GUIDO GUGLIELMINETTI. LA MUSICA, E POI TUTTO IL RESTO

Guido Guglielminetti01_musicaintornoGiovedì mattina, una città diversa dalla mia, l’anima un po’ ovunque, do un’occhiata finale all’articolo. Decido di riascoltare un suo successo, “Un’emozione da poco”, scritta insieme con Ivano Fossati. L’emozione è invece tanta.

Lui è un grandioso musicista, bassista, arrangiatore, compositore, nonché produttore di Francesco De Gregori. L’artista a cui mi riferisco è Guido Guglielminetti a cui ho deciso di dedicare questo mio primo articolo per la rivista Musica Intorno.

A riascoltare la sua intervista la prima cosa che mi viene da pensare è “peccato non poter pubblicare questa”; era un venerdì pomeriggio e io e Guido abbiamo chiacchierato per un bel po’ di tempo, su Skype. Ho riso fino alle lacrime; infatti, se la sua bravura è indiscussa, il suo humor non ‘scherza’. Chi lo segue sui social conosce la sua propensione a indovinelli e battute esilaranti, indice di una brillante intelligenza (pochi giorni fa mi sono aggiudicata anch’io la vittoria, ricevendo in regalo una sua maglietta, molto elegante). Insomma, Guido è una persona speciale, la cui musica è entrata a far parte del cantautorato italiano: ha collaborato con Lucio Dalla, Lucio Battisti, Ivano Fossati, Mia Martini, e Francesco ovviamente. Di recente ha anche ricevuto un premio alla carriera, che si aggiunge ai moltissimi ottenuti in più di quarant’anni di musica. Io Guido l’ho conosciuto ai concerti di De Gregori; è sempre disponibile, una battuta e una foto non mancano mai. L’ho intervistato una prima volta più di un anno fa circa; adesso ha delle belle novità da raccontarci…

Guido Guglielminetti02_musicaintornoCos’è cambiato dall’ultima intervista Guido?

«Non molto. Vivo sempre in provincia di Cuneo. Sono nato a Torino, ma da vent’anni preferisco abitare in paese; ho la trattoria sotto casa, sono tranquillo, senza traffico, e vivo immerso nel mio mondo, la musica. I corsi di musica che tengo si sono intensificati, alcuni musicisti sono tornati: mi diverto e anche loro. Il progetto con l’Albania è un discorso sempre aperto: qualche mese fa ci sono andato, invitato da una televisione albanese, per parlare del mio lavoro…

… È un paese interessante, che sta crescendo; i ragazzi guardano all’Italia come noi guardavamo agli Stati Uniti per quanto riguarda la musica; sono curiosi, molto. Tutto ciò che ho fatto l’ho fatto non per soldi; sono andato lì gratuitamente. E dei miei interventi all’Accademia di musica, alle scuole e alla televisione, sono stato ampiamente ripagato; ho constatato l’entusiasmo di questi ragazzi. Ho distribuito dei bigliettini e loro, complice l’anonimato, hanno scritto come domande delle cose buffissime. È stato uno scambio alla pari.»

Qual è la sensazione che si prova alla fine di un concerto?

«Per un po’ di tempo, almeno un’ora, ti rimane l’adrenalina in circolo; per fare un concerto ci vuole molta concentrazione, nonostante sia anche molto divertente. Dopo di ciò la stanchezza. Ma ormai ho un segreto: prendo un hotel vicino e massimo tre quarti d’ora dopo sono a letto. Con le tavolate, le cene post concerto, ho già dato abbondantemente. Fare le 5 del mattino non fa più per me; adesso leggo un bel libro.»

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Com’è entrata nella tua vita la musica?

«Improvvisamente. Sto scrivendo un libro che uscirà in primavera, lì ne parlerò ampiamente. Ho iniziato perché ho incontrato una chitarra. Mio padre aveva un negozio di mobili; nel retro del negozio ne ho trovata una, nemmeno lui sapeva che fosse lì. Mi ha affascinato e da lì non ci siamo mai lasciati. La mia infanzia è stata concomitante con la storia musicale più importante della musica, The Beatles, The Rolling Stones. Poi, poco alla volta, è diventato un lavoro, ma non me ne sono accorto; anzi mi vergognavo la prima volta che mi pagavano. Mi sembrava strano prendere dei soldi per qualcosa che per me era un gioco. Poi mi sono abituato. Anche perché richiede sacrifici; non è facile questo mestiere, sia da un punto di vista fisico che organizzativo.»

Guido Guglielminetti04_musicaintornoSaresti in grado di quantificare il numero dei concerti fatti?

«Ah no; non è la prima volta che mi viene chiesto. A volte mi vengono in mente delle cose che ho fatto e che non ricordavo; per esempio, da poco un mio amico ha postato un pezzo di De Gregori, “Rosa rosae”, che io conoscevo nella versione originale, di “Prendere e lasciare” del ‘96; grazie a quel post ho ricordato che l’avevo riarrangiata io e suonavo anche. Quindi, il numero no. Peccato!»

E il rapporto con Francesco?

«È il migliore che io abbia avuto finora, in rapporto al tempo; è più di trent’anni che lavoriamo insieme. E 30 anni sono tanti per qualsiasi tipo di unione. Nonostante questo, c’è sempre la voglia di lavorare in sinergia. Probabilmente perché ci siamo scoperti poco per volta; siamo entrambi fondamentalmente timidi e timorosi d’invadere la privacy dell’altro, o essere invasi a propria volta. A poco a poco, quindi, abbiamo iniziato a conoscerci. Tante volte mi fa ridere il nostro rapporto: siamo sempre prudenti, molto attenti a non ferire la reciproca suscettibilità; ciò è bellissimo. Forse ci aiuta la distanza; se fossimo più vicini e ci frequentassimo di più, non solo per motivi lavorativi, probabilmente non saremmo così. Quando passa un periodo che non ci vediamo e ci rivediamo, è davvero grandioso. Stare insieme non è mai stata un’abitudine. Lo definirei un rapporto funzionale alle nostre personalità. È un matrimonio che funziona. Amicizia e lavoro, anche se non si capisce dove l’una arriva e l’altro continua e viceversa; ma non è nostro interesse capirlo, è importante continuare.»

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Gli racconto di come sia nata la mia passione per la musica di Francesco; non so come, ma parlo del fatto che io ho lavorato sulla mia timidezza. A questo punto Guido mi regala un tratto meraviglioso; riprende la parola e così, tranquillamente, mi dice che anche Francesco ha lavorato in passato e sta lavorando sulla sua timidezza “come hai fatto tu, come ho fatto io”. Per voi sarà normale, ma vivere una similitudine con Francesco e Guido, per me è stato stupendo.

Guido Guglielminetti06_musicaintornoRiprende sulla timidezza di De Gregori…

«… Poi sai, lui è alto 1,96 m, porta il cappello, gli occhiali scuri; questa figura imponente un po’ intimidisce.»

Mi confida che Francesco in questo momento sta lavorando a un nuovo lavoro di inediti… Gli propongo come data di uscita del disco il giorno del mio compleanno, come titolo del Cd il mio nome o uno dei miei 4 nomi.

… Guido è abituato a tutto questo e si dice disposto a proporlo al Capo. Tra una risata di cuore e l’altra (Guido sarebbe disposto a dedicare una canzone al mio nome numero due) si torna seri.

«Tra molti anni io mi vedo sempre a fare musica. Tempo fa ho subito un brutto incidente; quell’evento mi ha fatto capire che io farei musica comunque. Al di là del fatto che è il mio mestiere, la musica mi riempie così tanto la vita che non mi interessano le altre cose, a parte gli affetti. Un po’ il disegno, un po’ scrivere, per il resto c’è solo lei.»

Guido Guglielminetti07_musicaintornoParliamo del suo libro di prossima pubblicazione.

«Sarà una raccolta di aneddoti; voglio che si legga in piedi in metropolitana. Racconterà le mie collaborazioni. Ci sono racconti esilaranti. Tu un po’ ormai mi conosci, sarà un riassunto della mia vita, che coincide spesso con la mia musica. Farà molto ridere, ma giuro, è tutto vero.»

All’inizio dell’intervista avevo chiesto a Guido di raccontarmi un aneddoto: ecco la sua risposta, “no, leggi appena pubblico”. Parliamo della meravigliosa Mia Martini. Gli chiedo di descriverla con poche parole.

«Grandissima, e non solo come artista. Ma fragile, molto fragile.»

Alla fine, prima di lasciarci, cambia idea e mi dona un aneddoto proprio su Mia. Strepitoso, straordinario. Però ho cambiato idea anch’io, Guido: facciamo che lo tengo per me questo racconto prezioso, per ora. E sarà il primo passo che leggeremo alla presentazione del libro che faremo, nella mia città.

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Così finisce per adesso la nostra conversazione. Grazie a un grande artista; a una persona eccezionale che sa regalare un sorriso, sempre. Grazie a Guido Guglieminetti!

 

 

Clara Artale

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