NINO D’ANGELO, UN MIRACOLO DEL POPOLO

Nino D'Angelo 01_musicaintorno«Non si nasce per restare uguali nel tempo, si nasce per crescere»

È stato caschetto biondo, un jeans e una maglietta, scugnizzo a New York e mille altre declinazioni per la stessa personalità artistica di Nino D’Angelo.

Istrionico e dal talento versatile, negli anni ha saputo cambiare pelle e rinnovarsi, pur rimanendo fedele a sé stesso: quel “ragazzo della Curva B” che lo ha riscattato da una probabile vita da “scammazzato” – come dichiara a Musica Intorno, da sconfitto. Cantautore, attore, compositore, sceneggiatore, regista, all’anagrafe Gaetano, è per tutti il Nino nazionale, che spera ancora nella sua Napoli e nella nostra bella Italia; crede che un giorno possano diventare migliori, grazie al potere curativo e salvifico della cultura. Festeggia i suoi primi 60 anni con degli show-evento, spettacoli unici nel loro genere, da condividere con chi, già dal 1976, ha contribuito a quel riscatto umano e artistico, decretandone il successo: «Sono un miracolo del popolo. Non bastano talento e passione, c’è bisogno del pubblico» parola di Nino D’Angelo.

Grandi show-evento per festeggiare i tuoi 60 anni: grande festa, grande affetto, grandi rinunce… Qual è il sacrificio più grande di quel ragazzo senza giacca e cravatta, per diventare Nino D’Angelo?

«Sono nato fra quelli che non devono vincere mai, che non hanno voce. Sto sempre con loro, ma ora ho più voce degli altri e do questa voce alle persone che mi hanno aiutato. Sono un miracolo del popolo. Non bastano talento e passione, c’è bisogno del pubblico.»

Per contro, invece, quale la tattica di gioco che, nel tuo percorso umano e artistico, ha reso “quel ragazzo della Curva B” un vincente?

«Sono sempre il “ragazzo della Curva B”. Non rinnego il mio passato: da cantante ai matrimoni sono arrivato all’Olympia di Parigi, al San Carlo, il tempio napoletano della lirica. A 20 anni avevo il caschetto biondo, diventato poi un simbolo degli anni Ottanta e amato ancor oggi. Senza “quel” ragazzo sarei rimasto tra gli “scamazzati”, tra gli sconfitti. Grazie a lui invece ho pareggiato, se non vinto; sono cresciuto e non solo in senso economico.»

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A proposito di percorso artistico, di recente sei stato impegnato come autore della colonna sonora del dramma poliziesco “Falchi” e ti è stata affidata la direzione artistica del “teatro del popolo”.

«Non si nasce per restare uguali nel tempo, si nasce per crescere. Il mio viaggio è iniziato in teatro: sono partito da Mario Merola, poi sono arrivato a scoprire Sergio Bruni e da lì Peter Gabriel, un gigante che, senza saperlo, mi ha fatto scoprire un sacco di musica fantastica e mi ha ispirato molto. È per questa voglia di cambiare, per la mia curiosità che oggi mi trovo a non essere soltanto un cantante, ma anche il direttore artistico di un teatro, il Trianon di Napoli.»

“Tra terra e stelle”, Nino, ti viene concesso in dono un potere magico. Solo per un giorno. Quale sarebbe e che uso ne faresti?

«Rivedere la gioia che sprizzavano gli occhi di mia madre il giorno che le regalai la casa. Grazie a Dio sono un uomo fortunato che non ha bisogno di niente. Sono un marito innamorato e un padre che ha imparato dai figli: tante volte ho chiesto loro il significato di una parola. Ecco, più che un regalo, ho un desiderio: vedere Napoli e questo Paese migliori di adesso, sfruttando il potere della cultura

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Per l’estate che consigli, un jeans e una maglietta?

«(Sorride Nino e gli si illumina il volto, ndr) Di venire ai miei concerti. Ci sarà da divertirsi.»

 

Gino Morabito

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