GAUDIANO, FORTE IDENTITÀ ARTISTICA E POLVERE DA SPARO

Di Paolo Miano

Quello che colpisce di Gaudiano, 30 anni, è una consapevolezza artistica sorprendente, considerando la sua breve esperienza professionale cominciata ufficialmente nel settembre 2020, quando è uscito il primo dei suoi soli tre singoli.

Ma ciò non tragga in inganno, in quanto la maturità del giovane cantautore pugliese ha radici lontane nel tempo.

Lascia Foggia molto presto per perfezionare la propria formazione musicale.

«Dopo l’accademia, ho cominciato subito a lavorare come cantante/attore per i musical, innanzitutto perché mi dava da vivere, ma anche perché il teatro è un ambiente altamente formativo. Parallelamente coltivavo la voglia di scrivere le mie canzoni, fino a quando l’evento che ha caratterizzato la mia vita, la perdita di mio padre, non mi ha fatto sentire pronto per condividere con gli altri quello che avevo da dire. Questa esigenza mi ha portato da Roma a Milano per concentrarmi totalmente sul mio progetto discografico, finché non si è presentata l’opportunità di presentare “Polvere da sparo” a Sanremo.»

Vincitore fra le Nuove Proposte all’ultima edizione del Festival, ha portato in gara un brano con cui è andato “a colpo sicuro”.

«Ho sempre creduto nella forza di questo pezzo perché potevo raccontare con naturalezza una storia privata e allo stesso tempo avere la potenza di coinvolgere, con un messaggio universale, le tantissime persone che hanno vissuto un’esperienza come la mia e che si sono ritrovate nelle mie parole.»

L’esperienza raccontata nella canzone è la scomparsa del padre a causa di un tumore. Un padre al quale era molto affezionato e a cui ha voluto dedicare la vittoria sanremese.

«Il nostro era un rapporto di simbiosi, ma senza morbosità. Lui è sempre stato un uomo molto misurato nelle sue manifestazioni: parlava più con gli sguardi e con l’esempio che con le parole. Una persona eccezionale, a detta di tutti coloro che lo conoscevano, che mi ha sempre supportato nelle mie aspirazioni senza pregiudizi, così come d’altra parte mia madre. Sono stato fortunato ad avere due genitori così. Mi sono sempre sentito molto amato ed è stato naturale per me trasformare quell’amore in assistenza e accudimento, quando lui si è ammalato.»

La maturità di Luca Gaudiano si nota anche dall’equilibrio che mostra quando parla dell’esperienza sul palco dell’Ariston.

«Dalla vittoria non mi aspetto grandi cose. Ciò che mi interessava realmente era avere a disposizione una vetrina così importante per il lancio della mia carriera, e sono molto contento di essere riuscito a cogliere l’occasione. Adesso mi tocca concentrarmi per dare seguito a quella vittoria, mantenendo le aspettative che ha creato. E sto lavorando affinché le cose procedano per il verso giusto.»

Un lavoro certosino per poter dare ai suoi testi, dalla scrittura così originale, una veste sonora altrettanto personale ed al passo con i tempi.

«Con Francesco Cataldo, il mio produttore, non abbiamo particolari riferimenti a cui ispirarci. Io metto giù l’ossatura delle canzoni, testi, accordi e melodie, poi insieme facciamo un grande lavoro di ricerca sugli arrangiamenti, sulle sonorità, ricorrendo come negli anni ‘80 alla campionatura di suoni nuovi, invece che utilizzare quelli già belli e pronti disponibili al giorno d’oggi.»

Una ricerca sonora nella quale il duo attinge a piene mani anche dalla tradizione della propria terra.

«Dalla musica popolare pugliese, che è ramificata in numerose sfaccettature, abbiamo preso in prestito alcuni suoni a percussione, ma anche strumenti come liuti o archi monocorda. Ad esempio, in “Polvere da sparo” abbiamo inserito un violino tradizionale, che è stato successivamente campionato e lavorato. In generale navighiamo un po’ a vista, ma credo sia il modo migliore per trovare una identità artistica unica e riconoscibile.»

La lontananza da casa porta ad inevitabili paragoni e a qualche nostalgia.

«Della Puglia, del Sud in generale, mi manca la capacità di rallentare il tempo. Quella fluidità che ti lascia lo spazio per respirare profondamente, per la riflessione, contrariamente alla frenesia che caratterizza le attività a Milano.»

Una carriera di cantautore finalmente avviata e nel cuore il musical, il primo amore artistico.

«Non ho mai abbandonato il musical né lo abbandonerò mai. Le performance da cantautore non potranno di certo prescindere da quella che è la mia formazione teatrale, anche perché penso che questa impostazione faccia la differenza in quanto a potenza comunicativa. Non mi piace l’immagine del cantautore che canta con le mani sull’asta, piuttosto ho una visione più internazionale, ispirata a popstar come Justin Timberlake, Freddie Mercury, Lady Gaga. Poi, dovesse anche presentarsi una scrittura interessante per una grande produzione di musical, non mi tirerei certo indietro. Il teatro è una dimensione espressiva alla quale non voglio rinunciare.»

Idee chiare in tutti gli aspetti, anche per ciò che concerne l’immediato futuro professionale.

«Ci sarà un nuovo singolo in estate, per il quale sono gasatissimo! C’è l’idea di fare un album ovviamente, ma per ora è un progetto a lungo termine. Poi mi concentrerò molto nel preparare i live che, se tutto va bene, si svolgeranno il 21 novembre a Milano ed il 25 a Roma.»

www.musicaintorno.it

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