Vincenzo Bellini.

«Casta Diva è un’aria che conoscono tutti e questo vuole essere anche l’emblema del mio disco: è rivolto agli appassionati dell’opera, a quelli di pianoforte e a quanti si stanno avvicinando alla musica classica anche adesso, proprio grazie a Casta Diva.»

 

Il nuovo disco di Vanessa ci guida in una scelta di dodici brani, tutti per pianoforte solo. La trascrizione, o la rielaborazione, di temi operistici nacque e si sviluppò con un duplice scopo: da un lato portare alla gente e in luoghi dove un allestimento teatrale era impraticabile musiche conosciute e apprezzate dal pubblico, dall’altro esaltare il virtuosismo e la fantasia di grandi compositori e divi dello strumento. Oggi, in tempi diversi in cui comunicare e viaggiare è molto più semplice, il primo scopo ha ormai perso la sua funzione, ma rimane la validità e l’importanza del secondo.

«Il virtuosismo è un divertimento, sia per il pubblico, sia per chi suona. All’interno di tutti i passaggi virtuosistici c’è musica! Il suo fine ultimo è dunque esaltarne l’espressività, la bellezza, la profondità.»

Dopo Cage, Olivier Messiaen, Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen e altri ancora, dalla metà circa del ‘900, il pianoforte si è dimostrato progressivamente sempre meno al centro dell’interesse dei compositori. Che sia in atto un lento processo di disinnesco, così come capita ad HAL, l’onnipotente computer/padrone nel film di Stanley Kubrick 2001: Odissea nello spazio?

«Il pianoforte è ancora oggi l’unico strumento esistente in grado di ricreare canto e orchestra allo stesso tempo. È e rimane un mezzo estremamente democratico per far conoscere al grande pubblico quelle arie che magari ha già sentito alla radio, in uno spot televisivo, nelle suonerie dei cellulari… Melodie bellissime da riscoprire più facilmente attraverso un magnifico strumento come il pianoforte.»

La Benelli Mosell è rinomata a livello mondiale per le performance dei Klavierstuecke per pianoforte di Stockhausen. A seguito di una sua registrazione dei Klavierstuecke I-IV, viene invitata dal compositore in persona a studiare con lui, sostenendo in seguito che Vanessa abbia “il potere di far apprezzare la sua musica”.

«La musica è tutta la mia vita. Me ne sono innamorata ancor prima di nascere, perché mia madre la ascoltava sempre quand’era incinta. Poi, a tre anni, mi portò a vedere Boris Godunov di Musorgskij, che – diciamola tutta – è un’opera abbastanza ostica. Soprattutto per una bimba di quell’età. Invece, stando ai racconti che mi fecero in seguito, fui attentissima per tutto il tempo, seduta sulle sue ginocchia, mentre mi raccontava la storia all’orecchio. Mi sono innamorata dell’opera, della musica… che ha la capacità di sormontare le barriere mentali. La musica è un linguaggio che ognuno, in tutto il mondo, riesce a comprendere. È sempre diversa, parla al pubblico in un modo sempre nuovo e originale. Non c’è potere più grande!»

Lo straordinario potere di riuscire a toccare il cuore di tutti. Di ogni estrazione sociale, lingua, nazionalità, religione. Il grande sogno di una giovane pianista di fama internazionale che, guardando alla ragazzina degli esordi, continua a ripeterle lo stesso ammonimento.

«Essere autentici, quando si è artisti, è tutto. Ed è quello mi ha guidato sulla strada giusta. Quando ho capito di non voler indossare i panni di altri… Essere soltanto me stessa: Vanessa Benelli Mosell, l’unica.»

 

Gino Morabito

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