MEZZO SECOLO DI JOVANOTTI. E CHI SE L’ASPETTAVA?

lorezo-jovanotti50-01_musicaintornoClasse 1966 fa mezzo secolo. Non si scappa.

Perché pure per uno che si chiama Jovanotti “il tempo, comunque vadano le cose lui passa”, come cantava una sua canzone.

Ne prendo atto e l’anagrafe ci avrà pure ragione.

Fatto sta che io non riesco a vedere altro che quella faccia di ragazzetto bravo (ma quanto è bello, poi) stampata in bianco e nero sulla copertina della cassetta “Lorenzo 1994”, con quel mitico lato A che suonava “Serenata rap”, “Io ti cercherò” e “Penso positivo”.

Che poi, considerati i circa venticinque anni della mia fedeltà musicale assoluta, il fatto di aver dato il suo nome al mio primo figlio, che la suoneria del mio cellulare è sempre stata una sua canzone (il che può aver anche contribuito al suo recente successo urbi et orbi, fino a qualche tempo fa lo amavamo in pochi intimi), un invito alla sua festa per i cinquant’anni me lo sarei pure aspettato.

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Ipotizzando un’amicizia fraterna (quella che sento di avere con il festeggiato, anche se lui ancora non lo sa), come convocazione al “Jovaparty” di sicuro avrei ricevuto un video su WhatsApp con Lorenzo e il suo bassista-simbiotico Saturnino che cantavano e ballavano “È qui la festa?” mashup con “Un raggio di sole”.

Alla fine, avrebbero ricordato in coro a tutti gli invitati di indossare scarpe con lustrini, un cappello con la visiera spostata di lato (ricordate gli esordi con “La mia moto”?) e il numero 50 tatuato sul palmo della mano come per dire batti fifty e non ci pensare.

Perché alzi la mano (sempre quella tatuata della festa) chi, avendolo visto nel 1989 a Sanremo saltellare accanto a Pippo Baudo, sentendo la sua voce – stonata – cantare i testi (demenziali, diciamolo) dei suoi primi pezzi, avrebbe scommesso una lira su quel ragazzino sbarbato con la esse moscia. Con quel look disordinato “fuori moda” e decisamente troppo sorridente (e chi se lo sarebbe aspettato che avrebbe sorriso per tutta la sua carriera?), aveva tutta l’aria di essere una meteora annunciata.

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Io, per prima, lo amavo in segreto pur sapendo che non sarebbe durata. Ricordo un pomeriggio della mia adolescenza, quando mio padre mi fece cambiare stazione radio perché era in onda una canzone di quel cantante, “come si chiama, jovanottino, insomma non mi piace”, in cui si sentiva chiaramente la frase “fare l’amore” o una roba simile. Io, però, lo sapevo che lui faceva sul serio e che un giorno sarebbe piaciuto anche a mio padre (che ora si segue pure la sua pagina Facebook, mai lasciarsi ingannare dalle prime impressioni).

Che poi Lorè alla sua festa non mi ha invitato, e ancora ci penso, in più se prima riuscivo a piazzarmi sotto al palco durante i suoi concerti, adesso devo cercarmi un posticino nel parterre degli stadi di tutta Italia, ghermito di tutti questi “nuovi fans” improvvisamente innamorati di lui.

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Va beh io gli auguri glieli faccio qui, immaginando che la festa che non sia stata ancora fatta. E, intanto, mi controllo le notifiche WhatsApp.

 

 

 

Valentina Chisari

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