LA FAVOLA COMA COSE

Di Ginevra Baldassari

Una ragazza, un ragazzo, un negozio di accessori. Stessi sogni, stessi gusti, si innamorano. Lui, Fausto, dopo un progetto che sembra arenato e senza sbocchi, sta per appendere il microfono al chiodo. Lei, Francesca, lo incoraggia e insieme cercano una cantante, fino a quando, come per magia, sarà proprio lei a dar voce al duo musicale. Si chiamano Coma Cose e sono uno dei progetti più freschi del panorama indie italiano.

Un disco nuovo di zecca, dei live in preparazione che seguiranno la stessa evoluzione stilistica.

Francesca: «Quello che vorremmo fare per i concerti futuri, dato il momento che stiamo vivendo e l’album appena finito, è uno show molto più suonato, con meno fumi e raggi laser, ma più ciccia. Dare maggior valore ai musicisti e alla musica, asciugando lo spettacolo dal punto di vista scenografico.»

Nostralgia, l’incontro tra passato e futuro. Una rivisitazione dei ricordi con nuovi incastri di parole e suoni.

Fausto: «È un disco corto, tutt’altro che commerciale. Non ci sono singoli, solo sei brani, con uno strumentale. Ci abbiamo messo dentro tutta la poetica possibile, con dei testi davvero intensi che trattano temi come il fermarsi a guardare il passato o il perdono, in primis verso sé stessi, smettendo di portarsi dietro vecchi rancori e senza giudicarsi troppo.»

Una crescita umana e artistica, dove sono cambiate le responsabilità, si sono evoluti i pensieri. Un concept declinato all’interno di un “breve racconto” in musica e parole.

Fausto: «Siamo cresciuti e sentiamo di essere a un altro giro di boa, sia come coppia, sia come individui. Abbiamo tenuto il disco corto, perché volevamo fosse un libro. Qualcosa di breve ma intenso. La discografia di oggi ti permette di fare qualsiasi operazione discografica, e allora perché non realizzare un concept!?»

Il brano Fiamme negli occhi è rappresentativo del disco nell’attitudine: il clash di mischiare qualcosa di retrò a qualcosa di attuale o sperimentale.

Fausto: «Siamo un po’ vintage. Abbiamo cercato di partire da qualcosa di molto semplice, sia nel sound e nel racconto, sia nella struttura di canzone d’amore: lui, lei e una chitarra acustica. Sul testo poi abbiamo aggiunto delle figure, delle immagini, delle metafore.»

Un progetto a due, in cui credere pienamente. Una storia raccontata con profonda semplicità, dove tornano allusioni, riferimenti e giochi di parole. In perfetto stile Coma Cose.

Francesca: «Ci siamo dentro noi, con gli alti e i bassi; con la nostra passione e il nostro fuoco, che è la musica.»

Hanno sentito di avere la canzone giusta e il desiderio di farla arrivare al pubblico più ampio possibile.

Francesca: «Quando abbiamo scritto questa canzone ci è sembrata perfetta, perché parla di noi, e volevamo presentarci al grande pubblico, quello che ancora non ci conosce per ciò che siamo nella nostra essenza, con la nostra storia. Ci sembrava un bel modo per rappresentarci e, per un palco importante come quello di Sanremo, “Fiamme negli occhi” era il brano perfetto.»

Il coraggio di rendersi conto delle proprie debolezze, con la determinazione di credere in sé stessi fino in fondo.

Fausto: «Abbiamo sempre voluto realizzare un progetto insieme e ci abbiamo creduto. Ci piacerebbe si rivedessero in noi quelle persone con dei sogni rimasti incompiuti. Io, a trentacinque anni, con tanta gavetta alle spalle, mi ero detto che era finita, e mi andava bene così. Facevo il commesso e Coma Cose era qualcosa da fare a tempo perso. Ma, a volte, sono proprio le cose fatte con più animo, senza paura di perdersi e di rischiare, che alla fine funzionano.»

I timidi esordi, quando sembrava che il destino li stesse portando da tutt’altra parte.

Francesca: «Facevo la commessa in un negozio e Fausto è entrato a lavorare con me, fino a che non ci hanno licenziato. Ma nel frattempo avevamo già iniziato a fare musica. Lui aveva tanti provini nel computer. Li ho sentiti, e mi sono subito piaciuti.»

Per il duo formatosi a Milano, ritrovarsi coppia è stata la chiave di svolta.

Fausto: «All’inizio non doveva essere lei la compagna di viaggio. Volevo fare un progetto a due e lei mi proponeva delle amiche. Per me trovare Francesca è stata la chiave di svolta, sia per la componente affettiva, sia per la voglia di far rinascere quel sogno che era la musica. Sono cambiato tanto, mi sono rimesso in gioco e credo sia importante non dare mai niente per scontato. Quattro anni fa eravamo in un negozio a cercare di sbarcare il lunario. Oggi siamo qui…»

La fatica a decollare, poi la scintilla che riaccende le possibilità e illumina la strada verso il successo.

Fausto: «È stato proprio il fatto di rimettersi in gioco e non avere paura di niente. Francesca poi ha un physique du role che ha aiutato le canzoni a uscire meglio. L’idea, le due voci, e anche la rappresentazione estetica hanno preso tutta un’altra impronta.»

L’amore per la musica, l’impegno, la gavetta, alla fine ripagano.

Francesca: «La musica è talmente ampia, si può realizzare in un’infinità di modi diversi. Bisogna fare e disfare, e buttare via tantissima roba perché, prima di trovare una forma di espressione propria, ci vuole un po’. Il lavoro duro, il continuare a provare e riprovare, alla fine ti portano comunque a una summa che sicuramente può essere più personale.»

Ci vuole vita vissuta, per poterla raccontare.

Fausto: «A un ragazzo giovane consiglierei di fare esperienza; ascoltare tantissima musica; sporcarsi le mani con gli strumenti, coi programmi, con tutto quello che c’è a disposizione. E di tenersi le cose per sé, in prima battuta. Cercare di affinare la propria personalità. Gli direi: “Fai musica se non puoi farne a meno. Se invece la musica è un mezzo per arrivare ad altro, stai sbagliando tutto!”.»

Il sodalizio, il progetto comune, gli scontri.

Francesca: «Col tempo ci siamo plasmati a vicenda, finendo per assomigliarci sempre di più. A livello musicale, di cinema, di arte in generale, andiamo molto d’accordo; abbiamo gli stessi gusti di base siamo tranquilli… Su tutto il resto invece è uno scontro!»

Talvolta si litiga per non sbagliare, per essere certi di convergere verso un obiettivo comune.

Fausto: «Anche stare sul palco a volte ti sottopone a stress: per cui, se litighi in camerino e dieci minuti dopo devi andare in scena, è necessario trovare una chiave, un bottone da schiacciare. Ed è qualcosa che abbiamo imparato ad usare anche nella vita privata.»

Nel loro excursus hanno già omaggiato Lucio Battisti dedicandogli il brano concept Anima lattina, poi decidono di reinterpretare anche Il mio canto libero.

Fausto: «Battisti è un cantante che ci accompagna da sempre, come ispirazione. È ancora molto moderno, era il più indie di tutti, a livello di costruzioni e di sound. Senza cercare di stravolgerlo, abbiamo inserito delle strumentazioni elettroniche, analogiche, con un arpeggiatore, un mellotron, in linea con quello che era il sound dell’epoca. Mantiene il giusto balance tra nuovo e originale.»

Un continuum della loro storia, del loro racconto personale. Fa parte del biglietto da visita di Coma Cose.

Francesca: «Racchiude tante emozioni, con una sorta di malinconia, per arrivare poi alla felicità e alla liberazione.»

www.musicaintorno.it

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