“QUANTUM PORN”, ALTERNATIVE-INDIE MADE IN BERLIN

The Somnambulist 01_musicaintorno“Quantum porn” è il nuovo lavoro di Marco Bianciardi & company, alias The Somnambulist.

Prima di ascoltare quest’album va fatta una premessa: non si sta parlando di musica adatta a tutti, qui la contaminazione di una città come Berlino è ben presente.

Chi – come me – ha avuto modo di visitare questa bellissima città, sa che la scena alternativa-indie, o come la vogliamo chiamare, è molto attiva, grazie a gruppi che hanno la voglia e il coraggio di dar voce ai propri pensieri e alla propria forma d’arte. Ovviamente il contesto aiuta molto e sicuramente ha ispirato nel profondo i Somnambulist, con i loro sedici pezzi.

Si parte con “Transverberate”, un po’ stile Muse di almeno un decennio fa, spesso psichedelica; “Deeply unetterable & unimpressed” si distingue, invece, per una base di musica più leggera e orecchiabile, quasi in contrasto con un’interpretazione vocale più elaborata. A seguire “The unmanned song”, con il suo arpeggio di chitarra che le da un tocco quasi ambient, e “Unbegotten”, brano easy catching e dalle tonalità piacevoli. Per spezzare l’alto livello intellettuale raggiunto fino ad ora, ecco “The grand anthem of the unnoble nation of …”: un sipario strumentale astratto, tutto sommato mai banale. Eccoci così giungere a “Goddamnland”, song originale, più canzonatoria e dal mood allegro sostenuto da una voce che ammicca ai toni soul; “The slowing clock” è un altro brano con una melodia non troppo complessa, ma con un cantato decisamente particolare e un finale rock, brano energico e adatto a sessioni live. Una delle canzoni più singolari di “Quantum porn” è senza ombra di dubbio “Ronald Stark”: suonata con il ritmo di un orologio, al terzo minuto si modifica e diventa un pezzo più vivace, una bella scoperta.

The Somnambulist 02_musicaintornoCon “Resume where God has stopped” l’atmosfera si scalda, sfiorando un sound a tratti gitano; è un qualcosa di inaspettato, che ti coglie alla sprovvista, rimanendo sempre coerente con lo stile della band. Per riprendere nuovamente il fiato, ecco “Scurf”, breve stacco ad alto ritmo che anticipa “A ten thousand miles long suicide note”, uno  dei pezzi migliori del disco, grazie a una melodia un po’ blues; giri di chitarra ben studiati e inseriti, ottimi per dare un tocco più melodico a un lavoro che si protrae per lunga durata.

“Sundrum ln” è triste, malinconica; solo dopo il quinto minuto troviamo qualche arpeggio degno di nota, ma non è un pezzo che rappresenti al meglio la band, sebbene abbia un suo spessore; “Ultramarine blues” è intensa, in stile Pink Floyd. Peccato che sia piuttosto stringata! Attraverso “The science of hidden purpose”, la band torna al suo lato più complesso e psichedelico, mostrando la vera essenza dell’alternative più elaborato e contaminato. “Revolution in yr tongue” è un altro siparietto prima della conclusione dell’album che avviene con “Green Ice”, intrisa dalla sua melodia soffusa e sognante, strana e non superficiale; direi adatta a chiudere questa fatica compositiva.

Volendo dare un’opinione sincera e svincolata dal mio gusto personale, ho trovato “Quantum porn” bello e ricco di spunti interessanti, ma comunque a volte pesante e prolisso nella durata. Il talento è indiscutibile, anche perché è difficile fare questo genere e risultare attrattivi a un grande pubblico, come sostenevo inizialmente. I Somnambulist sanno fare il loro mestiere con dedizione e capacità lodevoli; tuttavia, per arrivare un po’ più in là, bisogna anche adattarsi a suonare in modo meno criptico, se vogliamo più “facile”, pur trattando gli stessi argomenti e senza cambiare il proprio essere.

 

 

Silvia C.

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