ENZO GRAGNANIELLO, VOCE PROFONDA E APPASSIONATA DELLA NAPOLI PIÙ AUTENTICA

Di Gino Morabito

Con quel “filo d’oro” di chi, attraverso la propria opera, riesce a trasmettere l’inesprimibile, Enzo Gragnaniello racconta la sua gente e allo stesso tempo il mondo. Lo fa in un modo profondamente sincero, poetico, carico di umanità. Dal particolare all’universale e poi ritorno.

Tra miserie e nobiltà, canta i vicoli, i quartieri, la strada. Quella stessa strada che gli ha insegnato a mettere radici più in profondità, con la consapevolezza di un artista che mira sempre a portare i rami al cielo.

Anticipato dal singolo ‘O razzism’, Enzo Gragnaniello pubblica Rint’ ‘o posto sbagliato, il nuovo disco di inediti che segna il ritorno del cantautore napoletano, dopo che nel 2019 aveva visto la luce Lo chiamavano Vient’ ‘e terra con la successiva vittoria, per la quarta volta nella sua carriera, della Targa Tenco 2019 come miglior album in dialetto.

Prendere la chitarra e lasciare che le emozioni fluiscano.

«Le cose che scrivo non le penso, le sento. L’importante è emozionare. Se riesco a scrivere una canzone in grado di emozionare, per me è una rivoluzione.»

Riuscire a trasmettere l’essenziale.

«Sì, certo, i testi, i contenuti… ma, attraverso il mezzo-canzone, è come se interiormente si facesse più luce.»

Il passaggio dalla vecchia alla nuova generazione non è un fatto culturale, bensì spirituale.

«L’evoluzione sta nello spirito. Se non s’illumina lo spirito di una persona, si tratti di un giovane, di un adulto o un anziano, non si potranno mai accendere le stanze della razionalità e della cultura.»

L’arte è per sempre.

«In qualunque modo la si possa esprimere, l’arte è prima di tutto un alimento spirituale. La riconosce soltanto la parte sensibile dell’essere umano.»

Rint’ ‘o posto sbagliato è un disco di sensazioni sulla vita. Un album in cui troviamo racchiusi tanti temi diversi ma strettamente attuali: dal razzismo visto come una larva che si annida nelle menti delle persone, alla lontananza di chi lascia la propria terra per lavoro, alla sofferenza delle donne abbandonate e sole, al bene che non rispettiamo e a cui chiudiamo la porta, al tema di introspezione, all’invito infine ad imparare ad amare sé stessi e il prossimo nella speranza di edificare una società migliore.

«Il presente è fatto di una società – la nostra – che tende a robotizzare l’individuo, ma il futuro di ognuno dev’essere anarchico, libero.»

In direzione ostinata e contraria, per un artista cresciuto con i valori della strada.

«Quando si nasce nei vicoli come me, bisogna conquistarsi il proprio territorio e stare molto attenti a percorrere dei sentieri pericolosi. La strada mi ha insegnato a mettere radici più in profondità ma io miro sempre a portare i rami al cielo.»

Un nuovo tassello che si aggiunge alla lunghissima carriera del musicista, autore e compositore, da decenni voce profonda e appassionata della Napoli più autentica.

«Napoli è un territorio magico; una città meravigliosa, piena di energia che sprizza fuori da tutte le parti, dai vulcani, dal mare… il tufo, l’aria. Chi ha una certa sensibilità a Napoli si arricchisce molto, chi non ce l’ha viene aiutato a scoprirla (sorride, N.d.R.).»

Enzo Gragnaniello: non un napoletano ma un frammento di questa città, una piccolissima parte del suo grande cuore.

«Non mi sono mai sentito un napoletano che cammina sopra la città, quasi fosse uno di passaggio. Sento l’anima di Napoli nel sangue, pulsare nelle vene. L’anima di una terra meravigliosa, miracolosa. Parliamo di sensualità, bellezza, poesia. Chiaramente è una città con le sue contraddizioni, ma quelle le trovi in tutti gli angoli del mondo.»

Quella di Troisi, Pino Daniele, Maradona, è una terra che bisogna trascendere per comprenderla fino in fondo. Sentirla ad occhi chiusi.

«Mi metto davanti alla finestra della stanza da letto, nei quartieri spagnoli dove vivo; la apro, chiudo gli occhi e cerco di sentire il mondo da fuori che entra dentro: un armonico miscuglio di voci, di suoni, anche i clacson dei motorini… li metto tutti insieme e per me è quella la vera musica metropolitana.»

Dodici brani nati spontaneamente in quel dialetto che diventa poesia, fatti di parole da custodire nel tempo.

«Le parole che non varrei mai perdere sono respirare, aria, altitudine. Così come non vorrei perdere i colori, la natura, il mare. Il mare per me è sempre stato un elemento fortemente contemplativo.»

Tutto un mondo di sentimenti che a Napoli vibra dal mare.

«Per sentire la musica di Napoli, quella naturale, bisogna andare sugli scogli e ascoltare. Per la musica che parte dall’uomo, invece, basta una chitarra e grandissimo sentimento. Per trasmettere l’inesprimibile occorre essere un artista, uno con il “filo d’oro”, collegato con il sentire cosmico.»

Le canzoni come gli odori, e più della vista, affilano i ricordi.

«A dodici anni lavoravo in un night club, mettevo le birre nei frigoriferi, portavo le colazioni alle entraîneuse. Ascoltavo gli artisti stranieri, quelli americani. Da ragazzino sono cresciuto con Otis Redding e tutta la black music di allora; da grande andavo a comprare i dischi dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd, attratto da quel sound psichedelico, visionario.»

Davanti allo specchio un ex ragazzo diventato maturo con ancora negli occhi lo stesso ammonimento: non prendere mai la vita troppo sul serio.

«La vita ci ha fregato alla grande! L’abbiamo presa troppo seriamente, quando invece apparteniamo ad uno scherzo della natura. Dovremmo saperci giocare con la vita, prenderla con più leggerezza, ma non ci riusciamo e allora ci facciamo del male.»

La saggezza del tempo ha mitigato qualche difetto, ma lo spirito battagliero è rimasto intatto.

«A volte ci penso e mi dico: “Ma quante stronzate ho fatto in passato!? Guarda oggi come sono cambiato!”. Ho sempre lottato per l’uguaglianza, per una vita più umana per tutti, in difesa dei diritti di ognuno. E, a modo mio, continuo a farlo ogni giorno.»

www.musicaintorno.it

PDFStampa

Related posts