IVO DIMCHEV: IRRIVERENTE, CAMALEONTICO, ATTIVISTA

Di Marco De Meo

Artista queer irriverente e camaleontico, Ivo Dimchev è tra i nomi più incisivi della scena performativa internazionale, capace di muoversi con sapienza tra i registri e spiazzare lo spettatore con accenti lievi ed autoironici. Coreografo, performer e attivista bulgaro, negli anni recenti ha iniziato ad esplorare l’universo sonoro facendo della ricerca musicale il centro della sua pratica.

Apparso al Wegil di Roma all’interno del Festival di arti performative organizzato da Short Theatre, in un’ora di concerto Ivo tiene incollato il pubblico come solo lui sa fare, intrattenendolo e cantando canzoni dal sapore pop balcano assieme ai pezzi più intimisti. Un percorso sonoro che si conclude con Traveling light, pezzo aulico nel quale Ivo Dimchev dimostra tutte le sue qualità di autore ed interprete.

La scelta di pubblicare molte canzoni nella propria lingua, il bulgaro.

«Quando canto in bulgaro mi sento realmente connesso con la musica balcana. Inoltre, vivendo a Sofia, ho la possibilità di entrare maggiormente in contatto con la gente.»

Inizia la carriera con la produzione di performance quali Lili Handel, Som Faves, I-Cure. Poi passa alla musica.

«Avevo necessità di esplorare altre modalità di fare arte. Ho iniziato con l’acquisto di un piano esercitandomi da autodidatta. Ad un certo punto ho trovato organico usare insieme mani e voce, e ho preso a comporre. Il primo anno sono venute fuori più di cento canzoni.»

Mood musicali diversi perché è importante che una canzone abbia più arrangiamenti.

«All’inizio ho contattato alcuni produttori musicali che, in base alle mie direttive, mi hanno aiutato a realizzare le mie canzoni utilizzando anche mood musicali diversi, perché per me è importante che un bano abbia più arrangiamenti. Ora sono io stesso a curare gli arrangiamenti dei miei brani.»

Nelle sue performance utilizza spesso il sangue come elemento di scena.

«Il sangue contiene per me l’origine del teatro e quindi del sacrificio. Ho introdotto il sangue nelle mie performance perché credevo dovesse far parte del palcoscenico, facendolo diventare elemento della drammaturgia e collegandomi così alle origini dell’essere umano.»

In Bulgaria è attivo nel diffondere consapevolezza per le persone affette da Hiv, scorgendo il legame tra la malattia e la propria arte.

«La malattia mi ha dato la possibilità di focalizzarmi ancora di più sul mio lavoro. All’inizio la paura e l’incertezza mi hanno portato a creare gran parte della mia arte come se non avessi molto tempo. Poi ho imparato a conoscerla meglio ed ora sono più vitale che mai.»

www.musicaintorno.it

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