AHAM, L’ETERNO PRESENTE DI CORRADO RUSTICI

corrado-rustici01_musicaintornoRicerca, riflessione, sperimentazione.

Queste sono le caratteristiche di Aham (letteralmente “Io sono”, in sanscrito), un progetto discografico che arriva a distanza di anni dall’ultimo album da solista in studio di Corrado Rustici e che pone al centro di tutto la chitarra come unica fonte sonora. Emblema di una continua ricerca incentrata su dove la musica possa arrivare…

… “Aham” riesce ad esprimere la profondità dell’essenza di Corrado, come persona e musicista. 9 brani in cui Corrado Rustici racchiude il suo concetto di musica “Transmoderna”, integrando diversi stili musicali in un unico contenitore che include e trascende le proprie radici.

Aham segna per il panorama musicale un eccezionale ritorno alla composizione del Rustici musicista, a dieci anni da Deconstruction of a Post Modern Musician. Sappiamo che si tratta di una gestazione misurabile in almeno sei lunghi anni. Probabilmente qualcosa ti ha riavvicinato all’esigenza di scrivere in prima persona. Ci racconti cosa è successo e che valore ha il tempo sulla creazione di un’opera?

«Nella vita di ogni persona si alternano periodi creativi a periodi “fattivi”. Qualche anno fa decisi di prendermi una pausa dal lavoro di produttore, per concentrarmi sulla composizione. Essendo libero da pressioni di mercato, ho avuto la fortuna di potermi dedicare – per diversi anni – alla ricerca di memi sonori diversi da quelli che erano già parte del mio passato musicale. Nonostante il Postmoderno voglia farci credere che il copia e incolla sonoro ed il sentito dire musicale, ai quali siamo soggetti quotidianamente, siano artisticamente rilevanti, nel bene o nel male, non c’è altra strada, tranne lo studio e la ricerca di nuovi vocaboli, per poter costruire un artefatto “musicalmente” valido… Ambedue cose richiedono tempo ed il coraggio di potere accettare una possibile sconfitta artistica…»

Per fortuna qualcuno se ne accorge. Questa tua quarta firma da solista ha, infatti, trovato immediata attenzione di media e fan. Noi scopriamo in cambio il regalo di un tour partito da Napoli, la tua città di nascita. Dobbiamo aspettarci un rendez-vous con le origini dal palco?

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«È la prima volta, in 40 anni, che faccio un tour come solista in Italia. Sono molto felice di poter condividere questo lavoro con il pubblico italiano, e particolarmente contento che il battesimo del tour sia avvenuto a Napoli.»

Corrado, la tua è una carriera interamente volta alla sperimentazione e alla produzione di artisti e lavori di straordinario successo. Quanto è importante per raggiungere un traguardo la formazione musicale? Quanto rinnovare una identità, guardare avanti?

«Come dicevo prima, non può esserci un traguardo durevole e rilevante, senza prestare attenzione allo studio. Studio inteso non come fine a sé stesso, ma come modo più sicuro e veloce, per integrare nuovi concetti e nuovi orizzonti artistici nell’immenso spazio della nostra immaginazione, e nel quale può scoppiare un vero Big Bang d’idee. Il rinnovo può avvenire solo nell’ignoto, nell’eterno presente, nel quale vive il potenziale seme di ciò che ancora non conosciamo… In questo presente, possiamo guardare solo dentro noi stessi e di conseguenza avanti verso un altro attimo di un presente futuro.»

corrado-rustici02_musicaintornoAvevamo intuito, in questo senso, l’inconsistenza del significato di bivio per te. Tanto è vero che in una scelta tra due o più direzioni ti abbiamo sempre visto percorrerle tutte, magari in tempi differenti: le esperienze progressive coi Cervello e i Nova, le collaborazioni inglesi e la conquista dell’America, le grandi produzioni live in Italia, la composizione da solista.

In che maniera possiamo misurare questa tua visione a 360°?

«Forse, l’unico modo in cui posso rispondere a questa domanda è che – sin da bambino – non ho mai immaginato che ci fossero limiti a ciò che potevo imparare e questo – forse – mi ha dato la possibilità di sentirmi bene, in situazioni che richiedevano al mio fare, diversi approcci e discipline.»

Nonostante tu sia il mago indiscusso per le carriere di diversi talenti italiani, Zucchero su tutti, apprendiamo da tue dichiarazioni che la musica del Belpaese non è mai stata un tuo punto di riferimento e, non a caso, ti raccontiamo più strettamente legato agli universi anglosassone e americano. A quale realtà, dunque, si sente di appartenere maggiormente Corrado Rustici?

«Mi sento molto fortunato di essere nato in Italia e di avere imparato il mestiere di musicista all’estero. Musicalmente mi sento libero dai vincoli di qualunque cultura e sono profondamente grato per tutte le esperienze che questo mio esistere mi ha regalato.»

Ad As dark bleeds light tocca aprire il sipario del tuo nuovo album. Precisamente ad un suono spetta iniziare: una corda, una nota ripetuta in un’eco, in un rimbalzo che ci proietta in una dimensione indefinita e rarefatta: magnifico! Quanto è importante l’inizio di qualcosa per te?

corrado-rustici05_musicaintorno«Per me, non c’è un inizio, come non c’è una fine… È un miraggio.

Sono solo concetti che usiamo per dividere, in fette comprensibili per la mente, il tempo/spazio della nostra esistenza. Un’esperienza che cambia drammaticamente ogni sera quando ci addormentiamo, quando il personaggio nel quale ci identifichiamo ed il contesto nel quale gioisce o si danna, sono alcune volte anche totalmente diversi da ciò che abbiamo imparato ad identificare come realtà.

Ciò che per me è importante è il grado di consapevolezza con il quale riesco ad essere presente e con il quale riesco a godere di essere vivo.»

Insomma, la vita è adesso ci dice Baglioni, un altro che contiamo tra le tue produzioni e collaborazioni. A proposito, abbiamo detto di conoscerti proiettato sui risultati speciali del proprio lavoro per altri. Qual è il valore del peso quando si sta dietro le quinte?

«Ogni opera discografica è il risultato del lavoro di un team di persone, le quali prestano il proprio talento ed il proprio know-how per far sì che il risultato finale possa essere artisticamente valido ed economicamente soddisfacente. Nella storia possiamo trovare vari esempi di persone, il cui contributo artistico ha definito la rilevanza e la qualità dell’opera musicale. Un nome fra tanti: George Martin. Nel bene, o nel male, il talento ed il know-how di un team di produzione caratterizzano e definiscono il valore artistico dell’opera a cui partecipano e facendo un reverse-engineering musicale si può risalire agli artefici delle brutture o dei capolavori che ascoltiamo.»

In Aham non fai mistero a riferimenti musicali precisi: rock progressivo, jazz-fusion, musica ambient, pop e musica classica. Riusciamo a scoprirci anche un certo cromatismo mediterraneo e ci piace convincerci che il mare che bagna i versi di Alcove of stars sia quello del sud italia. Ma, soprattutto, ci risulta ben definita la direzione intrapresa incontro alla ricerca di un suono del tutto nuovo, forse mai cercato da altri e che tu definisci Transmoderno. Puoi spiegarci meglio?

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«Questa è una domanda che mi viene rivolta spesso ed alla quale mi piace rispondere in questo modo: La musica transmoderna rappresenta – per me – un approccio artistico che integra e trascende i memi musicali a nostra disposizione. Il Transmoderno richiede, al musicista di oggi e del futuro, l’approfondimento e la ricerca dei princìpi essenziali che animano lo spirito umano e dal quale sorgono idee, immaginazione e creatività. In questa ricerca, non necessariamente limitata solo alle arti, risiede la speranza e la visione di un’umanità tollerante, illimitatamente visionaria e libera dalla paura, che abbiamo, della vita stessa.»

Speriamo. Dove è diretta, pertanto, la vela di Corrado Rustici?

«Verso la conoscenza di ciò che è vero e reale in me.»

 

 

Giuseppe Sanalitro

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