Minigonna, capelli turchini e grinta inossidabile.
Nostra Signora del Rock tiene botta come quando cantava all’Italia che non era “una signora ma una per cui la guerra non è mai finita”. Ed è ancora così.
In assetto da rivoluzionaria armata della propria voce, Loredana Bertè sfida il tempo e grida libertà.
Libertà di pensiero e di espressione per una personalità artistica, il cui nome incarna da sempre trasgressione e verità:
«A me la museruola non l’ha mai messa nessuno! Le “canto” a chi non rispetta la libertà e i diritti altrui.»
Il palco è la sua valvola di sfogo e, quando i riflettori illuminano la scena, Loredana canta. E ci mette l’anima. Continua a raccontare una storia che non si è mai interrotta, quella buona novella in musica che ha segnato il Paese, urlando in faccia al mondo: “W la liberté!”.
Donna e artista di Bagnara Calabra, che rapporto hai con il “nostro” Sud? Credi che si possa ancora riuscire a trovare il proprio posto nel mondo?
«In realtà, sono nata a Bagnara Calabra ma ho vissuto in tanti luoghi diversi: l’infanzia e l’adolescenza nelle Marche, la prima giovinezza a Roma e poi la maggior parte della mia vita a Milano, con una parentesi di sei anni in Svezia. Diciamo che ho viaggiato moltissimo, mi sento senza radici, molto internazionale. Al di là del luogo di nascita, ognuno può trovare il proprio posto nel mondo a seconda delle sue aspirazioni e dei suoi sogni.»
Nel Sud, torni in Sicilia con una data palermitana che, per “la regina del rock italiano”, si preannuncia già come l’evento da non perdere. Una carica di energia che detonerà anche sul palco della terra del Gattopardo?
«Il palco è la mia valvola di sfogo! Il mio è uno show molto curato, dalla scaletta ai video, alle luci… Spero si veda e si senta che ci metto l’anima.»
Un nome, il tuo, che incarna il concetto di trasgressione nell’arte; un nome che fa rima con parresìa. A chi le “canteresti” oggi?
«Non a caso ho intitolato il mio album “Liberté”. Ognuno deve sentirsi libero di essere sé stesso. A me la museruola non l’ha mai messa nessuno! Le “canto” a chi non rispetta la libertà e i diritti altrui.»
Qual è per te il significato profondo di “essere artista”?
«L’artista vero ha l’urgenza di esprimersi, di comunicare quello che ha dentro. Non si fa l’artista, lo si è e basta!»
Loredana Bertè, interprete tra le più note e poliedriche del panorama musicale italiano. Alla luce di un appiattimento culturale e dell’intolleranza che sta prendendo sempre più il sopravvento sulla pacifica coesistenza delle persone, in che modo credi che la musica possa contribuire a migliorare il mondo?
«La musica può contribuire a cambiare alcuni aspetti ma è la politica che deve avere un passo diverso. Oggi si fa solo propaganda, ma i politici che fine hanno fatto?»
Forte personalità vocale e interpretativa, come declini “liberté” nel tuo vissuto umano e artistico? A quale prezzo?
«Ho sempre difeso e pagato per le mie scelte. Finora ho vissuto da donna libera e continuerò a farlo.»
Nel 1982 hai cantato all’Italia intera che “non eri una signora”. A distanza di quasi quarant’anni, chi è oggi Loredana Bertè?
«Confermo che non sono una signora, il mio modo di pensare non è cambiato. Sono una per la quale la guerra non è mai finita.»
Loredana, cosa ti aspetti da te?
«Un grande peso le aspettative, l’ho cantato anche nella canzone di Sanremo scritta da Curreri/Romitelli e Pulli. Negli ultimi anni ho avuto tantissimo e mi aspetto di non deludere mai nessuna delle persone che credono in me.»
Gino Morabito