BEPPE CARLETTI, SEMPRE NOMADI!

Di Gino Morabito

«Giornata sotto il segno dei Nomadi!» avviando la conversazione con Beppe Carletti. L’appuntamento è fissato per le nove di mattina in punto: da una parte la mia inflessione orgogliosamente belpassese, dall’altra quella parlata di Novi di Modena, che suona amichevole e verace.

Con la semplicità tipica dei grandi e un’irrefrenabile passione per la vita, racconta il mito di un gruppo che ha segnato e continua a segnare la storia della musica italiana.

In quest’anno così complicato per gli eventi, la musica non si ferma. Neanche i Nomadi, fra i primi ad annunciare i live estivi a sostegno dei lavoratori che li accompagnano nello spettacolo e a favore del pubblico che li segue da più di cinquant’anni.

«Già in tempi non sospetti, sono stato il primo a dire che bisognava ricominciare per aiutare i tecnici in primis, poi per il pubblico che ha bisogno di musica dal vivo e non in streaming, così poco gratificante soprattutto per noi artisti. La musica non si ferma, deve andare avanti. E i Nomadi, nel solo mese di agosto, hanno annunciato dieci concerti!»

Il pubblico dei Nomadi è parte attiva della formazione della band. Un pubblico che apprezza la serietà professionale, l’onestà, la coerenza, l’umiltà di artisti che non hanno segreti, quanto piuttosto la fortuna di vivere della loro più grande passione.

«I sorrisi, gli applausi, quella voglia di cantare sotto il palco… il pubblico è il settimo nomade! Sostenitori affezionatissimi che non ci hanno mai abbandonato, dandocene continua dimostrazione anche in momenti tragici della nostra storia. È solo grazie al pubblico se siamo riusciti ad andare avanti!»

 

Sul palco Beppe Carletti e i suoi in una cavalcata lunga una trentina di canzoni, in piazze da tutto esaurito. Le dediche e i cavalli di battaglia risuonano di musica vera, alla vecchia maniera.

«Da sempre, quando scegliamo una canzone, lo facciamo pensando che la gente debba riuscire a cantarla, emozionandosi. Quando intoniamo un brano e le persone proseguono nel canto, è qualcosa di stupendo: vuol dire che hai colpito nel segno! Sei andato dritto al cuore del pubblico, che non è un semplice spettatore, ma fa parte integrante del concerto.»

Ai concerti dei Nomadi, non solo lo zoccolo duro degli storici sostenitori, ma un numero sempre crescente di ragazzi che si appassionano a testi di stringente attualità.

«Anche se pubblicate quaranta o cinquanta anni fa, le canzoni dei Nomadi hanno testi tremendamente attuali. Prendi, ad esempio, “Dio è morto”, sembra scritto ieri… o ancora “Noi non ci saremo” o la stessa “Io vagabondo”, che non può essere considerata una canzonetta, ma una canzone con tutta la pregnanza di questo termine.»

 

Oggi è cambiato radicalmente il modo di socializzare, manifestare i propri gusti, comunicare il proprio pensiero. Talvolta l’utilizzo dei social diventa scriteriato e fa paura.

«Parto dalla considerazione che, se potessi, vorrei tornare come prima. Con l’avvento dei social, ci siamo integrati in un mondo che, per certi aspetti, mi fa paura. Mi fa paura la gratuità con cui molti ragazzi, nascondendosi dietro una tastiera, offendono, calunniano, condannano, bullizzano, inducono altri loro coetanei a compiere dei gesti inconsulti. Mi fa paura pensare che poi questi ragazzi cresceranno e diventeranno uomini; uomini venuti su con quelle convinzioni errate, abituati all’uso peggiore della libertà.»

Beppe Carletti, classe ‘46, è cresciuto con i valori del secondo dopoguerra italiano.

«Ai miei tempi sentivi la miseria nell’aria. A tavola, però, il pane non è mai mancato. Soprattutto, in quella condizione di miseria, si respirava una fratellanza incredibile fra le persone; ci si divertiva con poco, c’era tanta voglia di stare insieme. Nasco nel 1946, in pieno dopoguerra, e sono passati degli anni prima che ci si potesse risollevare dalle macerie. Sono cresciuto in un periodo che mi ha permesso di vedere il rifiorire della vita e quelle sensazioni, quei valori, fondati sul rispetto reciproco e sul volersi bene, ho cercato di trasmetterli ai miei figli.»

Sicuramente, uno a cui ha voluto molto bene è Augusto Daolio, personalità carismatica che ci ha lasciato una significativa eredità umana e artistica.

«Con Augusto vivevamo nello stesso paese, siamo cresciuti insieme e diventati uomini sul palco. Aver trascorso trent’anni di vita uno di fianco all’altro, inevitabilmente, ci ha fatto affezionare. L’unico rammarico è che se n’è andato via troppo presto. Mai un litigio, né l’ombra della cattiveria e della gelosia. In modo del tutto naturale, ognuno di noi si era ritagliato il proprio ruolo; ci intendevamo a meraviglia, sapendo fin dove poterci spingere. Abbiamo avuto un rapporto davvero invidiabile, sia sul piano professionale, sia su quello umano. Auguro a tutti di riuscire a trovare un compagno di viaggio come Augusto.»

L’augurio, invece, da rivolgere ai Nostri è per mille anni il suono delle idee.

«I Nomadi portano avanti le loro idee da sempre, non ci siamo mai smentiti! Poi mettiamo le nostre idee in musica, per mille anni ancora. È l’augurio che mi fece mia figlia, in occasione di un compleanno di qualche anno fa. Mi disse: “Papà, ancora mille anni nel cuore e nell’anima!”. È una frase di buon auspicio, qualcosa che è destinato a non morire.»

Beppe Carletti e i suoi eterni ragazzi continuano a cantare la vita. Per me e per Laura, per Nino e Carmela, Francesco e Daniela… Per quanti a migliaia intoniamo tutti i pezzi a squarciagola. E, se a distanza di quasi sessant’anni la loro musica vagabonda riesce ancora ad infiammare i cuori sotto il palco, un motivo ci sarà. Sempre Nomadi!

www.musicaintorno.it

PDFStampa

Related posts