RAF, L’INEVITABILE FOLLIA CHIAMATA VITA

Di Gino Morabito

Se non avesse fatto il musicista, non avrebbe avuto un’alternativa altrettanto valida. Gli studi di architettura interrotti, la vocazione scoperta a Londra, l’incontro con Bigazzi, che gli vale i primi passi della carriera.

Un percorso artistico, quello di Raf, costellato di grandi soddisfazioni e riconoscimenti. Attestati di stima profonda e affetto da parte di un pubblico che torna ad ascoltare dal vivo una tra le più belle voci e firme della discografia italiana. Così contemporanea e vivida anche nella nuova scena attuale e che non smette mai di cantare l’inevitabile follia chiamata vita.

Protagonista nei prestigiosi palchi dei teatri italiani, Raf porta in giro La mia casa tour 2023 per tredici imperdibili appuntamenti live. La tournée attraverserà tutta Italia, da Nord a Sud, e farà tappa a Crema, Sanremo, Udine, Bologna, Torino, Taranto, Bari, Roma, Milano, Firenze, Trento, Napoli, Padova e a Pescara.

Un concept.

«Mi ero messo a scrivere, con Cosimo Damiano Damato, un possibile film, anche dai risvolti un po’ strampalati con una comicità nonsense. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato da me. Però c’erano delle scadenze da rispettare, sia per il tour che per l’album nuovo, e alla fine “La mia casa” è diventato un progetto più vasto, che comprende tutto questo.»

A casa tutti bene?

«È una domanda molto frequente e spesso soltanto formale che indica quanto l’armonia dello spazio domestico e delle persone e animali con i quali lo condividiamo sia fondamentale per il nostro stesso benessere.»

Immaginando di allargare il concetto all’intero pianeta Terra, l’equazione rimane sempre la stessa.

«È un’illusione credere di poter stare bene se ci curiamo solo di noi stessi, con quel poco o tanto che possediamo. Mentre mostriamo scarsa empatia verso milioni di persone costantemente in condizioni di sofferenza, nessun interesse nei confronti di una maggiore sostenibilità e nessun impegno concreto nel tentare di contrastare il cambiamento climatico in atto. Stiamo bene solo se a casa tutto va bene. La mia casa, la nostra casa è l’universo in cui viviamo.»

Quando ti muovi su un terreno familiare tutte le ansie, la paura e la timidezza scompaiono.

«Musicalmente parlando, in questo 2023 i teatri torneranno a essere “La mia casa” con nuove sonorità, nuove canzoni. Musica e parole con l’energia e le emozioni di sempre.»

La dichiarazione di intenti di un “addetto alla musica”, come lo stesso Raffaele Riefoli ama definirsi. Con alle spalle un vasto repertorio che ne completa la personalità e il lavoro di decenni. Da quel lontano ‘84 di Self control quando incideva in inglese.

«Quando mi rivedo nelle esibizioni dov’ero più giovane provo un po’ di imbarazzo. Poi non è sempre uguale, magari c’è un video in cui ero vestito esageratamente anni Ottanta, in altri invece ero meglio. “Self control” nasce come un pezzo rock. Una mia idea con i Cafè Caracas: volevo infatti proporla, metterla su, ma poi è rimasta nel cassetto. Se ricordate il riff di quella canzone, vi renderete conto che è un riff classico da chitarra rock. Dopo abbiamo pensato di farne un pezzo dance che avrebbe dovuto cantare qualcun altro, non io. Poi mi hanno convinto.»

Un rivoluzionario che cerca di fare la sua piccola rivoluzione ogni giorno, è questo il manifesto di Raf.

«Non si tratta, però, di un ribelle a tutti i costi, con quell’atteggiamento tipico del ragazzo – e parlo di me anni fa – che non accettava compromessi di alcun tipo. L’unica strada possibile, per fare una rivoluzione che abbia senso, è quella di cominciare a cambiare sé stessi, anche all’interno di un mondo fatto di regole che non ci piacciono.»

Un visionario che si muove danzando in un cielo di musica.

«Sono un visionario perché ho questa forma adolescenziale (la definisco tale ma non per squalificarla) legata a quell’idea romantica del sogno e della speranza. Se, chi detiene il potere, rimanesse adolescente, bambino, probabilmente il mondo sarebbe migliore. E, quel mondo, cerco di cantarlo nelle mie canzoni.»

Non solo Ti pretendo.

«… “Sei la più bella del mondo”, “Il battito animale”, “Cosa resterà degli anni ‘80”… Non solo love songs o canzoni a sfondo sociale ma disimpegnate. Tante volte ho detto verità difficili da digerire, come ne “La prova”, che è un disco meno conosciuto, nel quale mi sono riappropriato di tematiche musicali ma anche “filosofiche” che in passato erano state solo sfiorate.»

È il 1987 quando scrive Si può dare di più e vince la via del cambiamento e della possibilità. Ma oggi quel sentiero è diventato più che mai tortuoso.

«Stiamo andando verso una strada senza ritorno, però nutro la speranza che gli extraterrestri ci riportino sulla retta via. Potrebbero essere anche degli umani che vivono come noi: lo sono stati Gandhi, Gesù Cristo, i Beatles. Credo che, un giorno o l’altro, degli esseri come loro ci faranno intravedere la luce in fondo al tunnel, liberandoci da questa folle corsa.»

Siamo una generazione alla quale è stato dato qualcosa e poi è stato tolto.

«Siamo arrabbiati, scontenti. Bisognerebbe fare un’inversione di tendenza dei propri comportamenti. Comprendere quali siano le nostre reali soddisfazioni, cosa ci renda felici. Perché ci siamo abituati a credere di esserlo con cose che, in realtà, non ci fanno raggiungere la felicità autentica.»

Bisogna cercare di tirare fuori i nostri figli da quel vuoto esistenziale che c’è.

«Metterli in guardia da quella carenza di ideologie e ideali che, per quanto sbagliati possano essere stati in passato, erano pur sempre qualcosa che univa le persone, portando i giovani ad assumersi un impegno all’interno della società. Non si possono trascorrere giornate intere sui social e a chattare con lo smartphone, esercizio inutile e dannoso che può diventare una droga!»

L’inevitabile follia chiamata vita.

«Non mi stancherò mai di amare follemente il mondo in cui vivo e le persone che mi stanno accanto. Mia moglie e i miei figli per primi.»

www.musicaintorno.it

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