“NETWORK ‘ON AIR!’, LA RADIO A TEMPO DI SOCIAL”, ON SHARING ALESSANDRO GRECO

La radio, uno dei più amati mezzi di comunicazione di massa, sembra non volere invecchiare!

Sebbene la diffusione del web lasciasse ipotizzare una flessione al ribasso di ascolti, giunta alla soglia dei 125 anni, l’invenzione di Marconi è, di fatto, più viva che mai!

Sarà per una questione affettiva o perché magari, come canta Eugenio Finardi, “lascia liberi di pensare”, gli italiani, oggi come ieri, adorano l’abitudine di sintonizzarsi sulle proprie frequenze del cuore. Ma com’è cambiata la radio con l’avvento dei social network? Quali le evoluzioni subite e quante le migliorie apportate?

Musica Intorno lancia la rubrica

“Network ‘On air!’, la radio a tempo di social”!

Una serie di approfondimenti inediti nei quali – tra vizi e virtù – le “voci note” di alcuni dei conduttori radiofonici più amati si confrontano sul mondo della comunicazione via etere, condividendo il proprio “essere”: aneddoti gustosi, confessioni tra le righe, pensieri inconfessati… a delineare il lato più umano di ciascun ospite.

Ma attenzione! Sarà proprio il protagonista della “puntata” a dare continuità alla rubrica, grazie alla sua insindacabile nomination: ogni intervistato, infatti, chiamerà in causa un collega, coinvolgendolo così simpaticamente nel gioco.

Apripista della nostra inchiesta è un vero e proprio vulcano di parole e simpatia; un personaggio con il quale sembra ancora possibile stupirsi delle piccole cose del quotidiano, chiacchierando amabilmente di famiglia, passioni e buona cucina, come si farebbe con l’amico di sempre o con il vicino di casa: su Network ‘On air!’ c’è Alessandro Greco!

Volto noto al grande pubblico, i ruoli si ribaltano subito, ritrovandomi a rispondere alle sue domande su un noto ristorante del mio paese, Pietravairano, tappa obbligata quando si trovava a passare da quelle parti e presso il quale mangiò, la prima volta, accompagnato da Fred Bongusto. Il registro cambia, accennando ai sacrifici fatti, quando, partito da Taranto – sua città di origine – poco più che ragazzino, raggiunse Roma con il cuore pieno di sogni da esaudire. Ci emozioniamo parlando di fede e degli avvenimenti sincronici e inaspettati della vita, come l’incontro con la moglie Beatrice, che rimandano al volere di un Dio benevolo e amorevole.

Ricorda l’entusiasmo di un giovane appena venticinquenne al quale proposero la conduzione di Furore. Mi fa ridere come una bambina, mentre mi racconta di quella volta in cui Rosita Celentano – scrutandogli la mimica identica a quella di papà Adriano, durante un’imitazione – gli disse sbalordita che poteva considerarlo quasi una persona di famiglia: “Stai a vedere che spunta fuori che sono un figlio segreto di Adriano?”, ironizzando con quella sua risata contagiosa. Dulcis in fundo, da amanti della buona tavola, concludiamo la nostra piacevolissima conversazione decantando la bontà del parrozzo, dolce tipico abruzzese che Alessandro conosce bene, poiché di madre originaria di Tagliacozzo…

Sono riuscita a incuriosirvi? Cominciamo!

Alessandro, qual è la differenza sostanziale tra il conduttore radiofonico come te lo immaginavi e il tuo lavoro nella realtà?

«Vedi, di estrazione non sono propriamente un radiofonico: da ragazzo mi interessavo più che altro di spettacoli itineranti ma ho sfiorato la realtà delle radio locali a Taranto, mia città di origine. La notorietà è arrivata nel 1997 con Furore. Ho fatto il percorso inverso rispetto a quello che si fa solitamente, perché, in genere, dalla radio si passa alla tivù. Posso dirti, però, che, in base alle mie esperienze precedenti, le difficoltà maggiori le ho incontrate nel rispetto dei tempi ristrettissimi della radio odierna. Mentre in tivù si hanno a disposizione dei tempi più dilatati e gestibili, in radio devi attenerti categoricamente a pochi minuti, a volte secondi, al fine di non commettere errori e su questo inizialmente ho dovuto lavorare parecchio. Quando nel 2008 fui chiamato dal patron di RTL 102.5, Lorenzo Suraci, mi disse che – a suo avviso – il mio modo di interagire con il pubblico, il mio modo di parlare e la mia voce (peculiarità che lo aveva maggiormente colpito) potevano essere congeniali con il lavoro in radio ma che bisognava capire se ci fosse un effettivo riscontro in ascolti. Mi propose un programma di 2 ore settimanali al sabato. In realtà, ho trovato il meccanismo di RTL 102.5 molto congeniale con le mie caratteristiche da televisivo, anche per la funzione della radiovisione: RTL è la prima e, ad oggi, l’unica radio che trasmette in radiovisione 24 su 24! In maniera molto naturale ho cercato di portare sempre me stesso e le mie peculiarità da conduttore in radio e pare che il pubblico apprezzi.»

Agli esordi delle prime radio libere, l’impasse più fastidioso poteva essere rappresentato da un vinile che gracchiava o da un’audiocassetta che si inceppava. Col passaggio al digitale cosa può risultare motivo di imbarazzo durante la trasmissione?

«Un errore madornale in radio è il non riuscire a rispettare il clock o, come si dice in gergo, beccare un jingle nei denti – cioè continuare a parlare quando parte un jingle – oppure non riuscire a terminare una frase quando partono le prime note di una canzone o della pubblicità; non riuscire a rispettare la rampa al rientro dalla pubblicità stessa… insomma, ritorniamo sulla questione dei tempi ristrettissimi. Diciamo che la paura di commettere queste gaffes c’era maggiormente all’inizio quando ho cominciato ed è capitato anche di sbagliare ma adesso sono dei meccanismi talmente acquisiti che risultano naturali.»

Il mondo della radio è cambiato, anche il modo di fruire la musica. Quanto i social – in senso lato – hanno influito in questo cambiamento e cosa (ammesso che ci sia qualcosa) vorresti potesse ritornare come prima?

«Credo che questo meccanismo dei grandi network appiattisca un tantino la creatività. Ritengo che oggi, proprio perché è subentrata l’innovazione dei social, devi impegnarti ad essere ancora più bravo a saperla fare la radio, perché devi apportare delle novità per riuscire a fare la differenza. È fondamentale creare nella conduzione quell’energia che trasmetta brio, vitalità e novità, in modo che la comunicazione risulti brillante e spontanea. Allo stesso tempo si può affermare che i social hanno anche arricchito la radio, dando la possibilità di creare un rapporto di interazione col pubblico e, quindi, più stimolante. Oggi gli ascoltatori intervengono, dicono la propria in trasmissione, grazie anche e soprattutto alle dirette. Su questo punto credo la tivù debba prendere esempio dalla radio, in quanto è diventata troppo autoreferenziale, molto chiusa su sé stessa.»

Per un cantante o una band oggi è decisamente più facile farsi conoscere attraverso i social media e, grazie alle nuove tecnologie, il pubblico può interagire con gli artisti che ama in modo diretto, in una maniera inimmaginabile fino a qualche anno fa, quando forse erano considerati un po’ più i “miti”. Credi sia un bene o trovi si sia persa un po’ di magia in questo passaggio?

«Sono convinto che questo passaggio abbia allargato un po’ le maglie della meritocrazia e della qualità della musica. Certo, si ha la possibilità di avere molta visibilità e di farsi conoscere, ma per diventare un grande nell’immaginario del pubblico devi lavorare sulla qualità del prodotto che offri, altrimenti rimane una cosa estemporanea. C’è una grande differenza tra il successo e la popolarità: il successo può averlo chiunque ma può anche essere circoscritto e limitato a un periodo di tempo ben preciso; la popolarità, invece, passa di generazione in generazione. Quest’ultimo caso indica che sei riuscito a creare un’immagine forte basata su tanti fattori e hai un grande ascendente sul pubblico. Quelli che restano e che riescono a farsi seguire hanno fatto scattare qualcosa che ha permesso loro di andare oltre l’estemporaneità.»

Chi è, a tuo insindacabile giudizio, l’artista italiano che sta utilizzando al meglio i social con il proprio pubblico?

«Confesso di non essere un frequentatore così assiduo dei social ma, appena hai posto la domanda, mi è venuto subito in mente Marco Mengoni. Diciamo che non è una risposta da “giudizio insindacabile” ma più un parere personale. A me pare che Mengoni sia uno di quei cantanti dotati della capacità di unire la qualità artistica a un’immagine vincente.»

Abbiamo iniziato questa chiacchierata parlando del caro, vecchio “speaker”… Ti propongono un progetto lavorativo estremamente interessante ma, accettandolo, sarai costretto a non poter più esercitare la professione di conduttore radiofonico. Tu decidi di accettare… Di che lavoro si tratta?

«Sono talmente tanto affezionato alla radio, che questo potrebbe avvenire solo se mi dovessero proporre la conduzione di un programma televisivo molto interessante ma con delle esigenze di produzione rigide, per le quali sarebbe impossibile conciliare i due impegni. Ad oggi la radio è il mio impegno principale e, negli anni, sono sempre riuscito a gestire anche gli impegni in tivù. Laddove sussista anche la più piccola possibilità di gestire contemporaneamente le cose, io la colgo al volo! Faccio valere la proprietà dei vasi comunicanti che – in ambito di comunicazione – trovo sia una metafora molto calzante: il mio modo di fare tivù attinge dal mio modo di fare radio e viceversa, è uno scambio di energie che considero molto efficace. Tra l’altro, mi rendo conto, con il passare del tempo, che mi fa anche bene: sento proprio il bisogno di questa interazione tra televisione e radio. È un anello di congiunzione che vorrei che continuasse a coesistere.»

Attualmente conduci su RTL 102.5, insieme a Charlie Gnocchi, il programma “No problem, W l’Italia”, che dà la possibilità ai titolari di piccole aziende di sponsorizzare la propria attività commerciale, con all’interno uno spazio dedicato ai cuori solitari che desiderano trovare l’amore. Sarei curiosa di sapere se sei stato galeotto di qualche incontro fortunato…

«Altroché! Abbiamo prove certificate e documentate di coppie che si sono fidanzate e, alcune, addirittura sposate, ma anche di attività commerciali che hanno visto gli affari incrementare grazie alla visibilità su RTL. Vedi, il titolo del programma la dice lunga: “No problem!”, nel senso: “Hai un problema? Tranquillo, ti aiutiamo noi!”. La cosa bella, inoltre, è che io e Charlie siamo due mondi opposti nel modo di parlare, di interagire, di pensare… eppure è proprio questo a fare da collante tra di noi e nella conduzione del programma. Gli ascolti ci premiano, anche perché rappresentiamo la differenza di opinioni che possono avere gli ascoltatori chiamati a dire la propria in trasmissione. Trattiamo anche argomenti più complessi ma sempre con la leggerezza di chi vuol fare accantonare per un paio d’ore i problemi più seri, strappando una risata. Non a caso, mi è stato detto più volte che sono considerato il conduttore del sorriso, che trasmette leggerezza e positività. E questo – credimi – mi riempie di gioia!»

Passando a un argomento più personale, mi ha commossa profondamente una tua dichiarazione inerente al primo incontro con la tua bellissima moglie Beatrice Bocci. Hai affermato: “È stato subito un colpo di fulmine fra di noi ma anche con Gesù! Lui c’è sempre stato nella nostra vita”. Esternazione delicata ed intensa al tempo stesso, propria di chi ha una fede radicata. Consideri quello con Beatrice un incontro voluto dalle più “alte sfere”?

«Assolutamente sì! Ci sono dei segni nella nostra vita coniugale, che dura – grazie a Dio – da vent’anni, che sono proprio inequivocabili. Io e Beatrice ci siamo incontrati la prima volta a Riolo Terme per le selezioni di Miss Italia e immediatamente sono scattati un’attrazione e un legame particolarmente forti. Successivamente ci siamo ritrovati per la finale a Salsomaggiore e, nel frattempo, ci eravamo già fidanzati. Da subito il nostro legame è stato improntato sulla famiglia, perché Beatrice aveva già una bambina di 5 anni (oggi ne ha 26); nel 1998 poi nasce l’altro nostro figlio. Io sostengo che Dio abbia previsto per noi un percorso, un cammino da fare insieme che si doveva intersecare, per darci la possibilità di percorrere la nostra strada, attingendo dalla sua luce e dalla sua parola, al fine di poter affrontare al meglio anche le difficoltà del quotidiano. Abbiamo riscoperto una fede che porta a sentire Dio, non solo in un luogo di culto, in una chiesa, ma sempre e ovunque. Anche nel silenzio della nostra camera e nella gratitudine che avvertiamo quando apriamo gli occhi al mattino. La meraviglia è che tutto ciò è a disposizione di tutti, non solo di pochi eletti. Basta saper riconoscere quel richiamo.»

Giunti alla fine di un confronto piacevole e vulcanico, a tratti intimo, privato, in cui il nostro ospite ha condiviso con noi il proprio “essere”, gli chiediamo di chiamare in appello un suo collega da invitare in questo spazio di “Network ‘On air!’”, che lo ha visto protagonista. Alessandro, chi mandi in nomination?

«… Allora Brigida, devi sapere che io con lui mi considero quasi in una coppia di fatto e, lavorandoci insieme da dieci anni, è come se fossi impegnato nei servizi sociali… In qualche modo devo gestire questo problema, anche perché mi metterebbe il muso e mi farebbe calare gli ascolti del programma! La mia nomination non può che andare al mio compagno Charlie Gnocchi… Vedi a cosa porta la fedeltà? Ma poi – detto tra noi – chi se lo sente? Creerei un dissidio interno difficile da sanare. Promettimi che gli dirai così: “Alessandro voleva che intervistassi qualcun altro ma, per non starti a sentire, mi ha dato il tuo numero!”. Capirai… avrà 70 miliardi di contatti in quella rubrica, aggiungerà anche il tuo… E poi digli che lo segui da quando eri una bambina… vedrai cosa ti risponde!»

On sharing per “Network ‘On air!’” Alessandro Greco nomina Charlie Gnocchi.

Charlie preparati, Musica Intorno sta arrivando! #StayTuned!

Brigida Buonfiglio

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