MODÀ, UN LIVE CHE È PURA MAGIA

Di Gino Morabito

Vent’anni di storia, dieci di Gioia. Celebrati in un concerto di pop-rock sinfonico. Dalle sonorità dell’orchestra a quelle di una poderosa band, che ha sempre trovato dal vivo la sua condizione migliore. Kekko Silvestre racconta i Modà e si racconta, con l’entusiasmo di un live che è pura magia.

 

L’incanto dello scenario naturale, antiche pietre depositarie di una cultura millenaria e, per la prima volta, un’orchestra schierata sul palco. Una performance declinata nella ricerca del bello.

«La bellezza bisognerebbe tutelarla, proteggerla, per farla svanire più lentamente possibile. So che di vita ne ho una e una sola e che non tutti hanno la possibilità di vivere a lungo. Allora l’esortazione che rivolgo a me stesso è di godere della bellezza finché si può, fino all’ultimo sorso.»

Il tempo gli ha dato ragione.

«L’idea iniziale di formare una band si è rivelata quella giusta. Credo fermamente che il lavoro di squadra sia vincente, perché da soli non si va da nessuna parte. Ed è stata una grande fortuna, come gruppo, riuscire a ritrovarsi vicini in tutti questi anni, coinvolti nello stesso progetto. Quando hai attorno delle persone in grado di sviluppare l’idea musicale di ogni strumento, ti accorgi della differenza. È vero che questo risultato lo potresti ottenere anche con dei musicisti professionisti diversi dalla band, però poi non avrebbe quella linea di coerenza, che è in fondo il mio marchio, il nostro marchio, quello dei Modà.»

Il consolidamento della propria identità artistica.

«Ciò che da sempre più mi interessava era la riconoscibilità, e l’abbiamo ottenuta. Non sono mai stato uno sperimentalista, quanto invece un integralista. Il pop per noi significa coerenza.»

 

Musica capace di attraversare tutte le generazioni.

«I Modà non seguono un genere, noi siamo uno stato d’animo.»

 

Alla base un’esistenza concreta.

«Sono cresciuto con i valori del rispetto e della famiglia. Ho la stessa compagna da quasi venticinque anni; vivo di cose vere, reali, che si possono toccare. Il mondo dello spettacolo è una scatola vuota e, se voglio trovarci qualcosa dentro, posso farlo solo a casa mia, dai miei affetti. Non so se questo tipo di atteggiamento sia quello giusto, ma restare vicino alle radici mi fa sentire più sicuro.»

La verità sull’amore con gli occhi di un romantico.

«A Gioia parlo tantissimo della storia che ho avuto con mia moglie Laura, di tutto quello che abbiamo costruito insieme. Attraverso la nostra testimonianza di coppia, cerco di farle comprendere quanto sia importante avere un uomo affianco che la tratti bene, con rispetto, per renderla davvero felice.»

Restare sé stessi, essere umili.

«È il consiglio migliore che mi abbiano mai dato, ed è lo stesso che do a Gioia. La mia corazza, la mia forza l’ho sviluppata sui gesti concreti che ho visto fare ai miei genitori. Anni di sacrifici per tirare su tre figli, a cui non hanno fatto mancare mai nulla. Magari la bici era usata, ma ce l’avevamo.»

In fondo, ognuno di noi è ciò che nessuno potrà conoscere.

«Davanti allo specchio vedo sempre quel bambino di cui non mi voglio mai dimenticare. E, se sono diventato ciò che sono, è grazie ai suoi sogni. Oggi più che mai vorrei ritrovarlo dentro di me, per cercare di sentire nuovamente la stessa gioia, l’entusiasmo. Quella voglia di scorrazzare nei prati con le braccia aperte, senza una meta. L’importante era correre.»

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