VALENTINA PARISSE, AUTRICE DI EMOZIONI

Un turbine di energia e positività. Valentina Parisse è una cantante e autrice coraggiosa, determinata, che ama profondamente la musica, tanto da definirla il proprio “rifugio”.

Artista poliedrica dal background ricco e variegato, ha lavorato con i vincitori dei Grammy, suonato con Phil Palmer, cantato davanti a Bruce Springsteen. In un confronto dai toni amicali, dove non sono mancate le piccole confessioni, Valentina Parisse ci ha regalato uno spaccato di umanità, simpatia e musica a tuttotondo.

L’ultimo singolo di Valentina Parisse racconta le sensazioni contraddittorie degli uomini in balia di eventi imprevedibili.

«Ogni bene è una canzone alla quale sono molto legata, perché, essendo autrice dei miei testi, c’è sempre qualcosa di personale al loro interno. Ma quello che di Ogni bene amo particolarmente è questa sorta di riassunto di tante piccole cose ed esperienze. È un brano che mi rispecchia tantissimo nelle parole e nella musica.»

Ogni bene è un modo per chiudere una storia sentimentale, proteggendosi.

«In certe relazioni, nonostante si sia condiviso un sacco di tempo, di belle esperienze, di affetto, di amore… si arriva ad un punto nel quale non si può più stare insieme. L’intento espresso nel brano Ogni bene era riuscire a separarsi, a dirsi addio, proteggendo il bene che ci si è voluti: separarsi augurando ogni bene, ma prendendo ognuno la propria strada. Questo è anche un modo per allontanarsi dalla sofferenza, per metabolizzare l’allontanamento e pensare finalmente solo a sé stessi e al proprio di bene.»

Spesso le storie sentimentali prendono una piega inaspettata, ci si trova davanti una persona che si pensava completamente diversa. Non si è neanche preparati ad un certo tipo di atteggiamento.

«Ahimè sì, è capitato anche a me e non è stato per niente facile. È stato anzi un momento molto difficile della mia vita, anche perché ero giovanissima. È come ritrovarsi ad affrontare una montagna da scalare a mani nude.»

Il rifugio potrebbe essere la musica, come fosse terapeutica.

«La musica mi ha salvato, mi ci sono aggrappata con le unghie e con i denti e devo dire che sono stata molto fortunata. Lavorativamente parlando, non mi sono mai trovata in circostanze negative, anzi ho conosciuto persone che mi hanno incoraggiata, rispettata, anche se non è facile. Essendo una donna, il percorso è cento volte più difficile, come in ogni ambito professionale…»

Uno dei fortunati sodalizi artistici è quello con Space One, partner in Ogni bene.

«Lo stimavo molto. Grazie al programma All together now, ci siamo conosciuti meglio. Stavo scrivendo Ogni bene durante l’ultima edizione, che ci ha visti colleghi, e gliene ho parlato: “Mi piacerebbe un sacco che tu l’ascoltassi.”. E lui mi ha risposto: “Manda!”. Dopo pochissimo mi ha mandato le barre.»

Anche All together now ha risentito dei cambiamenti imprescindibili dettati dal Covid-19.

«C’è stato un cambiamento bello grosso! Quando mi rivedo da casa sembra come se avessimo realizzato un’impresa eroica: è un successo per tutti noi, per tutti quelli che hanno partecipato al progetto. II telespettatore vede solo due ore di spettacolo, ma dietro ci sono giorni di prove, lunghissime pause. Abbiamo lavorato in totale sicurezza, facendo tutti i dovuti tamponi, ma sentivamo la pressione data da tutte le notizie e dal subbuglio esterno, il brusio di ciò che sta succedendo ancora oggi… In quest’ultima edizione così particolare abbiamo speso davvero tutte le nostre energie.»

All together now è una gara, ma traspare una solidarietà spiccata, uno spirito di condivisione tangibile.

«Nel programma c’è molta voglia di leggerezza ma anche una reale passione per la musica. Da parte dei concorrenti c’è il desiderio di migliorarsi, grazie ai consigli di noi giudici, che sono propositivi, mai distruttivi. Anche questo è un fiore all’occhiello di questo show musicale, che è diverso dagli altri talent che invece tendono ad essere più aggressivi.»

Un’opportunità artistica che non sarebbe stata nelle corde di Valentina Parisse, se avesse dovuto vivere l’esperienza da concorrente.

«Il talent non è mai stata la mia strada. Credo profondamente nei brani che scrivo e l’idea di non avere questo tipo di libertà non mi piace. Inoltre sono piuttosto riservata e, in alcuni tipi di talent, noto un’insistenza particolare e una curiosità quasi morbosa verso la sfera privata delle persone. E questo non fa per me.»

Una vetrina in cui l’abito sembra fare il monaco, dove conta molto avere un bell’aspetto e il look giusto. Anche nel mercato discografico.

«Non mi interessa molto, non ci faccio caso. Mi piace solo quando il look di un personaggio è al servizio di un certo tipo di intrattenimento, o lo si realizza in funzione di una canzone e del video. Quando penso all’uso ideale della propria immagine, penso a David Bowie: quello sì mi fa volare! Più del bel viso e dell’abito è importante sentirsi a proprio agio. Quando un artista riesce a proporsi in modo da essere di ispirazione, mostrando magari anche la sua creatività, allora sì che è interessante e costruttivo, ha un senso.»

La nostra Valentina Parisse sicuramente ci ha ispirato, donandoci tanti pezzetti di sé atti a comporre un puzzle in costante evoluzione, ma sempre genuino, avvincente, radioso.

 

Eleonora Tredici

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