JACK SAVORETTI, ON STAGE @ FABRIQUE

Jack Savoretti01_musicaintornoIl concerto di Giovanni Edgar Charles Galletto Savoretti, in arte Jack Savoretti, è stato incredibilmente coinvolgente. L’artista anglo-italiano, classe 1983, si sta confermando sempre di più nella scena musicale internazionale.

Già all’apertura delle porte del Fabrique di Milano l’atmosfera lasciava presagire che genere di concerto sarebbe stato. Un’ordinata fila indiana di persone impazienti, che ingannavano l’attesa canticchiando i brani più noti dell’artista,attente ad evitare i numerosi bagarini, tenendo tra le mani il proprio biglietto. Il biglietto di un concerto è come un piccolo cimelio in fin dei conti. Le aspettative erano alte, e di certo Jack non le ha deluse.

Si parte con la prima birra e fa il suo ingresso Simone Zampieri, “The leading guy”, amico di Jack Savoretti che condivide con lui l’anima folk; il cantautore triestino – voce e chitarra – ha aperto il concerto, incantando il pubblico del Fabrique.

Jack Savoretti02_musicaintornoDopo una brevissima attesa, tra gli applausi della folla, Jack sale sul palco e canta “Sleep no more”, che dà il titolo al suo quinto album. Saluta Milano e, guardando il tappetto di gente davanti al palco, ironizza sul fatto che, dopo aver stabilito le date del tour, aveva realizzato che la data milanese coincideva con la Fashion Week e molti l’avevano avvisato che non ci sarebbe stato nessuno. Il pubblico ride e lo acclama, e via con “We are bound”.

Voce graffiante e assoluta padronanza del palco. Il Fabrique era tutto pieno. È curioso pensare che, giusto tre, quattro anni prima – come ha raccontato lo stesso artista – si esibisse nelle pizzerie proprio qua in Italia; spezza pure una lancia a favore dei musicisti che ci credono realmente e non si arrendono.

Jack Savoretti è arrivato al successo senza i canoni “convenzionali”, senza inseguire la via dei talent. Quando il talento c’è, si vede, e si può anche riuscire. La formazione che lo accompagnava era davvero affiatata: bassista, chitarrista, tastierista e batterista: ognuno di loro proveniente da una parte diversa del mondo. Jack parla della diversità, del cosmopolitismo; dell’importanza di essere comunità, a prescindere dall’appartenenza culturale, dal colore della pelle, dalla religione della nostra famiglia e… intona “Tie me down”, che in origine doveva intitolarsi “Homeless child”. Il pubblico è irretito.

Nel presentare ciascuno dei brani in scaletta, Savoretti regala un po’ di sé. Ironizza sul fatto che tutte le sue canzoni hanno testi nostalgici e malinconici, a dispetto di un’anima felice, e si racconta incapace di comporre pezzi allegri. Regala ai fan anche uno scorcio del suo privato, nelle vesti di un padre amorevole, quando intona la ninnananna dedicata alla figlia, “Lullaby loving” .

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Dal palco, dialoghi brevi ma sinceri hanno creato un rapporto col pubblico coinvolgente e intimo; per il resto ha parlato la musica: la scaletta è volata tra una nota e l’altra. Ha alternato momenti con la band, momenti da solista, e poi nuovamente con la band a chiudere il concerto. Le sue canzoni sono intrise d’amore; della voglia di arrivare dritto al cuore di chi le ascolta.

Ama la vita e l’Italia, Jack Savoretti; è un artista generoso, spontaneo, gran tifoso del Genoa. Cinque album alle spalle e tanta voglia di rivederlo presto. On stage!

 

 

Marco Selvaggio

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