ACQUA E SALE, NELLA VITA DI ENZO LEOMPORRO

Di Paolo Miano

“Acqua e sale. Storie di vita e di musica” (Ianieri Edizioni) è il titolo dell’autobiografia di Enzo Leomporro, componente insieme a Gianni Donzelli degli Audio 2, autori di numerose hit, sia per sé stessi che per altri interpreti.

“Acqua e sale”, come la popolare canzone scritta dallo stesso duo e portata al successo da Mina e Adriano Celentano, ormai divenuta un canone della musica pop del nostro Paese.

C’è un motivo ben preciso per cui l’autore ha scelto questo come titolo per il suo libro.

«L’acqua rappresenta le cose belle della vita, il sale quelle amare. E sono entrambe necessarie perché la vita valga la pena di essere vissuta, altrimenti diventa deprimente. La canzone ebbe una gestazione abbastanza complessa, ci lavorammo tanto per avere una versione che ci convincesse del tutto. Ad esempio, il ritornello finale non è quello della prima stesura. Alla fine però decidemmo di non inserirla nel disco a cui stavamo lavorando perché Gianni non se la sentiva di cantarla. Ma a Massimiliano (Pani, N.d.R.) piaceva moltissimo, quindi la fece sentire, suonata da lui stesso al piano, a Mina e Celentano che stavano preparando il loro primo album insieme. A Mina piacque subito mentre per convincere Celentano occorse un provino con un arrangiamento completo, che poi era quasi quello definitivo. Inizialmente non doveva neanche essere quello il singolo scelto per il lancio del disco, ma evidentemente era una canzone predestinata sin dalla sua stesura.»

L’acqua e il sale rappresentano le alterne vicende della vita dell’autore, talmente rocambolesca da meritarsi di essere immortalata nero su bianco.

«Troppo spesso le persone a cui raccontavo gli episodi romanzeschi della mia vita mi suggerivano di scrivere un libro. Alla fine ci ho creduto davvero e l’ho fatto, anche per l’esigenza artistica di fermare su carta la mia storia e condividerla col pubblico, così come faccio con le canzoni. Ho scritto un libro pop, semplice e per la gente, come se mi stessi raccontando agli amici, almeno così mi ha detto chi lo ha già letto. Un mio caro amico, uno scrittore professionista che stava attraversando un momento molto difficile, mi ha confessato di essere rimasto molto incoraggiato dalla lettura di tutte le vicissitudini che ho dovuto superare nella mia vita. Se anche riuscissi a cambiare i brutti pensieri di una sola persona, sarebbe per me un grande traguardo. In copertina c’è un uomo slanciato verso il cielo e una frusta che rappresenta i colpi che arrivano dalla vita. Lo slancio rappresenta la ripartenza.»

Una vicenda che parte dai quartieri popolari di Napoli per arrivare, dopo alcuni giri tortuosi, al coronamento di un sogno.

«Sono nato al “Bùvere”, ossia al Borgo, un quartiere popolare di Napoli tipo Forcella o Quartieri Spagnoli. Poi mi sono spostato all’Arenaccia, che è un quartiere un po’ più borghese, e sia io che Gianni svolgevamo dei lavori regolari per mantenere le nostre famiglie: io presso una ditta di spedizioni, lui all’Alfa di Pomigliano. Facevamo musica nel tempo libero, finché a trentadue anni abbiamo coronato il sogno di entrare nel mondo del professionismo, appena in tempo con i limiti di età imposti dalle case discografiche. Questo è avvenuto quando Mina ha scelto la nostra canzone “Neve” per un suo album.»

Un episodio così incredibile, che sembra tratto da una sceneggiatura hollywoodiana.

«Da bravi napoletani ci siamo ingegnati. Eravamo appena tornati da Milano, dove avevamo girato senza successo varie case discografiche per proporre i nostri brani, e su Il Mattino si parlava del nuovo disco di Mina che comprendeva un brano di un autore napoletano sconosciuto. Lei ha un debole per i napoletani, dice che siamo nati per la musica. E allora ci siamo detti: ‘Ma quand’è che decidiamo di dare una canzone a Mina?” e Gianni: “Ce l’abbiamo pure, la canzone per lei!” e cominciò a cantare “Neve” imitandone lo stile. Abbiamo realizzato un provino ma non sapevamo l’indirizzo, solo il riferimento che usciva sul disco, la GSU di Lugano. Qualche giorno dopo Gianni andò alla SST, allora azienda telefonica di stato, dove c’erano tutti gli elenchi del telefono e ci trovo l’indirizzo della sede dalla PDU a Milano (etichetta di Mina dal 1967, N.d.R.) ma non quello della GSU a Lugano. Ci trovò anche, però, quello di Massimiliano Pani e così, insieme alle raccomandate che spedivo giornalmente dal mio posto di lavoro, inviai tre cassette, anche alla GSU di Lugano, senza indirizzo. Dopo poco più un mese ricevemmo la telefonata di Mina.»

Nasce quella che è tuttora una delle collaborazioni più consolidate e longeve nell’ambiente musicale italiano.

«Mina è una persona molto disponibile e amichevole, ma i nostri rapporti sono sempre rimasti sul piano professionale. Con Massimiliano invece abbiamo stretto un rapporto vero di amicizia anche extra-lavorativa ed è a lui che ci rivolgiamo quando vogliamo parlare con lei.»

Il successo non ha mai dato alla testa ad Enzo Leomporro che è rimasto lo stesso ragazzo semplice di sempre.

«Passando dalla scrivania ai riflettori, cambiano le sfide che si devono affrontare e inevitabilmente cambia anche il tuo approccio alla vita. Però fondamentalmente sono rimasto il ragazzo semplice dell’Arenaccia. Mi piace essere disponibile con i fan, soprattutto con quelli disabili, dal momento che ho avuto una figlia sulla sedia a rotelle, che mi ha reso una persona migliore, come racconto nel libro. A lei bastava poco per sorridere ed apprezzare la vita, finché è vissuta, nonostante i rifiuti, gli ostacoli, le rinunce e la fatica tripla che una persona in tali condizioni deve affrontare per vivere. Grazie a lei ho imparato ad apprezzare la bellezza delle piccole cose.»

Si sa, le situazioni difficili portano spesso con sé dei risvolti positivi di cui non potremmo godere altrimenti. Dal buio nasce la luce.

«Dal buio nasce la luce, è vero, ma per me mia figlia è stata sempre e solo luce. I veri momenti bui sono stati altri, la perdita di entrambi i miei genitori quand’ero bambino. Se non sono diventato pazzo è solo grazie al mio fratellino che mi dava motivazione. La mia vita è un romanzo, non ho dovuto inventare niente.»

Anche l’incontro con l’amico e complice Gianni Donzelli, in fin dei conti, è il risvolto fortunato di una vicenda molto triste.

«Gianni è socio ed amico da una vita. Ci conosciamo da quando avevamo quindici anni e, senza di lui, non avrei fatto questo lavoro. Se non avessi perso, nell’arco di quattro anni, i miei genitori e successivamente mio nonno che mi aveva adottato, non mi sarei trasferito nel quartiere dell’Arenaccia e non lo avrei conosciuto, lì nello stesso condominio dove abitavo. Vedi com’è la vita? Com’è acqua e com’è sale? Ormai praticamente Gianni è un fratello e, se artisticamente dopo tanto tempo siamo ancora in essere, un motivo ci sarà.»

La carriera di Enzo Leomporro non si ferma qui e la sua autobiografia è solo un momento di bilanci per rilanciare verso un futuro sempre più brillante.

«Musicalmente parlando andrò avanti con gli Audio 2, ma spero anche di raccogliere molte altre soddisfazioni personali. Adesso vorrei tanta, tanta acqua per bilanciare tutto quel sale che ho dovuto mandar giù.»

www.musicaintorno.it

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