CHIARA CIVELLO, QUELLA LUCE CHE SPLENDE DOPO IL BUIO

Eclettica, polistrumentista, outsider non ascrivibile a un singolo genere, vera mosca bianca del panorama musicale Italiano. Chiara Civello presenta l’album “Eclipse”, aggiungendo un tocco francese alle sue già molteplici influenze. Affetta dalla sindrome di Wanderlust, l’artista originaria di Roma ha portato dentro il suo universo un caleidoscopio di influenze jazz e bossanova, collaborando con artisti di grande caratura come Daniel Jobim, Burt Bacharach, Marc Ribot, Chico Buarque, Al Jarreau.

Ha costruito una carriera tra tre continenti, con un piede in Italia, l’altro negli Stati Uniti e il cuore in Brasile. Senza mai prendere fissa dimora, né in una città né in uno stile. Con questo nuovo capitolo del suo percorso discografico ci trasporta in un universo minimalista e raffinato, fatto di ombre, di luci e di grandissime soffuse emozioni come solo Chiara Civello ci sa regalare.

Partiamo da “Eclipse”, con una sonorità molto fresca e al contempo nostalgica di atmosfere che rimandano agli anni ‘60. Come sono nate le canzoni e come lo hai pensato?

«“Eclipse” è nato dalla collaborazione con Marc Collin. L’eclisse è un’ombra nel sole o un sole nell’ombra, è una macchia scura che ha il sapore del vuoto e gli argini infuocati. È la fine di qualcosa e l’inizio di altro. La vita ha tante eclissi, tanti vuoti, e col tempo io ho imparato a lasciarli risuonare… e a farli ballare.»

Ogni disco è un po’ come una prima volta, una nuova sfida.

«“Eclipse” ha realizzato il mio desiderio di fare un album visuale, pittorico, di canzoni cinematiche e suoni in pellicola, in una soggettiva che potesse permettere a chi ascolta di viverle e di vederne la luce, le ombre il chiaroscuro, i controluce. Da lì nasce anche la mia scelta di inserire delle cover legate al cinema Italiano come “Eclisse twist” o “Amore amore amore” e “Quello che conta”. Antonioni, Piccioni, Sordi, Tenco, Salce e Morricone. E così questo mio nuovo ciclo si chiude e i miei vuoti si colorano, cosa che la copertina di Matteo Basilè ha ritratto alla perfezione.»

Cosa differenzia maggiormente quest’ultimo album dai tuoi precedenti lavori?

«Per me ogni album contiene in sé una scoperta, una rinascita, una Chiara nuova, nuove amicizie, nuove sfide, nuovi amori. Quest’ultimo si apre all’idea che le canzoni arrivano, non solo con melodia, musica e testo, ma anche con la loro luce, la penombra, i controluce e i chiaroscuri. Abbiamo dipinto dei quadri, colorato gli spazi, spento la luce, acceso la luna.»

Cosa pensi di questo grande fermento musicale a cui stiamo assistendo in Italia, che si muove su piani paralleli rispetto ai classici canali mainstream. Artisti e autori come Dimartino, Colapesce, Iosonouncane o Giovanni Truppi, che, pur non passando sistematicamente in radio o tivù, hanno un seguito fedelissimo e registrano sold-out a ogni concerto.

«Li adoro! Con Dimartino ho scritto “Cuore in tasca” e spero di scrivere ancora con lui. Siamo amici, così come con Giovanni Truppi. Penso che i piani paralleli siano sempre più interessanti rispetto a quelli mainstream: sono i piani di chi cammina al proprio passo, scegliendo la propria strada e i propri tempi. Chi si muove al passo mainstream, in realtà non si muove.»

Hai vissuto e lavorato in diversi luoghi. Dove stai trascorrendo questo particolare momento? Appartieni anche tu a quella categoria di persone che sta rivalutando il tempo che abbiamo a disposizione?

«Sono in Brasile. Ora posso volare da ferma, con la musica. Penso che questo buio fuori porterà molta luce dentro di noi. È il momento di aprire le bottiglie buone.»

In quale luogo ti senti più a casa? Dove sono i tuoi affetti e le tue piccole abitudini quotidiane più significative?

«Casa è dove sta il cuore. La cosa più importante è abitare sé stessi, conoscersi, il resto si modifica sempre. Non è sempre facile ma ormai mi sono abituata così. Ho tante nostalgie sparse.»

Che musica ascolta Chiara Civello? C’è una canzone che ti lega a un ricordo particolare?

«Al momento sto imparando a suonare il surdo, il pandeiro e ascolto molta musica africana, samba de raiz. Una canzone che mi piace molto è “Il bene” di Francesco Bianconi.»

Mi auguro, nel prossimo futuro, di riuscire presto a vedere una tua esibizione dal vivo e poter parlare nuovamente di un’artista della caratura di Chiara Civello. Tu invece cosa ti auguri?

«Ti ringrazio molto! Io mi auguro che il mondo possa tornare a respirare meglio.»

 

Ginevra Baldassari

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