UTO’PIANS, ANCORA UNA NOBILE CAUSA PER LA TERZA EDIZIONE

Di Davide Agrò

Giunta alla sua terza edizione, Uto’Pians piano collection vol. III (Blue Spiral Records) ci regala ancora una volta una ricca e variegata rosa di autori uniti nel nobile scopo di donare parte dei profitti al Centre Athenas, un’associazione no profit francese che si occupa della salvaguardia della fauna.

Alla traccia numero uno troviamo il compositore The Hillside Project con The upfloating moon, un sognante e fluttuante brano al pianoforte che, grazie a pochi e semplici accordi, sembra quasi rimanere sospeso in aria. Segue Any, più energico, dal sapore pop, che si consuma tutto d’un fiato in poco più di tre minuti. Più intimistico, caratterizzato da ribattuti nel tema principale, Inside I feel the sun punta su un perfetto gioco di timbriche gravi e acute, in un’altalenante dinamica che riesce ad infittire la carica emotiva.

Sara Watson ci regala una ventata di dolcezza con Dawn, un brano romantico e melodico, che sembra voler ricordare un passato non troppo lontano. Fuori dal coro si posiziona Rise che, dopo una splendida introduzione, si dimostra, oltre che un pregevole pezzo pianistico, anche un’ottima base su cui cantare. Possiamo ascoltare la voce di Lavalu, con risultati decisamente interessanti, a metà fra Bjork e Florence Welch. Veloci corrono le note su Firefly, composte e mai sgraziate, in un leggero crescendo dalle sapienti mani della pianista e compositrice Melissa Parmenter.

Dal sapore orientaleggiante, Nocturne di Jameson Nsthan Jones è una composizione supportata da pochi e minimali aiuti elettronici ad infittire la trama musicale. Alla traccia numero otto troviamo la sfarzosa The sky above, vibrante e sognante. Impossibile non rimanere invischiati nel suo fraseggio dove le note, leggerissime, non sembrano nemmeno suonate ma accarezzate. Melodia semplice e orecchiabile contraddistingue Wandering, un brano di poco più di un minuto e mezzo, che è quasi una ninnananna. Giocoso e malinconico è Piano trio, dove possiamo distinguere anche un piano toys intrecciarsi con le note al canto, delineando un sound da vero e proprio carillon d’altri tempi.

Drammatico e intenso, dalla fitta trama armonica, Sailing stones dell’autore tedesco Lennart Altgenug. Segue il più breve e semplice Kin, un brano leggerissimo composto da un unico tema ripetuto a ottave differenti. Altra sorpresa cantata è Noises di Ludoviso Nisi che, assieme al pianoforte, si fa accompagnare anche da un ensamble d’archi in un brano ricco di pathos che spezza l’ascolto di un disco quasi del tutto strumentale. Stupendo, Prèlude di Sacha Menny che, nello stesso brano, riesce ad inserire tecnica, melodia e un superbo suono di pianoforte.

Romantico, mai sdolcinato, Heroes di Tal Babitzky, compositore lituano dalla lunga carriera musicale, con un tema tanto semplice quanto efficace. A chiudere il disco Cime di Antan, lento e drammatico, dove troviamo anche altri strumenti fare capolino sull’armonia del pianoforte come comparse sonore impercettibili.

Filo conduttore del terzo capitolo di Uto’Pians ovviamente il pianoforte, protagonista indiscusso in un disco che non disdegna le contaminazioni sonore come l’uso dell’elettronica e della voce, in una danza dove nessuno prevarica l’altro, ma lo accresce e lo completa. A tratti minimale e intimistico, riserva alcuni brani di respiro più ampio per un risultato mai monotono, che serve a tenere incollati all’ascolto ad ogni cambio traccia.

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