SIMONE DA PRA, COME RINASCERE DALLA MUSICA

Simone Da Pra 01_musicaintorno“Passerà è cadere 100 volte e alzarci 101”

Nel piccolo paese di Pieve di Cadore (BL) Simone Da Pra inizia a fare musica quasi per gioco. Registra i suoi primi brani sotto pseudonimo, debuttando nell’ambiente del rap italiano nel 2006 con il disco “Vita di ragazzi di oggi”.

Nel 2015, utilizzando il suo vero nome, pubblica “Libero”, EP che include i brani “Potrei essere proprio lei” e “L’amore è amore”. Dal 30 marzo di quest’anno è in rotazione radiofonica il suo ultimo singolo “Passerà”, che accoglie sempre più consensi dal pubblico e dalla critica.

Questa biografia fatta di vittorie e successi personali è costruita però dalle difficoltà e dal dolore. Sì, perché dietro a ogni sua canzone Simone Da Pra lancia un messaggio concreto, ovvero quello di non perdere mai le speranze e la forza di ricominciare a vivere e a sognare. Ce lo spiega meglio lo stesso cantautore veneto, che si racconta nell’intervista rilasciata a Musica Intorno.

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Ciao Simone, come stai? Come va, sia a livello personale, sia per quanto riguarda il tuo lavoro musicale?

«È sempre bello iniziare un’intervista così. Come dico sempre “come stai?” non interessa più a nessuno: è un po’ un dramma della società attuale. Io sto molto meglio, in quanto ho attraversato un brutto periodo, che poi è stato il periodo in cui è nato “Passerà”. Oggi, grazie al brano, grazie alla forza che ho trovato in me, sono riuscito a guardare avanti e sto sicuramente molto meglio.

La musica come sempre è un aiuto. Per un lungo periodo non riuscivo a fare musica, anche perché ogni cosa che scrivevo era negativa e mi sono detto che, se era questo il tipo di musica che dovevo fare, era meglio non farla. Sono stato fermo per 3 anni ma adesso sono tornato.»

È uscito il singolo “Passerà”. Ci racconteresti come è nato?

«“Passerà” è cadere 100 volte e rialzarsi 101. Nasce in un momento molto difficile per me. Avevo da poco perso mio nonno, che era per me una famiglia. La perdita è stata molto grave, ma non c’è stato solo questo. È successo inoltre che, invece di trovare appoggio, ho trovato solo critiche. Tutto questo ha fatto nascere la canzone. È il motivo per cui l’ho dedicata a tutte le vittime di bullismo e di violenza, compresa quella verbale, che cambia il modo di vivere. E questo è “Passerà”.»

Ricordiamo un altro brano molto toccante, “Potrei essere lei”, che nasce da un’altra vicenda molto personale.

«C’è stato un primo mutamento, perché per tantissimi anni in cui ho fatto musica, ho utilizzato uno pseudonimo, nascondendomi. Con “Potrei essere lei” ho un po’ aperto quello che sono veramente. In realtà quando l’ho creata non sapevo cosa stessi facendo; l’ho fatto perché sentivo di scrivere una canzone su quell’argomento e questo mi ha portato ad aprirmi e ad accettare tutto. Mi sono ritrovato a parlare di questo in pubblico, cosa che non mi sarei mai aspettato perché non ho mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno. La musica è stata una tappa fondamentale, non tanto come artista quanto come persona. Penso che un argomento difficile debba essere trattato maggiormente (per esempio nel 2015 ho pubblicato la canzone “L’amore è amore” che tratta dell’omofobia). Nella musica si sente parlar poco di argomenti del genere, e invece secondo me dovrebbe parlare di cose importanti. Una volta era così, oggi invece no. Non dico che le canzoni debbano avere per forza uno stampo sociale, ma che comunque una buona parte di queste dovrebbe trattare di argomenti importanti.»

Adesso stai pensando a dei nuovi progetti, a un nuovo brano o all’uscita di un’altra vera e propria produzione discografica?

«Quando ho registrato “Passerà” avevo in mente di fare un EP di 5-6 brani, poi in studio ci abbiamo ragionato bene e abbiamo deciso di fare semplicemente un singolo. Effettivamente oggi, se ci ripenso, è stata senza dubbio la scelta giusta. Non volevo addossarmi troppe ansie. Uno scalino alla volta. Ovviamente spero di produrre presto un album anche perché “Passerà” mi ha dato motivazione e molti riscontri positivi. Sono convinto che in una notte nascerà una nuova canzone e spero succeda presto.»

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Ultima domanda, ma non meno importante: come nasce la tua passione e quali sono i messaggi che vorresti esprimere e far arrivare agli ascoltatori?

«Ho iniziato a fare musica un po’ per gioco. Nasco in un piccolo paese di montagna dove non c’è molto da fare e quindi mi sono un po’ inventato questa “cosa”. Non avrei mai pensato a distanza di così tanti anni di ritrovarmi ancora qui. Poi la musica è cambiata, sono cambiati gli argomenti, è cambiato tutto e sicuramente i messaggi secondo me sono la parte più interessante. Io preferisco scrivere che cantare. Quando fai musica hai degli ascoltatori e a volte c’è un pubblico molto più grande che magari vorrebbe canzoni più leggere e che facciano ballare: questo un po’ ti tenta. Ma poi mi dico che, se faccio un altro tipo di musica poi mi stanco, perché è bello avere sempre più ascoltatori ma lo è con quello che ti piace veramente. A me piace veramente comunicare, portare un messaggio, raccontare storie della gente e per la gente.»

 

Micaela Cavestro

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