SIMONE LO PORTO – UN VIAGGIO NEL MAGICO

simone-lo-porto1_musicaintorno“Un viaggio nel magico” è il secondo lavoro del cantautore siciliano Simone Lo Porto.

Uscito per l’etichetta Vrec/Audioglobe lo scorso 21 ottobre è stato coprodotto dal virtuoso chitarrista etneo Luca Galeano.

 “Un viaggio nel magico” è un vero e proprio percorso, raccontato canzone per canzone, dell’esperienza sudamericana del cantautore italiano:

dalla partenza predetta da una cartomante, passando poi per Venezuela, Brasile, Perù, Bolivia, Cile, Ecuador, Argentina, Paraguay e infine Colombia, attraverso storie, incontri passionali, paesaggi e molto altro.

Il disco si apre con “Il bacio del colibrì” che dà inizio a questo viaggio nel magico. Un brano scorrevole e delicato. Molto eleganti i fiati. Sin dall’inizio suggerisco di ascoltare il disco a occhi chiusi, per iniziare il viaggio ripercorrendo tutte le immagini richiamate dal cantautore, poiché “all’evidenza delle cose non si può essere insensibili” come ci suggerisce Lo Porto e come riporto io stesso ripensando alla bellezza del brano.

A seguire “Per chi crede”, un brano giocoso che ci richiama Adamo ed Eva, e il giardino proibito. A tratti vien quasi voglia di danzare.

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La terza traccia è “Garibaldi”: si apre con un arpeggio di chitarra accompagnato da una calda voce a tratti nostalgica. Siamo nel sud del Brasile con Garibaldi dei due mondi e Anita. Bello pure l’inserimento del piano nella seconda parte del brano, calza a pennello.

“Tudo Mudarà”, di influenza nettamente più reggae, spezza l’atmosfera creata dal precedente.

“Fiamma su fiamma” arriva dalla riflessione che Simone Lo Porto ha fatto su personaggi leggendari che usarono differenti modi di resistere, come ad esempio l’astuzia e l’inganno, la non violenza o il digiuno. “Resisterò, fuoco sarò, fiamma su fiamma”. È un brano decisamente fluido. Molto bello l’intreccio delle chitarre.

“Bela Mirela” è un brano scritto in portoghese, probabilmente imparato e padroneggiato dal cantautore durante i suoi viaggi. Una lingua molto poetica e calda che si sposa benissimo con l’atmosfera del brano.

“L’immagine di te” parte più velocemente rispetto ai precedenti. Narra di un’immagine riflessa in uno stagno, al quale Lo Porto ricollega diversi ricordi ed esperienze da proteggere.

“Tango Matematico”, come suggerisce il titolo stesso, è un brano che è stato scritto in seguito allo stupore dell’artista nel vedere due ballerini di tango danzare, nonostante la fine della musica, con un tempo impeccabile. Descrive in maniera vivace l’episodio avvenuto in un quartiere di Buenos Aires.

“Noir” appare sin da subito una traccia malinconica, probabilmente l’uso della lingua francese aiuta molto a creare questo mood “noir”, che si apre con l’ingresso della batteria dopo il primo minuto. Uno dei brani più intriganti del disco. L’utilizzo della fisarmonica è azzeccato.

“Tierra buena”, il penultimo brano, scritto in lingua spagnola, non è altro che una musica che sembra derivare da una poesia del 1500 trovata a Bogotà nel centro culturale Gabriel Garcia Marquez.

“La fine è il mio inizio” chiude il viaggio nel magico, nonostante sia una storia infinita. La voce esce allo scoperto più nuda e vera che mai, accompagnata solo da poche note. È il brano più intimo del disco. Tenete gli occhi chiusi e premete nuovamente play una volta finita, merita il bis subito.

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Quando un siciliano, che porta con un sé una terra stupenda, inizia a viaggiare in giro per il mondo, può riuscire a creare un album meraviglioso.

Un viaggio fisico e metafisico. Un viaggio musicale nel magico, per dirla con le parole di Simone Lo Porto.

 

 

Marco Selvaggio

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