VINICIO CAPOSSELA: TRA POLVERE E OMBRA, RISUONANO LE CANZONI DELLA CUPA

Vinicio Capossela09_musicaintornoVinicio Capossela è un cantautore, poeta, scrittore.

A me piace l’appellativo cantastorie, che poi idealmente è la somma dei tre aggettivi. Un termine che preferisco perché ha in sé quel fascino ancestrale, di cui è permeata la sua produzione, in particolare l’ultimo album Canzoni della Cupa (La Cupa/Warner Music).

Dopo la conclusione della prima tranche di date estive, dedicate a Polvere, il tour è ripartito il 25 febbraio con un ricco calendario di live destinati al secondo capitolo: Ombra.

Per chi non conosce gli esordi e le origini di questo artista, facciamo un rapido ripasso della sua biografia. Vinicio Capossela nasce ad Hannover nel 1965, in una famiglia di migranti originari dell’Irpinia. Il percorso artistico, inizia con il disco All’unaetrentacinquecirca, che vede la luce grazie all’importante supporto di Renzo Fantini suo produttore per l’etichetta discografica CGD East West. (Fantini fu il manager di Francesco Guccini e Paolo Conte).

Con questo album di debutto, nel 1990, Capossela vince la Targa Tenco come migliore opera prima. Seguono Modì nel 1992 e Camera a sud nel 1994 che danno il via ad un cammino artistico prolifico per il cantautore, che inizia a viaggiare non solo in Italia, ma anche all’estero. Un tour che termina con l’importante data sold-out al Theatre de la Ville di Parigi. Nel 1996 la sua strada prende un’ulteriore svolta, con la pubblicazione de Il ballo di San Vito. Un lavoro nel quale la musica di Vinicio Capossela, si arricchisce e si nutre di quelle che lui ama definire “coliche di immaginazione”. Le fanfare macedoni e la chitarra di Marc Ribot, intrecciano i fili di questa tela immaginifica. Giunge un “never ending tour” iniziato nel 1998 e durato 2 anni, periodo necessario per realizzare il primo album dal vivo Liveinvolvo con la collaborazione di Naat Veliov e la Kočani Orkestar.

Vinicio Capossela02_musicaintornoCon Canzoni a manovella, del 2000, l’ispirazione si sposta verso i temi della grande letteratura: da Melville a Céline, Dante, Omero. Nel 2003 esce la raccolta di successi, con il titolo L’indispensabile che contiene anche la famosa cover del brano di Adriano Celentano: Si è spento il sole. Seguono gli album: Ovunque proteggi e Nel niente sotto il sole/grand tour (2006), Da solo (2008), Solo show alive (2009), The story-faced man (2010), Marinai profeti e balene (2011) e Rebetiko gymnastas (2012) prima di arrivare ai giorni nostri con Canzoni della Cupa nel 2016.

Vinicio Capossela ha anche lavorato per il teatro, la radio e il cinema.

È l’ideatore e direttore artistico dello Sponz Fest dal 2013 e ha pubblicato 4 libri, tra cui Il Paese dei Coppoloni (Feltrinelli 2015) da cui è stato realizzato un documentario-viatico prodotto da La Effe con la regia di Stefano Obino, presentato sul grande schermo nel gennaio 2016 e la cui colonna sonora è stata realizzata con l’inserimento di 5 brani inediti, contenuti nell’ultimo album.

Canzoni della Cupa in realtà è un doppio album, uscito il 6 maggio 2016 in contemporanea radio con il brano La padrona mia di cui è stato realizzato anche il video.

Un lavoro che nasce dalla terra, dal bisogno ancestrale dell’anima, dalle tradizioni popolari, dai miti. Un genere che il cantautore abbraccia da sempre, quello popolare folk, che affonda le sue radici, anche nella ciclicità del tempo. Le arie, le storie, il cantato, riportano a tempi andati. Un fascino che rimane intatto e non sembra venir intaccato e oscurato, anche se a veicolarlo sono i moderni media.

Lo stesso Vinicio Capossela in una recente intervista ha dichiarato di non condannare la modernità e la tecnologia, pur restando legato alle tradizioni di un antico musicista viandante. Sostiene anzi, di preferire questi tempi a quel mondo troppo dominato dall’ideologia. È però necessario e importante, lavorare singolarmente sull’architettura strutturale umana, che in passato aveva confini maggiormente delineati.

La Cupa ovvero, l’oscura contrada, è una zona del meridione dove “l’acqua piove sempre (cit.da Scorza di mulo) e dove raramente batte il sole ed è caratterizzata dalla presenza di diverse “creature”; animali che hanno una sacralità e che rappresentano spesso, anche metaforicamente, quelle spaventose presenze che regnano nell’animo umano. Tra i titoli delle Canzoni della Cupa (28 in totale) si trovano anche diverse figure femminili. Femmine, La padrona mia, Franceschina la calitrana, Maddalena la castellana, Pettarossa.

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L’oscuro, comprende anche il tema della morte, con cui, a detta di Capossela, abbiamo perso una naturale “confidenza”. Preferiamo sempre più esorcizzarla, allontanarla, nasconderla, fingere che non esista, piuttosto che “celebrarla”, come sarebbe logico e come è sempre stato nell’abituale costume di epoche remote.

La realizzazione di Canzoni della Cupa ha richiesto “tempi agricoli” prima di vedere la luce (la sua gestazione, infatti, è iniziata nel 2003) ed è doveroso, a mio avviso, dedicare a questo lavoro un attento e accurato ascolto per apprezzare i brani in tutta la loro bellezza. Dopo la prima parte del tour dedicato a Polvere, protagonista dell’estate 2016, tocca al secondo capitolo Ombra, con un calendario ricco di altrettante date live, nei principali teatri italiani.

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I biglietti si possono acquistare su TicketOne e nei circuiti abituali di vendita. Tutte le informazioni sono anche disponibili sul sito ufficiale di Vinicio Capossela: http://www.viniciocapossela.it

 

 

Annalisa Belluco

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