NANCY COPPOLA, IN MINIGONNA E FUSEAUX CANTA NAPOLI

Di Gino Morabito

Verace, appassionata, solare come la sua Napoli, Nancy Coppola riesce nell’ardua impresa di portare una quota rosa nel mondo neomelodico. Lo fa con l’umiltà tipica di chi ha costruito il proprio percorso artistico partendo dalla gavetta e con l’entusiasmo di un’interprete che ha saputo conquistare il cuore dei napoletani:

«Ho sempre fatto il mio lavoro, cercando di piacere agli altri, senza volgarità né eccessi. Volevo essere apprezzata per la mia voce e la musica che proponevo. Questo il pubblico l’ha percepito e mi ha preso subito a cuore.»

Cappelli da cowboy, minigonne con fuseaux, cravatte di strass, guanti retinati e stivali alla moda per un fenomeno mediatico geloso del suo privato e saldamente ancorato ai valori della famiglia. La musica la ha aiutata a superare alcuni momenti particolarmente difficili dell’infanzia, quella stessa musica che Nancy Coppola oggi canta come un inno alla vita:

«La vita mi ha insegnato ad essere quella che sono: una persona che si dà al prossimo, sa amare e chiedere scusa quando sbaglia. La vita mi ha insegnato ad essere così, e io sono orgogliosa di esserlo.»

Nancy Coppola è diventata un fenomeno mediatico: cappelli da cowboy, minigonne con fuseaux, cravatte di strass, guanti retinati e stivali alla moda. Quanto conta l’immagine nelle tue performances?

«L’immagine conta tanto. Il mio look ricalca il modo di vestire che avevo da ragazza, quando uscivo con le amiche. Niente di particolarmente ricercato all’epoca, ma oggi fa tendenza, soprattutto tra le ragazzine, con l’exploit dei cappelli, le cravatte, i guanti un po’ bucati… Oggi Nancy Coppola è un’artista da emulare.»

Entrando in campo artistico, il tuo ultimo singolo s’intitola “Io voglio fa’ pace”. Con chi, Nancy?

«Sono una persona che litiga poco e, quelle volte che mi capita di farlo, cerco comunque di chiarire. Riguardo alla canzone, quando mi fu presentata, era stata scritta al maschile. A me piacque subito e, insieme agli autori D’Agostino e Desirè, modificammo il testo, cucendolo su misura per me. Così nacque “Io voglio fa’ pace”, arrangiata dal maestro Carmine Liberati.»

Il tuo primo lavoro discografico è stato pubblicato nel 2004. Da quel fatidico “21 luglio” degli esordi, com’è cambiata la tua vita?

«La mia vita è cambiata tantissimo. Ho avuto la grande fortuna di essere apprezzata dal popolo napoletano, sin dal primo disco. Non era scontato che accadesse e nemmeno facile: di donne, nell’ambiente neomelodico, ce ne sono davvero poche!»

 

 

Il popolo napoletano, la tua gente, ti ha subito preso a cuore.

«Ho sempre fatto il mio lavoro, cercando di piacere agli altri, senza volgarità né eccessi. Volevo essere apprezzata per la mia voce e la musica che proponevo. Questo il pubblico l’ha percepito e mi ha preso subito a cuore.»

Cos’è per te Napoli?

«Mi guardo in giro e vedo una città meravigliosa, solare, con della gente calorosa. La differenza di Napoli rispetto a tutte le altre città del mondo la fa proprio il calore delle persone; quella speciale generosità dei suoi abitanti che, nonostante i problemi di tutti i giorni, sono sempre pronti a tendere una mano, quando c’è bisogno.»

Qual è stata la più grande dichiarazione d’amore che le hai fatto?

«Dichiarazioni d’amore nei confronti di Napoli ne ho sempre fatte: quando ho avuto la possibilità di avere puntate le luci della ribalta nazionale, non l’ho mai lasciata in ombra. Napoli, la mia città, la mia gente, sono sempre al primo posto e non c’è cosa più bella di difendere la propria appartenenza a spada tratta.»

Napoli è anche una realtà legata alla scaramanzia e alla superstizione. Tu ci credi?

«Artisticamente non sono superstiziosa: prima di salire sul palco, recito una preghiera, mi affido nelle mani del Signore ed entro in scena. I “cornicelli”, invece, li ho tutti a casa, proprio tanti. Nel privato, sì che sono scaramantica!»

 

Allargando il ragionamento, in cosa credi veramente?

«Credo profondamente nei valori della famiglia. Quando il clima familiare è sereno, ti dà la forza per affrontare tutto quello che ti sta attorno. La serenità familiare è importantissima nel mio lavoro: non si può cantare, portandosi dietro negatività e pesantezza d’animo. Quando mi chiamano, è perché da me cercano un po’ di spensieratezza e divertimento, e questo spero di riuscire a trasmettere al mio pubblico. Talvolta l’artista deve indossare una maschera, per lasciarsi i problemi alle spalle quando si esibisce…»

Tu ci riesci sempre?

«Non sono brava a indossare una maschera, a lasciarmi scivolare addosso le preoccupazioni. Sono una donna istintiva e, se c’è qualcosa che non va, la manifesto, si percepisce subito.»

C’è qualche atteggiamento da parte del pubblico, che ti mette a disagio?

«Sono stata fan anch’io e cerco sempre di accontentare il mio pubblico, quando mi chiede la foto o l’autografo: è bello vedere il sorriso sul volto della gente! Mi infastidisce l’invadenza, nel privato. È capitato che un fan abbai scoperto dove abitassi e si è presentato sotto casa, dicendomi al citofono che non se ne sarebbe andato, se prima non fossi scesa per incontrarlo… Sentendomi minacciata, in quel caso, mi sono vista costretta a chiamare la polizia… In pubblico, durante i concerti, sono sempre molto disponibile, ma non tollero le violazioni della mia privacy.»

 

Nel privato, che tipo di madre è Nancy per Vincenzo e Giulia?

«Sono una mamma dedita ai figli. Nonostante gli impegni lavorativi, cerco di non far mai mancare la mia presenza.»

Che augurio vorresti rivolgere ai tuoi figli?

«Immagino di continuare a cantare ancora per molto tempo, riuscendo così a garantire un solido avvenire ai miei figli. Prima di arrivare alla musica, ho fatto tanti sacrifici e svolto svariati lavori: commessa, barista, aiutante cuoco… Ecco, ai miei figli auguro una vita che sia più facile di quella che è stata la mia, ma dovranno studiare e trovarsi un lavoro!»

Nancy, qual è il più grande insegnamento che ti ha dato la vita?

«La vita mi ha insegnato ad essere quella che sono: una persona che si dà al prossimo, sa amare e chiedere scusa quando sbaglia. La vita mi ha insegnato ad essere così, e io sono orgogliosa di esserlo.»

www.musicaintorno.it

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