HIROMI, ARTE JAZZ CHE MUOVE IL CUORE

Di Gino Morabito

Il New York Times definisce “il suo modo di suonare atletico, in senso olimpico: brutalmente efficiente, singolarmente concentrato, imperioso nella sua fisicità”. Le influenze dello swing, del groove e del ragtime sono contagiose nelle performance di Hiromi, mentre balla tra le linee del pop-jazz e del blues. Le tradizioni musicali le servono come punto di partenza per “attraversare la stratosfera” raggiungendo vette inimmaginabili.

Pubblica Sonicwonderland e sbarca in Italia con il suo prestigioso tour. Il rivoluzionario talento pianistico della musicista giapponese sarà di scena per l’unica tappa siciliana al teatro Metropolitan di Catania. L’appuntamento con Hiromi’s Sonicwonder è lunedì 6 novembre alle ore 21.30. Uno spettacolo organizzato e promosso da Eventi Olimpo.

Non ha mai voluto dare un nome alla sua musica.

«Altre persone possono dare un nome a quello che faccio. È solo l’unione di ciò che ho ascoltato e di ciò che ho imparato. Ha alcuni elementi di classica, ha un po’ di rock, ha un po’ di jazz, ma non ho bisogno di darle un nome. Per me ci sono due generi: quello che muove il mio cuore e quello che non lo fa. Io suono solo la musica che muove il mio cuore.»

La virtuosistica capacità di intrecciare melodie intricate fondendo i generi in un abbagliante stile personale la rende impareggiabile. Hiromi Uehara, conosciuta sul palco semplicemente come Hiromi, è l’ultima di quella schiera di straordinarie eccellenze jazz in grado di segnare un cambiamento nel panorama musicale del 21° secolo. Il suo nuovo progetto arriva a due anni di distanza da Silver lining suite.

«Ho incontrato Hadrien Feraud al basso nel 2016 e ho sentito da subito una chimica musicale molto speciale. Volevo suonare di più con lui, così ho avuto l’idea di fondare una nuova band. Più scrivevo, più il suono della band diventava chiaro. Avevo anche bisogno di un batterista che suonasse in modo organico e ho chiesto a Gene Coye, per di più lui è dotato di un grande senso dell’umorismo. Ma sapevo di avere ancora bisogno di un ulteriore strato di suono, che era la tromba. Allora ho cercato qualcuno con un sound molto caldo e allo stesso tempo un po’ più scuro e che suonasse con i pedali degli effetti: ho trovato Adam O’Farrill. E così è nato “Sonicwonderland”.»

L’ultimo capolavoro di un’artista jazz declinato in un tour “divertente, ad alto voltaggio energetico e con tanta improvvisazione”. Lunedì 6 novembre al teatro Metropolitan di Catania per l’unica tappa siciliana.

«Oltre a gustare l’ottimo cibo siciliano, adoro viaggiare in quelle città piene di meraviglie. È una regione così ricca di bellezza e con un’incredibile varietà di paesaggi, che è impossibile non amarla.»

Risale al 2009 Duet con il pianista Chick Corea, una registrazione live del loro memorabile concerto a Tokyo.

«Quando ci siamo incontrati, al di là dei saluti, non sapevo cosa dire. Lui mi ha sorriso indicandomi i pianoforti. Attraverso di essi abbiamo “parlato”, e quanto! Tutto intorno era pieno di musica e – tra noi due – un’interminabile appassionata conversazione attraverso quel linguaggio universale. Il vocabolario di Chick Corea era così vasto, che sembrava di camminare in una gigantesca biblioteca.»

Tra i suoi mentori, il bassista-arrangiatore jazz Richard Evans che, colpito dal talento della ragazza, decide di presentarla ad un suo amico, il leggendario pianista Ahmad Jamal.

«Ahmad Jamal è una persona che mi ha molto ispirato, sia musicalmente che umanamente. C’è una risposta che ha dato difronte a una domanda dei media, che tengo sempre a mente. Come un monito. Il giornalista gli chiese: “Qual è il miglior lavoro che ha fatto?”. E lui: “Il prossimo.”. Ecco, questo è il tipo di atteggiamento da mantenere per tutta la vita. Ahmad Jamal ha sempre guardato avanti fino al giorno della sua morte. Era sempre alla ricerca di nuovi paesaggi sonori. Da grande vorrei essere come lui.»

Da Grammy® la sua partecipazione al disco Jazz in the garden del bassista Stanley Clarke. L’originale progetto è frutto di un’esplorazione continua che la contraddistingue e dell’utilizzo di una tavolozza sonora del tutto unica. Quando non sai cos’è, allora è jazz.

«È improvvisazione, la forma d’arte che non si può pianificare né ripetere. Il jazz è come la vita.»

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