MORFINA, GEMME ARTISTICHE DELLA PASSIONALE CREATIVITÀ DI RUDY MARRA

Di Giandomenico Morabito

Rudy Marra & the M.o.b. ritorna nella scena musicale italiana con Morfina (per Viceversa Records). Il termine non solo richiama un libro di Bulgakov, ma anche la famosa band bostoniana Morphine, di cui Dana Colley è stato grande sassofonista. Infatti, è proprio il suono del sassofono a caratterizzare queste composizioni.

Sto perdendo tempo si qualifica come episodio allegro, in cui il cantato di Marra si svela in una testualità bizzarra. Oggi sto guasto è una track che conferma l’abilità di Colley nel confezionare un ottimo sound a la Morphine. Su e giù è l’ennesimo dato di fatto che conferma Marra grande interprete della band bostoniana, sviscerando le vicende di un bohemien immaginario.

Corde riprende la narrazione musicale di Mark Sandman (il cantante e bassista dei Morphine, morto anni fa) & soci in un impeto stilistico trascinante. Fino a quando? è un altro brano, che vuole rileggere gli stilemi blue bostoniani con dei versi decadenti. Di mercoledì è nuovamente pura free experience di adattamento senza che si scada nella didascalia. Tra l’altro la voce di Marra esprime parole in assoluta libertà in versione borderline, come l’ascoltatore datato potrebbe esigere. Amore sexy lascia impennare l’inflessione sick dell’album, creando un tutt’uno morboso.

La finardiana Diesel suggella un approccio originalissimo di questo combo, che vuole dare nobiltà al diverso, stavolta nella cornice italiana. Voglio lavoro è semplice allegria in note con un’estrinsecazione di scenari ancora provinciali strettamente tricolore. Sei un artista tu? si delinea in un’espressività, che fa della stranezza il suo Dna. Siamo nei dintorni della follia esplicita senza che vi sia una patetica ostentazione.

La floydiana Obscured by clouds è molto colorita, così profusa dall’amalgama dell’intera band col sassofono, osservando una visione aperta. Mark e Sabine assume – come costante di questo cd – le similarità di un life style in cui emerge un’identità off. Nonostante me varia le geometrie, essendo una canzone più dimessa e riflessiva. Infine, Filare de tabbaccu sciorina una ludica coralità, segnata dall’uso del dialetto galatinese per regalarci un’ultima gemma di passionale creatività.

Disco piuttosto versatile e vivamente consigliato a quei fruitori musicali, che fanno della strangeitude il loro imperativo categorico di scelta artistica.

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